Grazie a un gruppo di politici ellenici piazzati in posti chiave di alcune istituzioni europee, tra l'inizio del 2019 e la metà del 2022 la coppia formata da Francesco Giorgi e Antonio Panzeri è riuscita a far avanzare il progetto di legge per cui sono stati pagati dal Qatar. Le pressioni su italiani, spagnoli e svedesi
Non solo greci. Grazie a un gruppo di politici ellenici piazzati in posti chiave di alcune istituzioni europee, tra l'inizio del 2019 e la metà del 2022 la coppia formata da Francesco Giorgi e Antonio Panzeri è riuscita a far avanzare il progetto di legge per cui sono stati pagati dal Qatar: esentare i sudditi dell'emiro Al-Thani dal visto per entrare in Ue. Dopo il via libera di Commissione europea e Consiglio dell'Ue, la coppia di lobbisti segreti deve ora fare in modo che il regolamento passi il vaglio del Parlamento. Ed è in questa fase che il tentativo di influenza investe anche alcuni parlamentari italiani.
Domani e i suoi partner della rete Eic (European Investigative Collaborations) lo possono raccontare dopo aver analizzato decine di documenti riservati ottenuti dal quotidiano belga Le Soir.
Prima di essere votato dalla plenaria di Strasburgo, il testo deve essere approvato dalla Libe, la commissione parlamentare che si occupa di libertà civili, giustizia e affari interni. A metà novembre, poco prima dell’apertura dei Mondiali, sorge però un problema. Il 16 novembre il Kuwait esegue sette condanne a morte: difficile rimuovere il Kuwait senza annullare l’intero testo. Il Qatar inizia a preoccuparsi e a mettere pressione su Panzeri e Giorgi.
A questo punto Kaili, vicepresidente del Parlamento Ue e compagna di vita di Giorgi, inizia a lavorare sui “relatori ombra” della commissione Libe: sono gli eurodeputati responsabili, per ciascun gruppo politico, di fare avanzare la discussione sul testo. Mentre fa pressione sui relatori ombra, Kaili è in costante contatto sul tema con Giorgi. In un messaggio rassicura il partner: «Il Qatar deve mantenere la calma», gli scrive preannunciandogli che nel giro di pochi minuti sentirà un dei più importanti relatori ombra della commissione: è Javier Zarzalejos, spagnolo del Ppe, il partito che ha la maggioranza in parlamento.
Pressioni sulla commissione Libe
Il 22 novembre, in uno scambio di messaggi con Zarzalejos, Kaili scrive: «Ho un incontro con Bartolo domani». Pietro Bartolo, eletto con il Pd, in quel momento è il relatore ombra nella commissione Libe per il gruppo S&D, lo stesso di Kaili, il secondo più numeroso dopo quello del Ppe. Il giorno dopo Kaili scrive di nuovo a Zarzalejos per comunicargli che «Bartolo è con noi». Il nome del politico italiano del Pd era emerso un anno fa in relazione all'inchiesta sul Qatargate perché suo figlio, Giacomo, nel 2021 aveva lavorato per Fight Impunity, la ong di Panzeri. Quando la notizia era uscita sui giornali, Bartolo – che non risulta indagato - aveva spiegato che suo figlio «aveva un contratto a partita Iva da circa 1.900 euro lordi mensili. Ha lasciato dopo sette mesi perché la vita a Bruxelles era troppo cara e il lavoro non pienamente soddisfacente».
Si sentiva in debito con Panzeri per aver assunto suo figlio? Le sono mai state fatte, direttamente o indirettamente, offerte di donazioni finanziarie o prebende varie in relazione al voto sull'esenzione dei visti per il Qatar? A queste e ad altre domande inviategli per questo articolo, Bartolo non ha risposto.
Subito dopo gli arresti dell'anno scorso, l'eurodeputato si era detto disgustato per le notizie emerse: «Se è vero, devono buttare la chiave nella Fossa delle Marianne – aveva dichiarato - Ora bisogna vedere: mi auguro di no, ma a quanto pare c’è poco da sperare. Gli hanno trovato i soldi, gli hanno trovato tutto. Non si può condannare e gettare fango su tutti: anche tra gli apostoli c'era un traditore». Di sicuro c’è che Kaili si è data un gran daffare per questo voto.
La sua linea, espressa in vari messaggi, era la seguente: «Non dobbiamo punire l’Oman e il Qatar per ciò che ha fatto il Kuwait». In altre parole, l'eurodeputata non voleva che, per via delle esecuzioni a morte avvenute in Kuwait, venisse cestinata anche per i cittadini di Qatar e Oman la possibilità di entrare nell'Ue senza visto. Alla fine la sua linea ha avuto successo. La liberalizzazione dei visti per il Qatar è stata discussa dalla commissione Libe. Nel testo è rimasto anche il Kuwait, ma con una condizione: l'esenzione vincolata all'adozione di una moratoria sulla pena di morte.
