Per capire cosa è diventata Pro Vita & Famiglia negli ultimi anni basta alzare lo sguardo. Le facciate dei palazzi ricoperti da cartelloni di sette metri per undici con l’immagine di un embrione e il monito “Sei qui perché tua mamma non ti ha abortito”; i ledwall giganti nelle più grandi piazze italiane che mostrano embrioni e feti come fossero bambini già formati; i camion per le strade che sfilano contro “la teoria gender” raffigurando un bambino imbronciato accanto a un rossetto e a un fiocco rosa.

Poi feti di gomma come portachiavi, i numeri verdi dove poter segnalare attività sospette lgbt, i corsi di bioetica, i dépliant nelle scuole. Un blocco, quello della onlus di Antonio Brandi, che si è annidato fin dentro i palazzi della politica. Elegge i propri rappresentanti in parlamento, scrive leggi, detta l’agenda politica e spesso anche le nomine del governo Meloni.

L’episodio più recente è stata la “cacciata” di Francesco Spano da capo di gabinetto del ministero della Cultura. Motivo: attivista Lgbt.

Boom di donazioni

Una onlus legata finanziariamente – come abbiamo raccontato nelle prime due puntate della nostra inchiesta – al leader di Forza Nuova, Roberto Fiore, e che può oggi vantare un ottimo stato finanziario.

Da quando è nata, Pro Vita & Famiglia si è costruita un patrimonio immobiliare di mezzo milione di euro, fatto in buona parte da proprietà che Brandi ha comprato da Fiore e ha poi generosamente regalato alla sua onlus. In più, negli anni le donazioni sono esplose.

Dal 2019 al 2023 Pro Vita & Famiglia ha raddoppiato gli incassi, da 673mila euro a 1,3 milioni. Nel 2023 le entrate erano costituite per 214mila euro dal 5 x 1000, per 1 milione da donazioni di privati, per 88mila euro da “altri proventi”. Privati, quindi insondabili.

«Sono piccoli cittadini che danno cinque, dieci, trenta euro che vogliono portare la loro voce», ha spiegato la portavoce di Pro Vita Rachele Ruiu, ex candidata di Fratelli d’Italia.

Il bilancio di Pro Vita ha poche informazioni finanziarie. La onlus non risulta iscritta al Registro unico nazionale del Terzo settore (Runts): «Una scelta che può essere conveniente per una serie di ragioni», spiega a Domani Riccardo Campi, commercialista e revisore contabile: «È vero che si ha una gamma più ristretta di settori di intervento, ma così facendo non operano i requisiti di democraticità previsti del Testo Unico terzo settore, quindi possono essere inserite barriere all’ingresso, soci e limitazione dei diritti di elettorato».

Soprattutto, spiega Campi, «c’è l’esenzione da imposta di successione/donazione per lasciti» e «non operano gli obblighi di trasparenza per bilanci, statuti e cariche associative, previste dal TU ed attuate tramite la possibilità di accesso libero al Runts. Rimane obbligo di pubblicazione dei contributi pubblici ricevuti se superiori a 10.000 euro».

Il denaro raccolto da Pro Vita & Famiglia viene investito in un lavoro militante di “contaminazione”. L’obiettivo è infatti sempre stato l’integrazione nei programmi elettorali di chiare misure «per la vita e la famiglia». È Filippo Savarese a dichiararlo in occasione dell’assemblea costitutiva del movimento politico IDeA, della quale faceva parte l’attuale ministra alle pari opportunità, Eugenia Roccella: «Bisogna far sì che il “vento gagliardo” del Family Day diffonda spore della buona battaglia contaminando il più vasto numero di enti, realtà, consessi, assemblee, comitati, consigli, associazioni e financo partiti».

Era il 2016. Oggi Savarese è direttore comunicazione Pro Vita.

L’esempio più chiaro è la "Scuola di bioetica" che si svolge a Roma nel mese di settembre, oggi giunta alla sua sesta edizione. Tra le questioni trattate i temi “gender” che riguardano i diritti civili, il genere neutro, la famiglia naturale, e integrano la questione del cosiddetto “ormone bloccante” per giovani trans, la triptorelina. Si parla anche di eutanasia, aborto, felicità e morale cattolica in generale.

Gli “esperti” si caratterizzano per una unica expertise: essere cattolici integralisti, formati nelle istituzioni del sapere cattolico e attivisti del movimento. L’evento ha ottenuto l’accreditamento sia dall’ordine forense che dall’ordine dei medici.

Da FdI ai neofascisti

Nei panel della scuola di bioetica troviamo la portavoce di Pro Vita Rachele Ruiu, che parla di gender e detransitioners, descritta come laureata in psicologia e counsellor professionista; il figlio di Roberto Fiore, Alessandro, con una lezione sullo “statuto giuridico dell’embrione”; Aldo Rocco Vitale, membro dell’Unione giuristi cattolici; e Daniele Trabucco, il cui nome indica un’altra connessione tra il mondo Pro Vita e l’estrema destra.

Trabucco è infatti tra i fondatori dell’associazione no-vax Vicit Leo, che ha ricevuto in passato fondi dal Saint George Educational Trust. Lo stesso trust britannico, tra i cui fiduciari ci sono ex candidati di Forza Nuova, ha foraggiato anche Pro-Vita. Quando a ottobre del 2021 Domani gli aveva chiesto conto dei rapporti tra Vicit Leo e il trust, Trabucco aveva detto di non sapere nulla.

Ci sono altri progetti sviluppati da Pro Vita grazie alle donazioni. Come “SOS Disabili”, pensato insieme al Centro studi Livatino, di cui il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, è stato vicepresidente, e a Suor Anna Monia Alfieri, membro della Consulta Pastorale Scolastica Cei. Da anni la suora è in prima fila per la tutela delle scuole paritarie, ed è grande oppositrice del ddl Zan.

Nelle scuole si concentra maggiormente l’attenzione della onlus anti-scelta, con azioni legali e non solo, abbastanza massicce in termini di costi e impegno. Soltanto nel 2023 da Pro Vita sono partite più di centocinquanta diffide a scuole e università per annullare regolamenti che riguardano la carriera alias, strumento esistente dal 2003, che consente agli studenti transgender di cambiare nome e genere a scuola, ancor prima dei 18 anni e di un eventuale compimento del percorso giuridico relativo al cambiamento ufficiale di sesso. Al di fuori dell’università o della scuola, la carriera alias non ha alcun valore legale.

Oltre a questo, Pro Vita & Famiglia ha promosso anche interventi contro l’educazione sentimentale: a febbraio 2023 è intervenuta presso il Consiglio provinciale di Trento per sostenere una proposta di legge “sulla libertà educativa”. E ancora, sono numerosi i ricorsi ai Tar e al Consiglio di Stato per «difendere la libertà di espressione dei valori prolife e pro family».

L’associazione conta su nove dipendenti con rapporto di lavoro subordinato e su cinque consulenti stabilmente impegnati nel supporto dell’attività, soprattutto nelle materie della consulenza legale, di quella giornalistica, grafica, del video-making e del marketing. Oltre alla presidenza in mano ad Antonio Brandi, ci sono i neocatecumenali Jacopo Coghe e Rachele Ruiu, che ricoprono il ruolo di vice presidente e portavoce, la direttrice editoriale, Francesca Romana Poleggi. Il responsabile del settore legale si chiama Alessandro Fiore, è figlio del leader di Forza Nuova con cui Brandi – come abbiamo rivelato – ha concluso diversi affari immobiliari per anni rimasti segreti. (3.continua)

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