La tragedia è avvenuta intorno alle 6.30 nel parcheggio di un supermercato a La Loggia, in provincia di Torino. Il lavoratore, di 49 anni, proveniva da Lodi. Inutili i tentativi di rianimarlo all’arrivo dei soccorsi
- Il 30 agosto, un’altra vittima si è aggiunta alla lunga lista delle morti bianche. Un autista di un tir, di 49 anni, è morto schiacciato dal proprio mezzo mentre scaricava la merce destinata a un supermercato.
- Da gennaio a giugno del 2021 gli infortuni sul lavoro con esito mortale sono stati 538, lo 0,5 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Tuttavia, l’Inail puntualizza che i dati del primo quadrimestre sugli infortuni sul lavoro sono «fortemente influenzati dal Covid-19»
- Il 3 maggio scorso l’Italia si è scoperta improvvisamente indignata dopo la morte di Luana D’Orazio, 22enne, morta mentre lavorava in una fabbrica tessile a Oste di Montemurlo, in provincia di Prato. La sua morte è diventato un «caso». Da allora la strage degli operai non si è fermata.
Non si fermano le morti sul lavoro. Oggi, 30 agosto, l’autista di un tir è morto schiacciato dal proprio veicolo mentre stava scaricando la merce da trasferire sugli scaffali del supermercato Gigante a La Loggia, in provincia di Torino. La tragedia è avvenuta intorno alle 6.30. Il lavoratore, di 49 anni, proveniva da Lodi. Secondo una prima ricostruzione, l’autista non avrebbe inserito il freno a mano e il mezzo pesante lo avrebbe travolto su una strada in leggera pendenza.
All’arrivo dell’ambulanza del 118 sul posto, le condizioni dell’uomo sono apparse subito disperate e sono stati inutili i tentativi di rianimarlo.
Le cause dell’incidente sono in corso di accertamento da parte dei carabinieri e dei tecnici del Servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (Spresal) della Asl Torino 5.
Ogni giorno una nuova vittima
Da gennaio a giugno del 2021 gli infortuni sul lavoro con esito mortale sono stati 538, con una media, secondo i dati Inail, di 2 morti al giorno. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno i morti sul lavoro sono aumentati dello 0,5 per cento, nell’intero 2020, erano stati 799.
In lieve calo, invece, è stato il numero di denunce presentate, 171.870 in quattro mesi, lo 0,3 per cento in meno rispetto all’anno scorso.
L’Inail puntualizza che i dati del primo quadrimestre sugli infortuni sul lavoro sono «fortemente influenzati dal Covid-19», ma l’unico numero realmente gonfiato dall’emergenza da Covid-19 è quello riferito alle infezioni contratte sul posto di lavoro, aumentato del 26,1 per cento rispetto al primo quadrimestre del 2020.
Per il resto, l’aumento di morti sul posto di lavoro è indubbio.
Un caso mediatico
Il 3 maggio scorso l’Italia si è scoperta improvvisamente indignata dopo la morte di Luana D’Orazio, 22enne e mamma di un bambino di 5 anni, morta mentre lavorava in una fabbrica tessile a Oste di Montemurlo, in provincia di Prato, dopo essere rimasta impigliata nel rullo del macchinario a cui stava lavorando. È stata trascinata e risucchiata da un macchinario, forse manomesso, che i colleghi non sono riusciti a fermare in tempo.
La procura di Prato sta conducendo una serie di accertamenti sull’abbigliamento indossato da Luana nel momento della morte, sullo stesso macchinario e sui sistemi di protezione contro gli infortuni.
Si attende invece l’interrogatorio di uno dei due indagati per il reato di omicidio colposo, il responsabile della manutenzione dei macchinari della ditta. Con lui risulta indagata anche la titolare dell'impresa tessile nella quale la giovane era impiegata da un anno e dove ha perso la vita.
Il caso di D’Orazio ha ricevuto una grande attenzione da parte dei media. E forse, proprio per questo, i morti sul lavoro dopo di lei, sono stati segnalati tutti. Solo a maggio se ne contano 16.
