Dalla condanna in primo grado per avere svelato l'indagine su un santone accusato di avere violentato numerose minorenni, al premio per l'impegno a favore dei meno fortunati. È la parabola compiuta nell'arco di due anni da Orazio Caputo, sacerdote della diocesi di Acireale, in provincia di Catania.

Nei giorni scorsi, don Caputo è stato omaggiato pubblicamente nel corso di una manifestazione organizzata da una Pro Loco della zona. All'evento sono stati invitati personaggi attivi in diversi settori e che in qualche modo hanno contribuito allo sviluppo del territorio. Caputo, che è vicedirettore della Caritas, è stato selezionato per le attività di volontariato portate avanti con un'associazione che promuove progetti di economia sociale per persone che vivono in condizioni di marginalità, in particolare senzatetto. Attività che l'associazione finanzia attraverso la produzione di marmellate e la gestione di un emporio che raccoglie capi di vestiario di seconda mano, con l’invito ai donatori a lasciare anche un’offerta in denaro.

Ai più attenti tra coloro che hanno assistito alla premiazione, però, il nome di Caputo ha riportato alla memoria una vicenda di tutt'altra natura e molto meno edificante. Il sacerdote, infatti, nell'estate 2022 è stato condannato a un anno per favoreggiamento nei confronti dell'ex presidente di un'associazione d'ispirazione cattolica dietro cui ha operato il santone Pietro Capuana.

L'uomo, un ex bancario, per decenni è stato il capo di una comunità religiosa attorno a cui si sono riuniti migliaia di seguaci attratti dalla sua figura. Capuana si presentava loro come la reincarnazione di un arcangelo ed è all'interno di questo contesto in cui si incrociavano fede, situazioni di bisogno e superstizione che, secondo la procura di Catania, per molti anni si sarebbero verificati abusi sessuali nei confronti delle giovani frequentatrici della comunità. Le violenze venivano presentate come atti d'amore.

Il caso giudiziario è scoppiato nel 2017, quando la polizia ha arrestato il santone e tre donne accusate di procacciare le vittime.

Il processo per Capuana, oggi 80enne, e le sue collaboratrici procede a rilento, mentre a essersi già concluso è il primo grado del procedimento che ha visto alla sbarra don Caputo. Il prelato è stato condannato a un anno perché ritenuto responsabile del reato di favoreggiamento. Nello specifico avrebbe rivelato quanto gli era stato confidato – in sede di confessione religiosa – dalla madre di una delle presunte vittime. La donna raccontò a Caputo di avere sporto denuncia contro Capuana, dopo avere appreso dalla figlia i fatti accaduti nel corso delle frequenti occasioni in cui il santone rimaneva da solo con le minorenni. Appresa la notizia, il sacerdote avrebbe informato il presidente dell'associazione che aveva in Capuana il suo leader carismatico attuando una condotta che, per gli inquirenti, avrebbe avuto l'effetto di aiutare gli indagati a eludere le indagini.

Stando a quanto emerso nel corso delle indagini, la comunità guidata da Capuana sarebbe stata utilizzata anche come bacino elettorale: nell'indagine è finito anche Mimmo Rotella, a metà anni Duemila deputato regionale e assessore regionale nell'era targata Totò Cuffaro.

Rotella, la cui moglie è a processo con l'accusa di essere stata una delle più strette collaboratrici del santone, è stato invece assolto dall'accusa di favoreggiamento. La procura riteneva infatti che don Caputo avesse rivelato anche a lui le informazioni acquisite dalla madre di una delle vittime, ma il tribunale ha ritenuto che il fatto non sussistesse. Contro l'assoluzione di Rotella, e di Caputo per la vicenda che tira in ballo l'ex assessore regionale, la procura e le parti civili – rappresentate dalle vittime – hanno però fatto ricorso e il processo d'appello è attualmente in corso.

«Non è stata la Diocesi di Acireale a consegnare un premio, ma la Pro Loco di Aci Catena. La diocesi è stata riconoscente per questo premio per il bene fatto dall'associazione», fanno sapere a Domani dall'Ufficio regionale per la cultura e le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale siciliana (Cesi). Nella vicenda legata alla comunità guidata da Capuana, il vescovo di Acireale Antonino Raspanti, che è anche presidente della Cesi, ha preso negli anni scorsi una posizione forte sottolineando come le attività del santone si siano svolte sempre fuori dal solco ecclesiastico. Nei confronti delle accuse rivolte a don Caputo, tuttavia, l'orientamento della diocesi è garantista: «Come si sa, si tratta di una sentenza di primo grado. La giustizia farà il proprio corso e noi siamo fiduciosi», chiosano dalla Cesi.

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