Il caso della maestra della scuola materna privata cattolica di Treviso sarà il pretesto che il ministro utilizzerà per inasprire il codice etico, che nei mesi scorsi è stato usato per punire l’attività politica extrascolastica degli insegnanti. Un’altra questione marginale, un’altra battaglia morale che fa leva sul senso comune, pur di non occuparsi dei problemi reali della classe docente
Negli ultimi giorni ha catturato l'attenzione dei media la vicenda di una maestra — assunta a tempo indeterminato in una scuola materna privata cattolica di Treviso — sospesa senza stipendio e minacciata di licenziamento a causa della scoperta da parte di alcuni genitori della sua attività lavorativa autonoma su un profilo privato OnlyFans, la piattaforma per vendere contenuti digitali esclusivi, in genere erotici.
Si tratta di un'attività legittima che non interferisce in alcun modo con il suo lavoro di insegnante. Il trattamento discriminatorio subito da questa persona può essere perseguito legalmente grazie alla normativa attuale sul lavoro (D.Lgs. 81/2015, noto come Jobs Act), sebbene la protezione sarebbe stata ancor più forte, soprattutto riguardo la minaccia di licenziamento, con la legge precedente (Statuto dei Lavoratori) abrogata dal Jobs Act.
Ci auguriamo dunque che la vittima di questo atto discriminatorio da parte del datore di lavoro agisca legalmente a sua tutela con l’adeguato supporto di avvocati e organizzazioni sindacali. Anche perché ci troviamo in quella zona grigia, intrinsecamente ambigua, rappresentata dalle scuole paritarie di orientamento religioso, dove educazione e indottrinamento si sovrappongono, i contratti di lavoro sono spesso precari e mal regolamentati, i genitori percepiti come clienti da soddisfare.
La Fism di Treviso — Federazione Italiana Scuole Materne, che riunisce le scuole dell'infanzia paritarie cattoliche o di ispirazione cristiana — ha annunciato l'approvazione di un codice etico per regolamentare il comportamento degli insegnanti sui social media, affinché episodi simili non si ripetano. Probabilmente inseriranno la norma secondo cui chi insegna nelle loro scuole non può postare foto in bikini. Una questione poco rilevante e anche un po’ grottesca.
Un codice per punire
Preoccupa invece la reazione del ministro Valditara, che ha colto l’occasione per ribadire l’importanza di un codice etico per chi lavora nella pubblica amministrazione, anche riguardo il comportamento da tenere nei social network. Già negli scorsi mesi è stato fatto un uso improprio di tale codice, per punire l’attività politica extrascolastica di alcuni insegnanti. È dunque molto probabile che tali codici mirino a limitare la libertà di espressione dei lavoratori più che il costume.
Valditara continua a soffermarsi su questioni marginali, a condurre inutili battaglie morali di senso comune, trascurando le criticità reali della professione insegnante in Italia oggi. Queste criticità, se non affrontate, potrebbero avere conseguenze drammatiche sulla disponibilità di personale e sulla stabilità del sistema scolastico nel suo complesso.
Problemi reali
Tutta Europa sta attraversando una crisi di vocazione alla professione docente: si registra un invecchiamento del corpo insegnante e grandi carenze di organico. L’Italia è tra le realtà più problematiche sotto questo punto di vista. Prendiamo in considerazione solo il caso delle scuole dell’infanzia, nidi e materne. Le regioni del nord stanno già sperimentando grosse difficoltà nel reperire personale. Soprattutto nei nidi privati convenzionati. E tale scarsità è destinata a peggiorare nei prossimi anni.
La vicenda della maestra di Treviso ha suscitato scalpore anche per il suo dichiarato guadagno di 1.200 euro al giorno dal profilo OnlyFans, somma equivalente al suo stipendio mensile dalla scuola. Secondo le rilevazioni Istat, 1.175 euro è la soglia di povertà; per un docente di scuola dell'infanzia o primaria a Milano, con uno stipendio di 1.400 euro, la situazione economica è già al limite. Se consideriamo un docente con famiglia, le soglie di povertà aumentano notevolmente.
Non sorprende, dunque, che siano sempre meno i giovani disposti a intraprendere un percorso universitario seguito da anni di lavoro intermittente e precario, per poi ritrovarsi in una professione sì qualificata — peraltro la più importante per la riproduzione sociale — ma che offre stipendi appena superiori alla soglia di povertà. Le foto in bikini sono l'ultimo dei problemi su cui il ministro dovrebbe concentrarsi.
Semmai, il caso della maestra di Treviso dovrebbe interessarlo in quanto esempio eccellente di uno dei principi sempre esaltati da Valditara e dal suo entourage, anche nei documenti programmatici e nelle linee guida per la scuola. Il famoso mito dell’autoimprenditorialità, che non si stancano di promuovere ad ogni piè sospinto.
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