Ieri, in 24 ore, ne sono morti altri tre. Sei dal 1° giugno, in cinque giorni. Una media di più di un morto al giorno. Eppure, quelli morti fino al 31 aprile sono stati 306. Molti dei quali, senza un nome, almeno per la stampa, che ne riporta molti meno. Il caso di D’Orazio, quindi, ha reso ciò che prima passava inosservato, visibile, tangibile, dando voce anche ai sindacati che da oltre un anno chiedono un intervento per aumentare la sicurezza sul posto di lavoro.
Morire per lavoro
Alfonso Cassese, di Piedimonte Matese, aveva 54 anni ed era un tecnico dell’Enel. È morto il 2 gennaio 2021, a Pietramelara, nel Casertano, mentre riparava un guasto a una linea elettrica in contrada Parata. Secondo quanto accertato dai vigili del fuoco e dai carabinieri, a uccidere il lavoratore è stata un’improvvisa scarica ad alto voltaggio, generata da uno sbalzo di tensione avvenuto mentre Cassese stava lavorando su un palo dell'elettricità.
Era sposato e aveva due figli, è stato soccorso dai sanitari del 118, chiamati dai residenti, ma non c’è stato nulla da fare. I carabinieri della locale stazione e della Compagnia di Capua hanno sequestrato l’area e avviato le indagini per accertare le cause della morte.
Pasquale Barra, operaio di 55 anni, originario di Afragola, in provincia di Napoli, è morto il 7 gennaio scorso, nei pressi della stazione ferroviaria di Jesi, in provincia di Ancona. Secondo una prima ricostruzione, Barra si trovava vicino al binario 4, forse chino mentre lavorava, quando è stato travolto da un escavatore su rotaie. Il mezzo era condotto da un altro addetto della stessa ditta della vittima, che non si è accorto della presenza del collega a pochi metri, forse a causa dell’altezza della cabina di guida.
Lavoravano entrambi per la ditta Centro Meridionale costruzioni di Casoria (Napoli), che stava eseguendo lavori di restyling nella zona e abbattimento di barriere architettoniche per conto di Rfi.
Il cantiere è stato posto sotto sequestro. Il pm di Ancona, Ruggiero Dicuonzo, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Indagato l’operaio, collega della vittima, che era alla guida del mezzo che ha ucciso Barra.
Antonio Bellissimo, un operaio di 51 anni, è morto il 19 gennaio, in un incidente avvenuto all’interno di una cava a Melicuccio, in provincia di Reggio Calabria. È morto dopo essere stato sbalzato a diversi metri di distanza da dove si trovava mentre lavorava, a seguito dello scoppio di uno pneumatico di un camion. Nonostante i colleghi abbiano allertato subito i soccorsi, non c’è stato nulla da fare. Bellissimo ha lasciato la moglie e i figli. Il pm di turno della Procura di Palmi ha disposto l’esame autoptico sul cadavere del 51enne, nell’ospedale di Locri.
Anche febbraio inizia abbracciando la morte. Salvatore Vetere, di 51 anni, è morto il 1° febbraio, in seguito a un incidente avvenuto in una conceria a Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa. Vetere, originario di Crotone, era titolare di una ditta di termoidraulica di Montopoli in Val d’Arno, incaricata di effettuare un lavoro nella ditta conciaria. L’incidente è accaduto poco prima di mezzogiorno: stava lavorando a un ponteggio quando è caduto da un'altezza di circa tre metri.
Sabri Jaballah, invece, aveva solo 22 anni, quando è morto, il 3 febbraio. Di origine tunisina, lavorava in un’azienda tessile di Montale, in provincia di Pistoia. È stato schiacciato da una pressa. Le cause dell'incidente sono in corso di accertamento.
Pier Luigi Maffei, 66 anni, ha perso la vita il 5 febbraio mentre lavorava come operaio a Stagno, in provincia di Livorno. È morto dopo essere caduto da un solaio, da un’altezza di tre metri, e aver sbattuto violentemente la testa sull’asfalto, mentre stava effettuando dei lavori in un capannone industriale. Un colpo fatale, che hanno reso vani i soccorsi. È poi intervenuta inoltre la polizia per ricostruire la dinamica dell'incidente.
Il 12 febbraio scorso, un operaio edile di 60 anni – di cui non sono state rese note le generalità – era stato trasportato d’urgenza all’ospedale Cannizzaro di Catania dov’è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico a causa di politraumi riportati dopo essere caduto dal tetto di un’abitazione di Ramacca.
