L’ultimatum ha funzionato. L’ex ministro Andrea Orlando aveva indicato il fine settimana come scadenza per avere risposte dal campo largo sulla sua candidatura a presidente della regione Liguria in vista delle elezioni del prossimo 27 e 28 ottobre. E ieri è arrivato il sostegno dei Cinque stelle. Con il senatore Luca Pirondini, nome che era stato proposto come candidato presidente del Movimento, che ha fatto un passo indietro. «Dopo numerosi confronti sui temi comuni, la candidatura di Andrea Orlando è risultata essere l’opzione più condivisa nella coalizione», ha scritto in una nota Pirondini, che garantito l’appoggio all’ex ministro «per offrire ai liguri un governo all’altezza delle sfide che attendono la regione».

A confermare il sostegno a Orlando anche il leader del M5s Giuseppe Conte, che ha ringraziato Pirondini «per aver accettato in un primo momento la candidatura» e «averla interpretata responsabilmente come contributo al servizio della coalizione». Si è lavorato, ha precisato Conte, per «una convergenza sul profilo di maggiore unità».

Orlando, da settimane in movimento sul territorio, si era messo a disposizione di tutto il centrosinistra, ma fino a ieri lamentava una «sottovalutazione» soprattutto dalla segreteria del suo partito e aveva avvertito che, in mancanza di una decisione a stretto giro, si sarebbe fatto da parte.

Sono stati mesi di incertezza in «una sorta di combinazione di silenzi e assensi», nessuno si diceva «d’accordo», nessuno «contrario», aveva detto alla festa dell’Unità di Bologna. Ma un avvicinamento al M5s c’era stato prima della chiusura delle ferie della Camera, quando aveva incontrato Conte, che avrebbe avuto il compito trovare unità sul nome nella sezione ligure del movimento.

«Un passo avanti»

Per la segretaria dem Elly Schlein è «un passo avanti significativo». Ma il confronto «con le altre forze politiche che vorranno, speriamo, costruire una coalizione che sia competitiva e vincente per la Liguria», ha proseguito Schlein, non finisce qui e continua «in queste ore».

A unirsi attorno al nome di Orlando anche Alleanza Verdi e Sinistra che, in una nota firmata dalla segretaria regionale, Carla Nattero, e dal co-portavoce Europa Verde Liguria, Simona Simonetti, lo definiscono la «personalità più adatta, per esperienza e competenza» capace di «favorire il lavoro comune della coalizione» per affrontare i problemi reali come sanità, lavoro, ambiente e una mobilità adeguata e sostenibile.

A questo punto, rimane però ancora da sciogliere il nodo Italia viva, dopo che diversi esponenti del Movimento hanno escluso una possibile coalizione con Matteo Renzi e lo stesso Orlando ha posto come condizione il ritiro del sostegno di Italia viva al sindaco di Genova Marco Bucci, che «rivendica il suo lavoro con Toti» e «si metterà a fare campagna elettorale per il centrodestra». Per l’ex ministro sarebbe una contraddizione: «Una forza politica che sostiene un sindaco che fa campagna con il centrodestra volendo stare nel centrosinistra è insostenibile».

Ora, dopo l’ufficialità dei Cinque stelle, «è Renzi a dover chiarire», ha detto in un’intervista all’Huffington Post la vicepresidente del Pd, Chiara Gribaudo, perché «non può stare in giunta a Genova con la destra e poi voler stare nel centrosinistra. Deve scegliere».

Per Orlando la componente «liberale» di Renzi nel centrosinistra «è utile», aveva detto a Bologna, ma occorre organizzare la convergenza «con grande serietà». Non sono però dello stesso parere i Cinque stelle, che hanno espresso un netto no a una coalizione con il leader di Italia viva. «Mi auguro che il Pd sia consapevole che Renzi è deflagrante per il campo progressista», aveva detto l’ex ministro, oggi senatore Cinque Stelle, Stefano Patuanelli intervistato Domani, considerando «impossibile» un accordo con il leader di Iv. Un portato quello di Renzi che, dice Patuanelli, «non è positivo per il centrosinistra»: dalla divisione sui temi all’assenza di «un substrato comune sul modo di fare politica».

Ma, più che parlare di leader, Gribaudo invita a costruire una proposta politica credibile, per cui «serve capacità, umiltà e voglia di uscire dai personalismi e provare a costruire un futuro lasciandosi un passato non proprio glorioso alle spalle». E infatti chi vincerà le elezioni di ottobre erediterà una regione con un buco che ha superato i 230 milioni di euro nella Sanità e i soldi del Pnrr finiti nel caso giudiziario che ha coinvolto il governatore uscente.

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