Nel primo quadrimestre di quest’anno è stato registrato un +9,3 per cento di morti bianche rispetto al 2020: più decessi al Sud e tra gli uomini. Tra le regioni con più vittime da Covid-19, contratto in azienda o in fabbrica, guida la Lombardia. Gli ultimi casi di cronaca: dalla grande risonanza mediatica per Luana D’Orazio ad altri episodi meno raccontati ma altrettanto gravi
I primi quattro mesi del 2021 hanno dimostrato tutta la fragilità del sistema italiano per quanto riguarda le morti sul lavoro: le denunce di infortunio con esito mortale presentate all'Inail entro il mese di aprile sono state infatti ben 306, 26 in più rispetto alle 280 registrate nel primo quadrimestre del 2020 (+9,3 per cento). I numeri di quest’anno, invece, sono in linea con i dati del 2019, quando erano stati 303 gli eventi mortali segnalati sul lavoro.
I numeri più bassi dell’anno scorso non sottintendono però un particolare miglioramento dal punto di vista dei controlli di sicurezza nelle fabbriche o della formazione degli operai. Il 2020, infatti, è stato anche l’anno della pandemia da Covid-19 che, se da un lato ha contribuito a gonfiare i dati delle morti sul lavoro, dall’altro non ha permesso di registrare con il giusto tempismo alcuni dei contagi. Con il risultato che alcune morti da coronavirus, avvenute nei mesi di febbraio e marzo, sono entrate negli archivi con notevole ritardo rispetto allo studio chiuso a fine aprile.
Più decessi al Sud e tra gli uomini
Dall'analisi territoriale emerge un aumento nel nord-est (da 51 a 66 casi mortali), nel centro (da 44 a 56) e al sud (da 62 a 87). Il numero dei decessi, invece, è in calo nel nord-ovest (da 104 a 80) e nelle isole (da 19 a 17).
Nel 2021, gli uomini morti sul lavoro sono passati dai 256 dell’anno precedente a 277. È aumentata anche l’incidenza tra le donne: da 24 a 29 casi. Altri spunti arrivano dall’analisi per classi d’età: è stato infatti registrato un decremento dei morti tra gli under 40 (-15), mentre tra gli over 40 si segnala l'aumento nella fascia 50-64 anni (da 143 a 172 casi). Significativi, infine, anche i dati sulle denunce: aumentano quelle arrivate dai lavoratori italiani (da 237 a 267) ed extracomunitari (da 27 a 28), mentre calano quelle dei lavoratori comunitari (da 16 a 11).
Le morti da Covid-19
Per fotografare il fenomeno delle morti da Covid-19 con contagi avvenuti sul lavoro basta invece guardare l’ultimo studio dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering su dati raccolti tra gennaio 2020 e aprile 2021. A guidare la classifica del maggior numero assoluto di decessi è la Lombardia, con 177 nel periodo di riferimento, seguita da Campania (66) e Lazio (58). Diversa è invece la graduatoria se si guarda l’incidenza, ovvero il numero dei morti sul lavoro rapportato per ogni milione di cittadini occupati. In questo caso in cima al podio c’è il Molise, seguito da Abruzzo e Lombardia.
Anche per le morti da Covid-19 sul lavoro, sono gli uomini a essere stati di gran lunga più colpiti delle donne. Tra gennaio 2020 e aprile 2021 infatti sono stati registrati 600 decessi per coronavirus: 501 uomini, 99 donne.
Gli ultimi casi di cronaca
Le ultime settimane sono state costellate da episodi di morti tragiche sul lavoro in Italia. Decessi che hanno avuto una risonanza mediatica molto diversa tra loro, un po’ per la variabile età delle vittime e un po’ a causa di quel fenomeno di “psychic numbing” (anestesia psichica) spiegato pochi giorni fa da Mattia Ferraresi su questo giornale a proposito delle immagini dei migranti morti, ma che calza perfettamente anche per i lavoratori rimasti uccisi mentre facevano ciò per cui erano pagati. Quando le vittime sono tante, infatti, diventa impossibile per la mente elaborarle e per la coscienza soffrire e agire di conseguenza.