Il 60enne era salito lì perché stava lavorando al rifacimento della copertura. È morto tre giorni dopo, il 15 febbraio. In un primo momento l'imprenditore della ditta per la quale l’uomo lavorava aveva sostenuto che l’operaio era caduto casualmente dal tetto di un’abitazione privata di Mineo dove, per conto proprio, stava sistemando un’antenna televisiva, e che la vittima era salita sul tetto solo per dargli una mano a titolo personale.
Le indagini dei carabinieri e le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, però, hanno mostrato un’altra versione dei fatti: la vittima stava lavorando in nero e in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro in un cantiere edile a Ramacca, per il rifacimento di un tetto eseguito dall'impresa del 46enne. Inoltre, i carabinieri hanno accertato che un terzo dipendente della ditta, su precisa indicazione dell'imprenditore, aveva provveduto a lavare le tracce di sangue sul pavimento del cantiere, poi sottoposto a sequestro.
A seguito della scoperta, l’imprenditore è stato denunciato con l’accusa di aver coperto la morte dell’operaio, facendola passare come una caduta accidentale dal tetto di un’abitazione e facendo cancellare le tracce di sangue nel cantiere da un suo dipendente, accusato invece di favoreggiamento personale. Denunciato anche il committente dei lavori, un uomo di 82 anni.
Giuseppe D’Agostino, di 43 anni, originario di Catanzaro e domiciliato in Valle d’Aosta, è precipitato per circa 200 metri nell’orrido di Pré-Saint-Didier, morendo il 13 febbraio. Lavorava per un’impresa edile di Saint-Vincent a cui l’Anas aveva affidato dei lavori sulla strada statale 26. In base a una prima ricostruzione, si sarebbe allontanato dal cantiere e oltrepassato la barriera laterale della strada per espletare un bisogno fisiologico. Sarebbe poi scivolato dal ripido pendio, tra neve, ghiaccio e nebbia.
Il fascicolo è stato affidato al pm Luca Ceccanti, mentre Anas ha avviato un'indagine interna. La procura di Aosta ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti.
Peter Schotzer, di 42 anni, è morto invece il 17 febbraio, schiacciato da un trattore mentre lavorava in un bosco a Vallesina, nel comune di Meltina.
Vincenzo Castellone, operaio di 54 anni, è morto il 22 febbraio, dopo essere precipitato da un’impalcatura a Portici, in provincia di Napoli. L’uomo, dipendente di una ditta di Giugliano che si occupa di ristrutturazioni, stava eseguendo dei lavori sulla facciata esterna di un edificio privato in Via De Lauzieres quando è precipitato.
Giuseppe Laganà, un operaio di 42 anni, di Reggio Calabria è morto l’11 marzo, mentre lavorava alla ristrutturazione esterna del castello du Placanica, per una ditta locale. L’uomo, secondo quanto si è appreso, è stato colpito da una trave che si è staccata all’improvviso. Sul posto sono subito intervenuti i soccorsi, ma l'uomo era già morto. I carabinieri di Placanica hanno avviato le indagini per stabilire le cause dell'incidente e hanno posto sotto sequestro il cantiere.
Antonio Mendicino, 35enne di Cutro, operaio di una ditta che era stata incaricata della riparazione di un tetto nell'azienda Mida, che gestisce il termovalorizzatore di località Passovecchio, è morto il 27 marzo. Mendicino era sul tetto insieme a un collega per un sopralluogo, quando è scivolato precipitando a terra. Inutili i soccorsi del 118 giunti poco dopo. Mendicino lascia la moglie e due bambini.
Francesco Della Corte, un operaio di 53 anni di origine campana, è morto il 16 aprile in un infortunio sul lavoro a Viserba di Rimini. Secondo una prima ricostruzione da parte della polizia, l’uomo sarebbe stato investito da una ruspa in movimento del cantiere stradale. Il 53enne è morto sul colpo.
Flamur Alsela, 50 anni, di origini albanesi, abitava a Chiari in provincia di Brescia ed era caposquadra nel deposito Amazon di Alessandria. È morto qui, il 29 aprile scorso, dopo che una trave all’interno del deposito ha ceduto, investendo sei persone e causando un morto e cinque feriti. Il 12 maggio, a distanza di oltre dieci giorni, un gruppo di consulenti, nominati dalla procura, ha effettuato un sopralluogo nel cantiere, ancora sotto sequestro.
