Il Tar di Ancona ha accolto il ricorso proposto da un gruppo di concorrenti: la prova, bandita a livello nazionale per immettere in ruolo circa 20mila docenti, è da ripetere in Abruzzo, Emilia-Romagna, Marche, Puglia e Umbria
Il concorso ordinario Pnrr, bandito a livello nazionale per immettere in ruolo circa 20mila docenti di laboratorio, è da rifare per le scuole secondarie di cinque regioni: Abruzzo, Emilia-Romagna, Marche, Puglia e Umbria. Lo ha stabilito il Tar di Ancona, accogliendo il ricorso proposto da un gruppo di concorrenti. Il Tribunale amministrativo ha infatti rilevato la violazione dell’anonimato nell’espletamento della prova pratica: ai candidati era stato chiesto di apporre nome e cognome sui fogli usati per la soluzione dei quesiti.
Anonimato non rispettato nella prova pratica
Il concorso ordinario Pnrr, bandito a livello nazionale per assumere circa 20mila insegnanti, è stato strutturato a livello interregionale e le procedure sono state gestite dall’ufficio scolastico regionale delle Marche, che ha nominato la commissione d’esame. Le prove si sono svolte a maggio scorso a Porto Sant'Elpidio.
La commissione ha deciso di far svolgere la prova pratica agli aspiranti docenti della classe B022, Laboratori di tecnologie e tecniche delle comunicazioni multimediali, in modalità scritta. Ai candidati è stato richiesto però di scrivere il proprio nome e cognome sui fogli utilizzati per la soluzione dei quesiti. In questo caso – ha rilevato il Tar – non c’era motivo per non osservare il principio di anonimato.
«Quando una prova pratica viene strutturata in forma scritta – ha spiegato l’avvocato dei ricorrenti, Gaetano Liberoti – occorre rispettare la regola generale del suo svolgimento in forma anonima, non essendoci alcun valido motivo per cui chi corregge la prova debba conoscere il nome del suo autore, così da mettere a rischio la credibilità e la trasparenza del concorso».
Il Tar ha applicato questo principio giurisprudenziale, rilevando che si trattava di una prova pratica, da portare a termine in un tempo massimo di otto ore e consistente nella redazione di una dimostrazione tecnica per gli studenti di un istituto tecnico o professionale, quindi non era «ipotizzabile che l’espletamento della stessa nell’arco delle otto ore concesse potesse avvenire alla presenza della commissione».
Ora il ministero dell’Istruzione dovrà far ripetere la prova pratica a tutti i candidati, dopodiché bisognerà ripetere anche le prove orali e approvare una nuova graduatoria di vincitori, valida a partire dal prossimo anno scolastico.
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