Basta convertire le percentuali in numeri e accedere alle informazioni disponibili sulla piattaforma Unica per capire che le sperimentazioni formative volute dal ministro Valditara vanno avanti solo grazie alle deroghe del governo: «Siamo di fronte a una vera e propria inversione della realtà»
«Un successo al di là di ogni previsione», aveva detto il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara per commentare il numero di scuole in Italia che per il 2025/26 ha deciso di aderire alla nuova filiera formativa tecnologico-professionale 4+2, passate dalle 180 dell’anno in corso a 396. Con 628 percorsi formativi attivati in tutto il paese, invece dei 225 del 2024/25: «In realtà è tutta la scuola italiana che sta cambiando in profondità, a partire proprio dalla scuola tecnico-professionale». Ma a guardare la realtà, cioè i dati a disposizione dal 10 febbraio, quando si è chiusa la finestra per presentare le domande di iscrizione a scuola per il prossimo anno, si capisce che le cose non stanno così.
Dati alla mano
I numeri, diffusi dal ministero soltanto in percentuale, non certificano alcun cambiamento per quel che riguarda le scelte degli studenti in Italia. Anzi, il quadro è molto simile a quello degli ultimi anni: i licei continuano a essere preferiti da oltre la metà di chi si iscrive alla secondaria di secondo grado, il 55,99 per cento dei futuri allievi. L’anno scorso erano stati scelti dal 55,63 per cento. La maggior parte preferisce lo scientifico, soprattutto in Campania, Lazio e Sicilia ma anche il classico mantiene una buona posizione, lo frequenteranno il 5,37 per cento dei futuri alunni.
Seguono i licei, in leggero calo, gli istituti tecnici che saranno frequentati dal 31,32 per cento degli iscritti (contro il 31,66 del 2024/25) e professionali che accoglieranno il 12,69 per cento degli studenti invece del 12,72 per cento.
Gli unici valori assoluti forniti dal Mim sono quelli relativi agli studenti che hanno scelto il percorso 4+2, «triplicati», secondo quanto riferito da Valditara, dai 1.669 iscritti dell'anno in corso ai 5.449 per il prossimo: un «importante apprezzamento da parte delle famiglie della sperimentazione relativa alla filiera tecnologico professionale».
Soffermandosi sui dati, però ci si rende conto non solo di quanto possa essere discutibile definire un «importante apprezzamento» il fatto che meno dell’1 per cento del totale delle iscrizioni registrate per l’anno scolastico 2025/26 al primo anno delle scuole superiori abbia optato per la nuova filiera 4+2.
Ma pure che i conti non tornano: anche se a settembre gli studenti che parteciperanno alla sperimentazione tecnologico-professionale diventassero 6 mila, come auspica il ministro contando chi durante l’anno potrebbe scegliere di passare dal sistema quinquennale a quello quadriennale, le classi sarebbero in media formate con meno di 10 allievi ciascuna, visto che i nuovi percorsi attivati dalle scuole sono 628.
«Parlare di successo ci sembra francamente inopportuno e fuori luogo», commenta Graziamaria Pistorino, sindacalista di Flc Cgil, che fa notare come sarebbero dovuti essere 15.700 gli iscritti al primo anno della filiera del 4+2 per avere una media di 25 alunni per classe: «Siamo di fronte a una vera e propria inversione della realtà, un’operazione meramente propagandistica che descrive un inesistente successo anche a fronte dell’insuccesso già registrato lo scorso anno».
Il fallimento del Made in Italy
Vale lo stesso anche per il liceo del Made in Italy. Tanto voluto e incensato non solo dai ministri Valditara e delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ma anche dalla presidente del Consiglio: «Per me questo è il liceo, perché non c'è niente di più profondamente legato alla nostra cultura», aveva detto Giorgia Meloni per promuovere il suo debutto nella primavera del 2023, dal Vinitaly di Verona.
Eppure, le specifiche sul percorso formativo erano poche e vaghe, così solo 375 persone si sono iscritte al nuovo indirizzo lo scorso anno, lo 0,08 per cento del totale, arrivate fino a 506 nelle settimane successive, quando si è aggiunto chi ha presentato domanda in forma cartacea. A sceglierlo per il prossimo anno, invece, a oggi, è stato lo 0,09 per cento dei futuri allievi.
Un incremento raccontato dal ministro dell’istruzione e del merito come positivo, «del 10 per cento». Che nella pratica si traduce con 460: 85 iscritti in più, se si calcola, ad esempio, il dato sul numero degli studenti che passeranno dalle medie alle superiori il prossimo anno: 511.244.
Si tratta di stime perché il ministero non ha fornito i numeri assoluti degli iscritti. Così come non è possibile conoscere il numero ufficiale delle classi del liceo del made in Italy attive per l’anno in corso e sapere da quanti allievi sono composte. Come fa notare uno dei lettori di Domani, se le scuole ad avviare il nuovo percorso fossero 92, in base a quanto reso noto alla fine delle iscrizioni per il 2024/25, e avessero formato almeno una classe ciascuna, la media sarebbe di meno di 6 alunni per corso.
Ma basta consultare la piattaforma Unica, pensata dal Mim per semplificare l'accesso alle informazioni sulle scuole, per capire che il liceo del Made in Italy è stato attivato in molte meno scuole. Se ne contano 32, tra statali e paritarie. Con un numero di alunni che in media si aggira attorno ai 16 per classe anche se varia in base agli istituti che nella maggior parte dei casi non esplicitano quanti allievi frequentano la sperimentazione imposta da Valditara.
Come spiega Pistorino, sebbene il numero minimo di allievi per classe dovrebbe essere 27, come stabilito dal Dpr 81 del 2009, l’anno scorso una deroga ha permesso anche la formazione di classi con meno iscritti, per favorire il diritto allo studio nelle scuole che si trovano in territori fragili, ad alta dispersione scolastica, ad esempio, o a rischio spopolamento. «Nel decreto interministeriale, però, è stato inserito forzatamente un passaggio per estendere le deroghe anche per la costituzione "delle classi prime dei nuovi percorsi liceali e delle sperimentazioni dell’offerta formativa tecnologico-professionale”: uno strumento correttivo al palese fallimento delle iscrizioni dei nuovi ordinamenti», sottolinea la sindacalista. A cui sarà necessario ricorrere anche il prossimo anno per permettere, di nuovo, al liceo del made in Italy e alla filiera 4+2 di esistere. Anche se gli studenti non li scelgono.
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