Natalino Albano, gruista di 49 anni, il 29 aprile è precipitato sulla banchina del porto di Taranto, perdendo la vita.
Mattia Battistetti, invece, aveva 23 anni. Era anche lui un operaio, ma il 29 aprile si è aggiunto alla lista dei morti sul lavoro. È stato investito da un’impalcatura, morendo sul colpo, mentre lavorava a Montebelluna, in provincia di Treviso.
Il 3 maggio, l’incidente e la morte di Luana D’Orazio. Le immagini di un murale realizzato dallo street artist campano Jorit, a Roma, si trovano ovunque. Così come cambia la frequenza con cui arrivano notizie di sorti simili alla sua.
Appena due giorni dopo, il 5 maggio, a Busto Arsizio, in provincia di Varese, ha perso la vita Cristian Martinelli, di 49 anni. È morto schiacciato da un tornio meccanico, mentre era al lavoro, in un'azienda di estrusione di materie plastiche. Per l'uomo, trasportato d'urgenza in ospedale a Legnano in gravi condizioni, i medici non hanno potuto fare nulla.
La procura di Busto Arsizio ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, al momento a carico di ignoti, per far luce sulle cause dell'incidente che hanno portato al decesso di Martinelli. La pm Susanna Molteni ha inoltre disposto il sequestro del macchinario sul quale la vittima stava lavorando e l'autopsia.
Maurizio Gritti, imprenditore, padre di due figli di 16 e 17 anni, e dedito al volontariato, è morto il 6 maggio schiacciato da una lastra di cemento a Pagazzano, in provincia di Bergamo, mentre stava lavorando. Gritti avrebbe compiuto 47 anni due giorni dopo, l'8 maggio. A soccorrerlo sono stati un collega e il padre. Per l'uomo però non c'è stato nulla da fare.
Gritti aveva iniziato a lavorare come muratore giovanissimo, insieme al padre. Dopo che questi si era ritirato, aveva messo su una ditta, la M.C. costruzioni di Mornico, che aveva ottenuto l'appalto per realizzare le villette in largo Antonio Canova, dove si è verificato l'incidente mortale. Come sostenuto da chi lo conosceva e confermato dai tecnici dell'Ats, intervenuti dopo l'incidente, era un lavoratore preciso: il cantiere è stato trovato perfettamente in ordine.
Secondo una prima ricostruzione, dopo aver scaricato le tre lastre di cemento, averle sollevate e appoggiate nell'area di cantiere, una delle tre si sarebbe mossa e sarebbe caduta, travolgendolo. Il 10 maggio è stata effettuata l'autopsia sul corpo della vittima.
Lo stesso giorno, Andrea Recchia, 37 anni, è morto travolto da 14 quintali di mangime in un’azienda di Sorbolo, in provincia di Parma. L’area è stata posta sotto sequestro dalla magistratura e la Procura parmense ha aperto un’inchiesta sull’accaduto. Recchia stava movimentando alcuni sacchi di mangime con il suo muletto e ne avrebbe inavvertitamente rotto uno. A quel punto sarebbe stato travolto dal materiale, che l’ha soffocato.
Mario Tracinà, invece, 55 anni, ha fatto un volo di trenta metri, prima di morire. È successo il 7 maggio, in via Pertini, a Campomarino. Originario di Jesi, in provincia di Ancona, aveva trovato lavoro come operaio in una ditta edile, impegnata in lavori di consolidamento e sistemazione dei piloni di un viadotto. Secondo le prime verifiche sembra che l’uomo indossasse il casco di protezione e fosse imbracato.
A distanza di poche ore dal decesso di Tracinà, muoiono Samuel Cuffaro, eugubino di 19 anni, e una collega, Elisabetta D’Innocenzo, di 52. Entrambi lavoravano all’interno di un laboratorio impegnato nella lavorazione della cannabis light, a Gubbio, in provincia di Perugia. Sono morti a seguito di un’esplosione dovuta a una fuga di gas. Samuel, in particolare, lavorava con un contratto a chiamata per una delle due ditte impegnate nella produzione e commercializzazione della cannabis a scopo terapeutico. Operava al piano sottostante, non interessato dallo scoppio, ma sarebbe stato chiamato di sopra per sistemare alcune scaffalature metalliche. È morto sul colpo.
