Non è bastato il passo indietro di Leonardo Caffo per placare la bufera su “Più libri, più libri”, la fiera del libro che si svolgerà a Roma alla Nuvola dal 4 all’8 dicembre. Il filosofo avrebbe dovuto presentare il suo ultimo libro “Anarchia” insieme alla curatrice Chiara Valerio. Ma, in un’edizione dedicata a Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio, non si poteva non notare che Caffo è a processo per maltrattamenti e lesioni aggravate sulla ex (la procura ha chiesto una pena a 4 anni e mezzo di carcere, la sentenza è prevista per il 10 dicembre).

Dopo le prime polemiche Caffo ha rinunciato alla sua partecipazione: «Se la mia sola presenza rovina una fiera così importante, per la cultura italiana e dedicata a un così alto ideale, credo sia necessario come intellettuale fare un passo indietro». Ma Valerio ha rilanciato, annunciando che sarebbe stata lei stessa a parlare di “Anarchia”, e nel suo intervento ha richiamato i concetti di «presunzione di innocenza» e di «diritto di parola». «La fiera – ha detto – si chiama Più Libri Più Liberi e il programma vive di questa libertà di dialogo e dissenso. Capire e giudicare non sono sinonimi». Un intervento giudicato problematico.

Tant’è che proprio l’uscita di Valeria ha riacceso le posizioni polemiche. Nelle sue storie Instagram la scrittrice e attivista Carlotta Vagnoli, commentando il primo post di Più libri più liberi, scrive: «Questo quadratino laverà la coscienza autrici, autori ed editori femministi in cartellone che non si sono minimamente espressi sulla vicenda. Vicenda che andava boicottata se di quella pratica – che quella sì, parla di corpi e spazi – su cui scrivete i libri, vi interessa davvero qualcosa oltre a fatturarci a fine mese. Quella pratica tutela le persone e salva loro la vita. Bravi tutti».

Sono arrivate le disdette degli autori. Per esempio quella della vignettista Fumettibrutti, Josephine Yole Signorelli: «Ho deciso di non presenziare a Plpl quest'anno. Ci penso da giorni a come scrivere queste parole, mi aspettavo delle scuse e un cambio di rotta nelle intenzioni che purtroppo, ad oggi, non è arrivato».

A rilanciare il post di Signorelli è stato anche il collega Roberto Recchioni che scrive: «Gli autori che partecipano alle vostre manifestazioni, che le arricchiscono e vi permettono di staccare qualche biglietto in più (spesso molti biglietti in più) e di farvi belli del vostri profilo culturale, vi danno la loro fiducia, demandando a voi la responsabilità delle scelte, confidando che non li tradirete e che non li metterete in difficoltà o in posizioni scomode o insostenibili. Se questo rapporto di fiducia viene meno, vengono meno anche gli autori. È inevitabile. Con tutto quello che ne consegue».

La sociolinguista Vera Gheno in un post ha analizzato, dal suo punto di vista, gli errori di Chiara Valerio e dell’organizzazione della fiera. «Nonostante tutto questo – scrive – reputo Chiara Valerio una persona importante per il panorama culturale del nostro paese, e non voglio perderla. C’è chi sceglierà di non andare a Più libri più liberi, chi ci andrà e farà presente la questione, chi riuscirà a organizzare un’assemblea collettiva per parlarne in maniera approfondita. Penso che tutte le scelte possano essere sensate, se nascono da una riflessione su quanto accaduto, se non fingono di ignorare i fatti».

L’attore e attivista Pietro Turano, vicepresidente Arcigay Roma, avrebbe dovuto condurre due incontri e partecipare all’evento conclusivo dedicato a Michela Murgia. Anche lui rinuncia, pur con toni molto ragionevoli nei confronti dell’organizzazione: «C’è stata leggerezza e forse si sono persi di vista piani fondamentali, diversi da garantismo e presunzione di innocenza».

Infine, prova a chiudere la questione “Più libri, più liberi” stavolta con delle vere scuse: «Abbiamo sbagliato e ferito, oltre le nostre intenzioni, e ci scusiamo».

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