Tu puoi far finta che non esista il Natale ma il Natale si ricorderà sempre di te. E ti verrà a cercare
In un mondo sempre più fatto di estremismi, di “sì” o “no”, di vax o no vax, di pizza o sushi, ormai l’umanità si divide in due macro categorie in costante lotta fra di loro: chi ama il Natale, e inizia a fare l’albero a settembre, e chi lo detesta, ed assume l’espressione del Grinch dall’8 dicembre fino all’8 gennaio.
In mezzo ci siamo noi: quelli a cui del Natale non gliene frega, letteralmente, un cazzo.
Ci piace l’atmosfera ma ci sentiamo comunque piuttosto ridicoli in mezzo a maglioni con renne imploranti pietà, alberi in pvc e presepi ambientati in una ipotetica Betlemme popolata pizzaioli napoletani ed animali da stalla non autoctoni.
Ecco quindi un breve elenco su come sopravvivere al disagio natalizio:
Regali
Qualunque regalo facciate sappiate che chi odia il Natale vi accuserà comunque sempre di consumismo, chi lo ama smodatamente sarà comunque sempre insoddisfatto, perché le sue aspettative sui regali si fermano ai film natalizi anni Novanta ma ormai nessuno può più permettersi di andare a fare shopping a New York sulla quinta strada.
Quindi optate per un regalo etico: tipo piantare un albero in Brasile. Chiaramente chi lo riceverà non ne sarà contento - perché a nessuno frega niente nemmeno degli alberelli del parchetto sotto casa, figuriamoci di quelli dall’altra parte del mondo - però non potranno ammetterlo, quindi fingeranno gratitudine. E almeno in Brasile qualcuno sarà contento.
Messaggistica
Anche se la cosa è sconosciuta ai più, la Costituzione italiana prevede la tutela del diritto di non rispondere ai “Buon Natale”, alle catene di Sant’ Antonio, e pure la possibilità di disinstallare Whatsapp, nei casi più estremi.
Non esitate quindi a esercitare i vostri diritti costituzionali per tutelare la vostra stabilità mentale minata dagli auguri molesti.
I saluti prenatalizi
Nelle due settimane che precedono il giorno di Natale riceverete un incongruo numero di proposte che suoneranno più o meno come la seguente frase “Riusciamo a salutarci prima di Natale?”. Come se fosse l’unica occasione per salutarsi prima dell’estinzione dell’umanità.
So che la notizia vi sconvolgerà ma non lo è. Quindi sentitevi liberi di rispondere “no”.
Le vacanze di Natale non significano partire in guerra, imbarcarsi per le Americhe o sparire nel buco nero di Interstellar.
Si tratta solo di due settimane. Siamo sopravvissuti chiusi in casa per un anno intero senza vedere quasi neanche noi stessi, possiamo benissimo sopravvivere senza incontrare prima del 25 Dicembre gente che per il resto dell’anno non vediamo comunque mai.
I Parenti
Se siete tra coloro che i parenti non li odiano ma neanche ci andrebbero a fare una crociera sul Nilo, l’esperienza sarà sopportabile finché riuscirete ad evitare le domande. In particolare le domande di carattere personale: “Quando ti laurei?” “Quando ti sposi?” “Cosa ne pensi dei Ferragnez?”.
Buona educazione vorrebbe l’elaborazione di una risposta diplomatica prima del “vaffanculo”, ma se questa non dovesse sovvenirvi ricordate che potete sempre dire di aver appena aderito alla campagna internazionale “SALVA UN PARENTE” che cerca di sensibilizzare le famiglie italiane sugli effetti collaterali dannosi delle frasi interrogative.
I cenoni
Sul piano alimentare le festività natalizie sarebbero perfette se durassero tre giorni. Un picco di 72 ore di glicemia, trigliceridi, oli, fritti misti, e risentimento per se stessi. Subito dopo il ritorno della pace universale, sottoforma di insalata.
Invece sappiamo che non è così, perché dopo tre giorni non ci si ferma, ma si ricomincia. Per un totale di 15 giorni ininterrotti di abitudini alimentari immonde.
Con la triste consapevolezza che le raccomandazioni dei medici in tv che suggeriscono di moderarsi saranno utili quanto il braccio in silicone del dentista di Biella per non farsi vaccinare.
Per tutto il resto conviene, fin da ora, arrendersi. Tu puoi far finta che non esista il Natale ma il Natale si ricorderà sempre di te. E ti verrà a cercare.
Tramite un terzo piatto di tortellini, una porzione di lasagna avanzata, un candito che ti era sfuggito e non sei riuscito a togliere dal panettone.
In questo caso bisogna accettare l’ineluttabilità dell’evento e ricordarsi che ciò che non uccide, fortifica. Al massimo: ingrassa.
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