L’ente fieristico prende tempo per decidere sul presidente indagato. Il caso del secondo incarico all’Eur su nomina del governo Renzi. Il governatore Fontana ribadisce la sua stima
Enrico Pazzali si autosospende. Il presidente della Fondazione Fiera di Milano, coinvolto nell’inchiesta giudiziaria che ha scoperchiato il pentolone dei dossieraggi con la regia della società Equalize, ha formalizzato al Comitato il suo passo indietro dall’incarico al vertice di uno degli enti pubblici più ricchi e influenti del capoluogo lombardo per potersi dedicare alla propria difesa.
Pazzali, come noto, è anche presidente e azionista di controllo di Equalize e secondo le accuse avrebbe partecipato alle presunte attività illegali gestite dai due dominus operativi della società, l’ex poliziotto Carmine Gallo e il tecnico informatico Samuele Calamucci, entrambi agli arresti domiciliari. La procura di Milano ieri ha presentato ricorso contro i provvedimenti disposti dal gip chiedendo per Gallo e Calamucci la custodia cautelare in carcere e per Pazzali, che al momento è solo indagato, la misura degli arresti domiciliari.
In attesa del verdetto su questo punto, il manager che da cinque anni siede al vertice della Fondazione sembra deciso a difendere una posizione che appare alquanto pericolante, dopo le accuse che di fatto lo coinvolgono in una trama spionistica che secondo i magistrati avrebbe tratti eversivi, con migliaia di accessi alle banche dati delle forze dell’ordine e del fisco, intercettazioni telefoniche e sottrazione di documenti ai danni di decine di aziende e cittadini.
La stima del governatore
Ieri in soccorso di Pazzali sono arrivate le parole del governatore della Lombardia, Attilio Fontana, che ha ribadito la sua stima per l’amico indagato. «È una persona che ho sempre stimato e che continuo a stimare», ha detto Fontana, annunciando che sul tema delle eventuali dimissioni del presidente della Fondazione Fiera si confronterà con il sindaco di Milano, Beppe Sala, visto che la nomina al vertice è stata condivisa da comune e regione.
Nel frattempo, è stato anche aggiornato il comitato esecutivo dell’ente che lunedì mattina si era riunito per ascoltare una relazione di Pazzali sulla vicenda Equalize. Un presa di posizione su su passo indietro del manager è arrivata solo ieri in tarda serata, intanto la vicenda è motivo di grande imbarazzo soprattutto negli ambienti del centrodestra che negli ultimi vent’anni hanno sponsorizzato l’ascesa di Pazzali, classe 1963, nominato al vertice della Fondazione nell’estate del 2019 con un compenso di 270mila euro l’anno.
Prima però lo stesso Pazzali aveva guidato la controllata Fiera di Milano dal 2007 al 2015, come direttore generale e poi amministratore delegato, e nel 2006 è stato per alcuni mesi direttore centrale organizzazione della Regione Lombardia, all’epoca presieduta da Roberto Formigoni. Tutti incarichi in cui la destra milanese di Ignazio La Russa, con cui Pazzali condivide anche la fede interista, ha fornito l’appoggio decisivo al manager di formazione bocconiana, il quale però negli ultimi anni si era strategicamente avvicinato alla Lega e a Fontana in particolare.
Amici a sinistra
Ora che la grana Equalize è esplosa, però, sono in molti negli ambienti politici milanesi, e non solo, a domandarsi se la posizione di Pazzali non fosse da tempo fonte di possibili conflitti d’interessi, visto che l’amico di La Russa fin dal 2018 ha ricoperto incarichi al vertice di società ed enti pubblici e allo stesso tempo era azionista e presidente di una società attiva anche in un settore delicato come quello della sicurezza come Equalize.
Va ricordato, tra l’altro, che Pazzali si era guadagnato appoggi anche nello schieramento di centrosinistra. Nel 2015, dopo l’uscita da Fiera Spa, il manager milanese aveva trovato un posto al vertice della romana Eur spa, designato dal governo di Matteo Renzi, che tramite il ministero dell’Economia controllava al 90 per cento il capitale dell’ente fieristico della capitale. Per circa un anno, tra il 2019 e il 2020, Pazzali si trovò nella singolare posizione di presidente dell’Eur e anche della Fondazione Fiera di Milano, con doppio stipendio, ovviamente.
Ben più imbarazzanti, adesso, sono le accuse che lo vogliono partecipe di un’associazione per delinquere che aveva come finalità anche quella di gestire accessi abusivi a sistemi informatici, intercettazioni telefoniche, rivelazioni di segreti d’ufficio, favoreggiamento ed estorsione.
Dalle carte d’indagine si scopre che Pazzali aveva provato a usare Equalize per danneggiare i suoi avversari. Tra loro anche Luca Palermo, amministratore delegato di Fiera spa. Il piano sarebbe stato quello di creare ad arte fatti compromettenti per Palermo, il quale ha dato le dimissioni ad aprile del 2023, poche settimane dopo il colloquio che lo riguardava intercettato dagli investigatori negli uffici Equalize.
Conflitto d’interessi
La posizione di Pazzali, a capo di una fondazione pubblica e anche di una società di security, aveva sollevato perplessità nel recente passato anche tra i suoi sodali in Equalize. «Adesso dobbiamo ragionare Enrico un attimino», dice Gallo a Pazzali in un colloquio registrato che risale a novembre del 2022 «perché tu», continua l’ex poliziotto, «sei nell’occhio del ciclone (…) come progetto è ambizioso, è bello però tu sei Enrico Pazzali, ti scassano i coglioni». Il manager, ricostruiscono i pm, ha cercato di tranquillizzare Gallo dicendo che anche «altri» avevano nella propria disponibilità società d’informazioni.
Il progetto di cui Pazzali discute con i collaboratori sarebbe stato quello di creare una società editoriale per la gestione delle informazioni raccolte grazie alla loro attività. Viene presa in considerazione anche la possibilità di fondare un centro di ricerca o un’accademia. Non se n’è fatto niente, e a forza di accumulare dossier la squadra di Equalize è andata a sbattere contro il muro dell’inchiesta penale.
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