Corsa contro il tempo
Affinché tutto vada come desiderano Kaili, Giorgi e Panzeri, c'è però un altro ostacolo da superare. Il gruppo parlamentare Renew (per l'Italia ne fanno parte Azione e Italia Viva) vuole presentare cinque emendamenti mirati a introdurre una modifica nel testo: concedere l'esenzione dal visto solo nel momento in cui il sistema informatico Etias sarà operativo. Etias è l'equivalente europeo del sistema Esta, quello usato per entrare negli Usa senza dover richiedere il visto presso ambasciate o consolati. In sostanza il viaggiatore richiede il permesso online e il suo nome viene processato attraverso diversi database per verificare eventuali problemi come precedenti penali o collegamenti con reti terroristiche.
Il Qatar è sospettato di avere legami con organizzazioni islamiste considerate in quel momento terroristiche dall'Ue, come ad esempio Hamas. Per questo Renew vuole emendare il testo del regolamento. Per Doha, ovviamente, non è una buona notizia. Significherebbe dover aspettare ancora parecchio. Basti pensare che il sistema Etias ancora oggi non è entrato in vigore.
Davanti a questo scenario, Kaili si dà da fare per scongiurare il pericolo. Chiede un incontro con l'eurodeputata svedese Abir Al Sahlani, responsabile del testo per il gruppo Renew, dicendole che vuole parlarle dei bambini vittime della repressione in Iran. «Per 25 minuti - ha raccontato Al Sahlani a Politico - Kaili ha parlato solo del Qatar e del motivo per cui avrebbe dovuto ottenere la liberalizzazione dei visti. Mi sono davvero arrabbiata. L'intero incontro è stato solo un'imboscata per cercare di aiutare il regime del Qatar».
Il voto della commissione Libe è fissato per l’1 dicembre. Il giorno prima la socialista Kaili scrive ancora all’eurodeputato spagnolo Zarzalejos (Ppe): «Dobbiamo attenerci alla linea e respingere definitivamente, come suggerito, gli emendamenti di Renew». «Li respingeremo tutti. Sono il responsabile della lista di voto del Ppe. Lo farò», concorda Zarzalejos.
L’1 dicembre è il giorno della votazione. Anche se non fa parte della commissione Libe, Kaili si presenta per sostituire eventuali assenti. Gli emendamenti di Renew vengono respinti. Il testo passa con 42 favorevoli e 7 contrari. Sui messaggi scambiati con Kaili a proposito del voto sui visti, l'eurodeputato spagnolo Zarzalejos ci ha risposto spiegando che è «normale tra colleghi» lo scambio di opinioni «sulla gestione di questioni che, come in questo caso, incontrano un ampio consenso». Lo stesso concetto espresso da Kaili nell'intervista che ci ha concesso. Alla fine il provvedimento è infatti passato soprattutto grazie al sì di Ppe e S&D, cioè popolari e socialdemocratici.
In un rapporto preparato per il cliente qatarino, Panzeri e Giorgi rivendicano la responsabilità delle azioni compiute da Kaili per ottenere il voto: «Abbiamo neutralizzato diversi tentativi di fermare il processo, con l'Etias e con la moratoria sulla pena di morte dopo le esecuzioni in Kuwait», scrivono. Quattro anni prima, i due italiani avevano promesso al Qatar che avrebbe ottenuto l'esenzione dai visto in tempo per la Coppa del Mondo. Non sono stati puntuali, visto che il Mondiale è già iniziato, ma il traguardo è in vista: il voto finale, in plenaria a Strasburgo, è previsto per il 13 dicembre 2022, cinque giorni prima della finale di Doha. Tutto s'interrompe però il 9 dicembre.
Giorgi, Panzeri e Kaili vengono arrestati. Il 12 dicembre il Parlamento Ue destituisce la politica greca dalla carica di vicepresidente. Tre giorni dopo viene votata una risoluzione che sospende i lavori su tutti i progetti normativi potenzialmente contaminati dalla presunta corruzione del Qatar, compreso il regolamento sui visti. Nella primavera del 2023, interrogata sulla vicenda dalla polizia belga, Kaili ha assicurato di aver sostenuto il Qatar e gli altri Paesi interessati dal provvedimento perché questa era «la linea politica ufficiale dell’Ue». «Non è stato Panzeri a progettare questa politica», ha aggiunto spiegando che «la politica europea e gli interessi di Panzeri coincidevano».
Kaili ha ammesso di aver «chiesto consiglio» al compagno Giorgi, così come a Panzeri, ma solo nel novembre 2022: «Hanno una buona conoscenza della regione del Medio Oriente e del Nord Africa...La mia specializzazione è la tecnologia e non ne so abbastanza della regione». Gli investigatori le hanno detto che, dai messaggi e dalle intercettazioni, sembra invece che i due le stessero dando istruzioni. «Sono stata io a richiedere il loro consiglio», è stata la risposta di Kaili.
© Riproduzione riservata