La procura di Perugia ha aperto un fascicolo per disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. Ci sarebbero già degli indagati ma su questo particolare viene mantenuto il riserbo. L’indagine punta a stabilire se siano state rispettate tutte le normative per lo svolgimento dell'attività.
Sandro Casarotto, contadino di 64 anni, è la quarta vittima del 7 maggio. Stava lavorando in un’azienda agricola insieme a due fratelli a Teodone, in provincia di Bolzano, dove viveva. L’uomo è stato schiacciato da una balla di fieno di circa 400 chili. Subito soccorso e rianimato sul posto, è deceduto in ospedale per le gravissime lesioni riportate.
Marco Oldrati, lavoratore 52enne di San Paolo d'Argon, in provincia di Bergamo, è morto in un cantiere di Tradate (Varese) cadendo da un’impalcatura da quattro metri di altezza.
Davide Trudu, 30enne di Samassi, comune sardo a 38 chilometri da Cagliari, è morto nell'ospedale Brotzu il 17 maggio, dopo essere caduto da un trattore sul quale viaggiava con un amico. L’incidente è accaduto la sera prima, poco dopo le 20 in via Salvo D’Acquisto, in una zona periferica della cittadina.
La vittima era sul parafango del trattore di un compaesano poco più grande di lui e stavano raggiungendo un campo dove avrebbero dovuto caricare sul mezzo alcune balle di foraggio. Forse una brusca sterzata del conducente del trattore ha sbalzato il ragazzo provocandone la morte.
Sergio Persico, mulettista di 53 anni di Orio al Serio, è deceduto a Spirano il 17 maggio, dopo essere stato investito da un mezzo pesante in retromarcia.
Christian Peluso aveva 45 anni ed è morto il 18 maggio. Era impiegato come operaio per una ditta edile di Comasco, che stava effettuando dei lavori di fissaggio dello scavo con armature in un cantiere vicino Lugano. Peluso è morto dopo essere caduto da una scala, da un’altezza di cinque metri. Ha lasciato la moglie e due figli piccoli.
Armando Rocco Mita, contadino 49enne di San Mauro Forte, in provincia di Matera, è stato travolto dal trattore, sempre il 18 maggio. L'uomo stava lavorando in un terreno situato in un'area collinare. Stando a una prima ricostruzione dei fatti, il trattore sul quale era alla guida si sarebbe improvvisamente ribaltato, schiacciandolo. I carabinieri hanno avviato gli accertamenti per chiarire la dinamica dell'incidente.
La terza vittima del giorno è Stepan Mikaylu, 51enne ucraino, deceduto a Croara di Gazzola, in provincia di Piacenza, dopo che il cancello di acciaio che stava montando in un cantiere edile si è sganciato dalle guide e gli è caduto addosso.
Matteo Leone, operaio di 30 anni, è rimasto schiacciato da un carrello elevatore al porto di Salerno il 25 maggio. Nonostante gli sforzi dei medici dell'ospedale salernitano, il suo cuore ha smesso di battere il giorno dopo. Era molto conosciuto in città, grande tifoso della Salernitana e portatore di San Matteo e di Sant'Anna. Due anni fa sembra che avesse anche sconfitto la leucemia, tanto che sui social, in occasione dei suoi ultimi compleanni, aveva anche invitato i suoi amici a donare un piccolo contributo in favore dell'Ail. Ancora da chiarire le cause che hanno provocato l'incidente.
Alessandro Brigo, aveva 50 anni ed era sposato e padre di due figli. Andrea Lusini, invece, ne aveva 51 ed era stato assunto tramite agenzia interinale in un'azienda alimentare nel Pavese. I due stavano lavorando nei pressi di una vasca, contenente scarti di lavorazione animale, dai quali vengono ricavate farine per produrre mangimi. Uno dei due si è sentito male: il collega che era al suo fianco ha cercato a quel punto di soccorrerlo, ma ha perso a sua volta i sensi. Quando sono giunti sul posto gli operatori del 118, ormai era troppo tardi. I due operai cinquantenni potrebbero aver respirato ammoniaca o un altro gas velenoso che non sarebbe stato aspirato dalla cappa interna alla vasca. L’incidente si è verificato presso la ditta Digima srl a Villanterio, un'azienda in provincia di Pavia che si occupa di raccolta e lavorazione dei sottoprodotti della macellazione.
