Un fiume è sempre un racconto che corre. Per capire la storia della Francia bisogna inseguire la Senna. Che nasce da una serie di sorgenti su un altipiano della Borgogna e dopo 777 chilometri arriva al mare, ma prima entra negli occhi e nelle vite di tutti i francesi. Adesso, con le Olimpiadi, anche in tutti quelli degli atleti: dalla Mongolia al Cile. Parigi senza Senna sarebbe una città monca. La Senna senza Parigi sarebbe un fiume come tanti. Insieme hanno creato l’immaginario francese divenendone uno dei simboli più forti, finendo in quadri, canzoni, film, romanzi, vite.

Dal fiume si nasce, in mare si muore, andò così anche per Napoleone che arrivò a Parigi la prima volta un pomeriggio d’ottobre del 1784, da studente quindicenne della scuola militare di Brienne – arrivava dalla Borgogna come il fiume – su un barcone con altri cadetti, approdando a Quai des Célestins, sulla rive droite, attraversò la Senna sul Pont Marie arrivando a Île Saint-Louis per mangiare, e poi comprò Storia di Gil Blas di Santillana un romanzo picaresco di Alain-René Lesage che ne presagiva il salto. Perché la Senna è anche l’unico fiume che passa tra due librerie, fissandosi nelle pagine dei libri e degli spartiti.

Zola, Flaubert e Bizet abitavano lungo la Senna, Dumas la guardava dalle finestre del suo Château de Monte-Cristo – prima della bancarotta – e Lindbergh se la trovò sotto l’ala sinistra dello Spirit of St. Louis arrivando da New York prima di atterrare all'aeroporto di Le Bourget. «In qualunque luogo ci troviamo, quando chiudiamo gli occhi e pensiamo alla Senna, è Parigi che vediamo» scrisse il poeta André Velter. E dai luoghi più importanti della città è la Senna che cerchiamo.

Il catalogo delle opere

La cattedrale di Notre-Dame si trova su un’isola del fiume, il Louvre si affaccia dalla rive droite. E c’è chi come Philippe Labro arrivò a dividere le scelte di vita tra rive nel suo film Rive droite, rive gauche (1984) con protagonista Gérard Depardieu: «La rive gauche significa libertà, indipendenza, libertà d'espressione e libertà sessuale. Rive droite significa denaro, politica, scandali, il potere dei media».

E sarà per gli scandali o per la bassa moralità o per gli eccessi, ma dal 1853 c’è sempre qualcuno che è chiamato a purificarla: oggi il prefetto Pierre-Antoine Molina e ieri il barone Georges-Eugène Haussmann: a riprova che non sempre Rivière fa rima con Lumière. Anzi. Anche se il sindaco di Parigi Anne Hidalgo e il presidente del comitato organizzatore delle Olimpiadi Tony Estanguet si son tuffati nel fiume per dimostrare che si può fare.

In fondo anche il Marcel della proustiana Ricerca del tempo perduto ci vedeva altro nella Senna e tuffandosi s’immaginava nel Bosforo. E poteva essere anche un vanto come per Emma Stone che in La La Land dice: «Mia zia viveva a Parigi…ci raccontò che era entrata nel fiume, una volta, a piedi nudi. E sorrideva». E fino alla Rivoluzione francese – che poi lo vietò – si faceva il bagno nudi nella Senna, la baignade sauvage, veniva chiamata questa abitudine senza costume. Che indossano, invece, i Bagnanti ad Asnières dipinti da Georges Seurat e stanno per nuotare come Gustave Flaubert racconta nelle sue lettere, mentre i canottieri di Pierre-Auguste Renoir, ne Le déjeuner des canotiers, mangiano, bevono, conversano a La Maison Fournaise quasi ignorando il fiume che si intravede sullo sfondo, era quello dove, qualche anno dopo, avrebbe pescato Ernest Hemingway come racconta in Festa mobile, mentre Jack Nicholson ci andrà a piangere in Tutto può succedere, invece per Georges Simenon la Senna è colonna sonora ne I funerali del signor Bouvet.

Ma la lista è lunga da Guy de Maupassant a Émile Zola passando per Monet e arrivando a Puccini. La Senna scrive e si fa scrivere. Vive e si fa vivere. Ci sono case galleggianti e cittadini del fiume prima che parigini. Una nazione in disparte.

Per questo era fondamentale che ci fosse dentro le Olimpiadi. Tirarla via avrebbe significato tirar via bona-parte della città e della Francia. Ponti e finestre. Immaginazione e costruzione. E poi come nel finale di Voyage au bout de la nuit sarà il fischio di un rimorchiatore, il suo richiamo, che tutto si porterà via, oui, anche la Senna.

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