L’ultimo caso di cronaca risale a giovedì 27 maggio, nel Pavese, dove in un'azienda alimentare si è rotta la tubazione di vapore, che conteneva ammoniaca, travolgendo due operai che hanno perso la vita. Uno dei due, Alessandro Brigo, era di Copiano, aveva 50 anni ed era sposato e padre di due figli. L’altro, Andrea Lusini, aveva 51 anni, era stato assunto tramite agenzia interinale: viveva a Villanterio ma era originario di Siena. L'incidente si è verificato presso la ditta Digima srl a Villanterio, un'azienda in provincia di Pavia che si occupa di raccolta e lavorazione dei sottoprodotti della macellazione.
Il 29 aprile scorso, invece, una trave ha ceduto nel deposito Amazon di Alessandria, investendo sei persone e causando un morto – Flamur Alsela, 50 anni, di origini albanesi, abitava a Chiari in provincia di Brescia ed era caposquadra – e cinque feriti. Nelle stesse ore nel porto di Taranto ha perso la vita un gruista di 49 anni, Natalino Albano, precipitato sulla banchina mentre a Montebelluna (Treviso) un operaio di 23 anni, Mattia Battistetti, era stato investito da un'impalcatura, morendo sul colpo. Tre morti in un solo giorno.
Mercoledì 7 maggio, a Busto Arsizio (provincia di Varese), ha perso la vita Cristian Martinelli, 49 anni, schiacciato da un tornio meccanico mentre era al lavoro in un'azienda di estrusione di materie plastiche. Il 6 maggio invece a Pagazzano, nel bergamasco, un uomo di 46 anni, Maurizio Gritti, era rimasto schiacciato da una lastra di cemento staccatasi dalla gru che stava manovrando.
Il 18 maggio hanno perso la vita Armando Rocco Mita, contadino di San Mauro Forte in provincia di Matera, travolto dal trattore, e Stepan Mikaylu, 51enne ucraino deceduto a Croara di Gazzola, in provincia di Piacenza, dopo che il cancello di acciaio che stava montando in un cantiere edile si è sganciato dalle guide e gli è caduto addosso schiacciandolo.
La lista delle morti recenti procede ancora: Sergio Persico, mulettista di 53 anni di Orio al Serio, deceduto il 17 maggio a Spirano dopo essere stato investito da un mezzo pesante in retromarcia. E Marco Oldrati, lavoratore di 52 anni di San Paolo d'Argon, in provincia di Bergamo, morto in un cantiere di Tradate (Varese) cadendo da una impalcatura da circa quattro metri di altezza.
Il caso Luana D’Orazio
Decisamente diverso, come risonanza mediatica, è stato il caso di Luana D’Orazio, la giovanissima ragazza di 22 anni – madre di un bambino di 5 – morta a inizio maggio a Oste di Montemurlo, Prato, dopo essere rimasta impigliata nel rullo del macchinario a cui stava lavorando, che l’ha trascinata uccidendola. La morte della giovane ragazza originaria della Toscana ha mosso le coscienze e sollevato polemiche da parte di lavoratori ed esponenti politici, che al grido di «mai più» hanno riempito i social e le colonne dei giornali.
La procura di Prato sta conducendo una serie di accertamenti sull’abbigliamento indossato dalla giovane mamma nel momento della morte, sullo stesso macchinario e sui sistemi di protezione contro gli infortuni. Si attende invece l’interrogatorio di uno dei due indagati per il reato di omicidio colposo, il responsabile della manutenzione dei macchinari della ditta. Con lui risulta indagata anche la titolare dell'impresa tessile nella quale la giovane ha perso la vita.
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