Marco Celant, di 38 anni, era di Fiume Veneto (Pordenone), ed è morto il 1° giugno in seguito alle ferite riportate dopo un incidente sul lavoro in un'azienda di lavorazione di alluminio, l’Anoxidall, nella zona industriale Ponte Rosso, a San Vito al Tagliamento. Celant stava manovrando un muletto quando la macchina operatrice si è ribaltata, schiacciandolo. Ricoverato a San Vito, è deceduto poco dopo. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco, il personale sanitario, giunto con ambulanza ed elisoccorso e i carabinieri, che hanno effettuato dei rilievi con i tecnici dell'Azienda sanitaria. Muletto e area sono stati posti sotto sequestro della Procura.
Domenico Careri, 59 anni, era un operaio addetto alla manutenzione. È morto sul lavoro il 3 giugno, travolto e ucciso in un incidente stradale avvenuto sull'A2 Autostrada del Mediterraneo all'altezza di Francavilla Angitola, nei pressi dello svincolo di Pizzo Calabro nel Vibonese. L’uomo era dipendente di una ditta che sta effettuando lavori per conto dell'Anas. Secondo quanto si è potuto apprendere un veicolo in transito, per cause in corso di accertamento, ha urtato il lavoratore che successivamente è caduto battendo la testa sull’asfalto, in quello che si è rivelato essere un colpo mortale. Sul posto sono accorse le squadre Anas e le forze dell'ordine. Appena scattato l'allarme, è intervenuto l'elisoccorso ma l'operaio è morto a causa delle ferite riportate, prima che arrivassero i soccorsi. Il conducente che lo ha travolto è sceso subito dall’auto prestando i primi soccorsi. Nella zona sono da tempo in corso dei lavori ed è in atto un restringimento della carreggiata.
Bruno Bardi, 59 anni, è morto il 4 giugno in un cantiere a Leffe, in provincia di Bergamo. La vittima, autotrasportatore dipendente dell'azienda Codognotto di Salgareda, da ontre vent’anni, secondo quanto ricostruito da vigili del fuoco e i carabinieri della stazione di Clusone intervenuti presso la ditta bergamasca, sarebbe stato travolto da un carico di cinque quintali che stava scaricando dal mezzo pesante che aveva appena parcheggiato nel cortile dell'azienda Plastic Leffe. L'incidente sarebbe avvenuto mentre l'autotrasportatore stava sciogliendo le cinghie che reggevano il carico, che lo ha travolto. I soccorsi sono stati vani. Bardi viveva con la madre in via Bianchini a Carbonera, non si era mai sposato e non aveva figli. Lascia un fratello e una sorella.
Gerardo Lovisi, 45 anni, e Gianni Messa, 57 anni, sono morti il 4 giugno soffocati dall’anidride carbonica. Il primo si era calato in una vasca di fermentazione del vino, nella cantina di cui era responsabile. Messa, invece, direttore della sicurezza dell'azienda vitivinicola Fratelli Martini di Cossano Belbo, è sceso per secondo nel tentativo di salvare il collega, che era svenuto sul fondo. I due dovevano fare una bonifica delle vasche, profonde una decina di metri e larghe due, dove viene conservato il vino durante la fermentazione. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, Lovisi sarebbe entrato nella cisterna per recuperare un attrezzo della manutenzione, finito sul fondo della vasca, ma ha perso i sensi. Stessa sorte per Messa, entrato invece per cercare di salvarlo.
Antonio Laterza, 46 anni, di Francavilla in Sinni, in Basilicata, è morto il 4 giugno, dopo cinque giorni di agonia all'ospedale San Carlo di Potenza. Anche lui, vittima di un incidente sul lavoro, avvenuto il 31 maggio a Chiaromonte, paesino a pochi chilometri di distanza dal suo. L’operaio al momento dell’infortunio stava lavorando nell’azienda C&P Costruzioni, di proprietà della famiglia dell’assessore regionale Francesco Cupparo, quando sarebbe precipitato da un muretto. Sulla dinamica dell’incidente sono in corso accertamenti dei carabinieri intervenuti sul posto subito dopo l’accaduto. L’uomo si occupava della realizzazione delle armature metalliche dei manufatti in cemento armato.
Ortenzio Bruni, operaio di 59 anni è morto il 4 giugno, dopo essere stato ricoverato d'urgenza il 1˚ giugno per via di un terribile incidente sul lavoro, avvenuto alla Scandolara spa. L’uomo, ricoverato all’ospedale Torrette di Ancona, era in condizioni gravissime: un trauma cranico, un’emorragia celebrale e varie fratture, dopo aver fatto un volo di oltre tre metri.
Bruni è precipitato mentre svolgeva un lavoro di manutenzione all’interno della fabbrica, che al momento dei fatti era chiusa. A trovarlo, i soccorritori, in un'ala deserta dello stabile. Dopo aver subìto un’operazione, le sue condizioni sono via via peggiorate, fino al decesso. Il 59enne lascia un figlio e la moglie.
Roberto Grossi, imprenditore edile di 49 anni, di Marino, in provincia di Roma, è morto l'8 giugno a Pomezia, comune del litorale a sud della capitale, vittima dell'ennesimo incidente sul lavoro. La tragedia è avvenuta in via Tito Speri, nella zona industriale della cittadina. Secondo quanto si apprende, l'uomo, titolare di una ditta di costruzioni con sede legale a Grottaferrata, mentre stava effettuando un sopralluogo sul tetto di un capannone di una ditta del posto, è precipitato a seguito del cedimento del tetto. Grossi è morto sul colpo, lasciando la moglie e due figli.
Gioacchino Folino Gallo, operaio di 65 anni, è morto l’8 giugno a Falerna, in provincia di Catanzaro. L’uomo, dipendente della Sacal a Lamezia Terme, era intento a lavorare in un terreno di sua proprietà quando è stato schiacciato dalla motozappa che stava guidando. Sul posto sono subito arrivati i sanitari del 118 che non hanno potuto far altro che costatarne il decesso.
Antonio Palenga aveva 59 anni. Il 9 giugno, stava eseguendo la manutenzione di un autocarro in un'azienda a Narni Scalo, quando la cabina del mezzo pesante che stava riparando si è chiusa, uccidendolo sul colpo. Inutili i soccorsi da parte del 118. Sul posto i vigili del fuoco del comando di Terni e i carabinieri per i rilievi.
Pier Giuseppe Sannia, operaio 33enne, è morto il 13 giugno, dopo tre mesi di ricovero all’ospedale di Sassari a seguito di un incidente sul lavoro. Sannia, residente di Bortigali, era stato colpito alla testa dal pistone di una macchina insaccatrice mentre effettuava lavori di manutenzione nell'azienda Profenda srl, per la quale lavorava, nella zona industriale di Tossilo a Macomer (Nuoro).
Sebastiano Presti, operaio di 45 anni, è morto il 15 giugno in un cantiere edile in via Caldarella, ad Avola, nel Siracusano. Un collega, invece, è rimasto ferito, e trasportato in elisoccorso all’ospedale Cannizzaro di Catania. Secondo una prima ricostruzione ci sarebbe stato il crollo di un ballatoio di un’abitazione privata dove stavano effettuando dei lavori. Sono stati i vigili del fuoco a estrarre il corpo dalle macerie. La polizia sta tentando di capire cosa sia accaduto nel cantiere che è stato posto sotto sequestro dalla procura di Siracusa e ha sentito testimoni per capire se siano state rispettate le prescrizioni a tutela dei lavoratori.
Laila El Harim, operaia di 41 anni, è morta il 3 agosto a Camposanto, in provincia di Modena. La donna è rimasta incastrata in una fustellatrice, nell'azienda specializzata nella produzione di cartone per packaging Bombonette. Dalla consulenza effettuata dalla medicina del Lavoro, è emerso che El Harim non era stata formata all’ultilizzo del macchinario che l’ha uccisa. Un’inadempienza al vaglio del Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (Spsal) dell'Ausl per comprenderne i motivi. Gli inquirenti hanno posto sotto sequestro anche il telefono cellulare della donna, all’interno del quale sono stati rinvenuti foto e video del macchinario, in cui El Harim mostra il malfunzionamento dello stesso. L’operaia, infatti, aveva segnalato una serie di problematiche relative alla fustellatrice, che ora dovranno essere analizzate dalla procura e confrontate con gli altri elementi emersi finora. La 41enne era residente a Laila risiedeva a Bastiglia, nel Modenese, dove lascia il compagno e una figlia di quattro anni.
Simone Valli, 18 anni, era un giovane guardiacaccia. È scivolato in un dirupo la sera dell’8 agosto ed è morto a causa delle gravi lesioni riportate. Valli, residente a Teglio, in provincia di sondrio, era stato assunto da poche settimane nell’azienda faunistica venatoria Val Bondone-Val Malgina, al confine con la provincia di Brescia. A dare l’allarme al Soccorso alpino della VII delegazione di Valtellina e Valchiavenna, è stato un collega, Alessandro Negri. La dinamica dell’incidente è al vaglio dei carabinieri e dei militari del Sagf-Soccorso alpino delle fiamme gialle.
Alessandro Rosciano, 47 anni, faceva il saldatore. Il 9 agosto, a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, è morto nel cantiere in cui stava lavorando. Stando a una prima ricostruzione, Rosciano sarebbe stato schiacciato da una lastra di calcestruzzo caduta da una pala meccanica guidata da un collega, morendo sul colpo. I carabinieri sono subito giunti sul posto per procedere con le dovute verifiche.
B.S., operaio di 36 anni è morto il 10 agosto dopo essere precipitato da un’altezza di 8 metri a San Paolo d’Argon, nella Bergamasca. L’uomo, di origini indiane, lascia due figli piccoli. Secondo le prime riconstruzioni dei soccorritori dell’Agenzia regionale emergenza urgenza (Areu), l'uomo era al lavoro in un cantiere nei pressi dell’azienda Toora Casting, in via Mazzini. L’azienda risulta ufficialmente chiusa per ferie, ma il 36enne, dipendente di una ditta esterna, la Dem Coperture di Brembate Sopra, che si occupa di rimozione dell’amianto, stava comunque effettuando lavori di manutenzione al suo interno. Le cause della caduta sono ancora da accertare, ma si ipotizza possa essersi trattato di un malore: sul posto i soccorsi hanno potuto solo dichiarare il decesso. Il giovane, residente a Presezzo, è morto sul colpo. Le indagini sono state affidate ai carabinieri di Trescore.
Giorgio Tibaldi, tecnico manutentore di 56 anni, residente a Torino, è morto il 10 agosto mentre stava effettuando lavori di riparazione nel negozio di surgelati Il Gelo, ad Asti. Tibaldi è stato investito all’improvviso da una fiammata, a seguito di un forte scoppio udito anche dai residenti limitrofi, probabilmente mentre cercava di riparare una cella frigorifera. Secondo quanto riferito dai medici del 118, il 56enne è morto al momento del ricovero in ospedale, ma versava già in condizioni critiche, con ustioni sul 70 per cento del corpo. Sul posto per gli accertamenti del caso è arrivato anche lo Spresal.
Un operaio edile di origini albanesi, di 34 anni, è morto sul colpo l’11 agosto cadendo da una finestra al secondo piano di una palazzina in cui erano in corso lavori di ristrutturazione. L’incidente con esito mortale si è verificato a Empoli. Quando è giunto sul posto il 118 l’uomo era già morto. Il corpo è stato trasferito all’istituto di Medicina legale a Careggi, in provincia di Firenze, mentre la procura valuta se procedere con l'autopsia. Sull’episodio sono in corso le indagini della polizia.
Non è chiaro se al momento dell’incidente fossero presenti altri colleghi del 34enne, né se l’uomo stesse lavorando in modo regolare all’interno dell’abitazione. Gli accertamenti della polizia considerano più ipotesi: dall'incidente durante i lavori di ristrutturazione dell’appartamento, a un possibile suicidio come era stato detto all’inizio, quando è scattato l’intervento di soccorso per un uomo precipitato da una finestra. Oltre all’identificazione della vittima, sono stati effettuati i rilievi da parte del personale del commissariato di Empoli, mentre si cercano testimoni ed eventuali compagni di lavoro impegnati nello stesso cantiere.
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