La procura aveva chiesto per l’allora ministro dell’Interno, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, sei anni di reclusione, per aver impedito lo sbarco di 147 migranti, salvati dalla nave dell’Ong Open Arms, per 19 giorni nell’agosto 2019
La seconda sezione penale del tribunale di Palermo ha assolto il leader della Lega Matteo Salvini «perché il fatto non sussiste» dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio al processo per la vicenda della nave della ong spagnola Open Arms. Secondo l'accusa, l'attuale vicepremier, ad agosto del 2019, quando ricopriva la carica di ministro dell'Interno del governo Conte 1, avrebbe impedito illegittimamente all'equipaggio dell'imbarcazione catalana di far sbarcare a Lampedusa 147 migranti soccorsi in mare. I pm avevano chiesto una condanna a 6 anni di reclusione.
All’epoca dei fatti Salvini era ministro dell’Interno del governo Conte I. Arrivato a Palermo, ha rivendicato quanto fatto: «Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto, ho mantenuto le promesse fatte e ho contrastato l’immigrazione di massa», ha detto il vicepremier entrando nell’aula bunker del carcere Pagliarelli. «Qualunque sia la sentenza per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di avere difeso il mio paese e rifarò tutto quello che ho fatto e sono felice delle dimostrazioni di affetto che tantissimi italiani mi stanno portando. Andrò in aula orgoglioso del mio lavoro», ha aggiunto.
La procura, lo scorso 14 settembre, ha chiesto per Salvini una condanna a sei anni di reclusione, ricordando come «i diritti dell’uomo vengano prima della difesa dei confini». Alla difesa dei confini hanno quindi risposto ricordando i limiti, definiti dai diritti fondamentali, del potere esecutivo. L’accusa è rappresentata dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella e dai sostituti Giorgia Righi e Calogero Ferrara.
L’udienza
Presenti in aula le 27 parti civili, che si sono costituite contro l’ex ministro dell’Interno, compreso Oscar Camps, fondatore dell’Ong Open Arms. I legali delle parti civili hanno chiesto oltre un milione di euro di risarcimento all’imputato.
L’udienza si è aperta con le repliche della procuratrice aggiunta Marzia Sabella, che ha affermato come nella «memoria difensiva», l’accusa abbia riscontrato «una lettura non in linea con le risultanze probatorie». E ha aggiunto: «A proposito dei minori non accompagnati è stato detto che non competeva al ministro il loro sbarco. Peccato però che lo stesso prefetto di Agrigento abbia dichiarato che l’autorizzazione allo sbarco provenne direttamente dall’allora ministro dell’Interno. Peccato che sia stato lo stesso imputato a sostenere l’autorità del ministero dell’Interno per lo sbarco dei minori».
Sabella spiega, inoltre, che «i migranti soccorsi dalla Open Arms non avevano diritto di scendere perché malati, ma perché uomini liberi. Infatti a Salvini si contesta il reato di sequestro di persona, non di lesioni. Il problema è la libertà non la salute». E, continua, «se una nave da crociera ben può costituire un comodo e pur divertente Pos temporaneo, i crocieristi a bordo che si trovano a non poter sbarcare in assenza di valide ragioni sono indubbiamente vittime di sequestro di persona».
Un altro elemento che non torna in quanto dichiarato dalla difesa dell’imputato, secondo l’accusa, è l’attribuzione della «giurisdizione alla Spagna, stato di bandiera della Open Arms. La legge prevede, infatti, che la giurisdizione è del paese nelle cui acque si trova l’imbarcazione: in questo caso l’Italia». Sabella ha poi smentito che ragioni di sicurezza nazionale giustificassero il no allo sbarco.
Dopo una breve pausa chiesta da Bongiorno, per poter controreplicare, la difesa ha sostenuto che «Open Arms ha volontariamente scelto di non far sbarcare i migranti, pur avendo diverse possibilità». Inoltre, secondo l’avvocata, «lo stato di bandiera (la Spagna, ndr) è l’ultimo che ha la giurisdizione» e – aggiunge – «le affermazioni della Open Arms sono fatte per non ottemperare un obbligo». Per la difesa, «Open Arms ha disubbidito a Malta, alla Spagna e all’Italia. Condannare Salvini significa legittimare le consegne concordate in mare dei migranti. Per questo io insisto sulla assoluzione di Matteo Salvini».
Le reazioni
La Lega negli ultimi giorni è scesa in campo in difesa del ministro, reiterando la narrazione di una magistratura politicizzata, che ha scatenato una campagna d’odio nei confronti delle tre magistrate che rappresentano l’accusa nel processo, dopo la richiesta di condanna del ministro. Tra il pubblico in aula, è presente anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. «Sono qui perché sono amico di Matteo Salvini per dargli la mia vicinanza e la mia solidarietà in questo momento», ha detto all’Ansa. A sostenere il vicepremier anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessandro Morelli.
«Il ministro Salvini ha tutto l’interesse a trasformare il processo Open Arms in un caso politico, usando questa vicenda per attaccare i magistrati e alimentare polemiche ideologiche», ha commentato il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, ospite alla trasmissione Coffee Break, su La7. Sul caso è intervenuto anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che – dopo essere stato prosciolto nel caso Open, dove la gup ha emesso il non luogo a procedere – ha precisato che «il punto di Open Arms è un po’ diverso».
Renzi ha aggiunto: «Sono uno che spera sempre che una persona non venga mai condannata se non ci sono evidenti elementi di colpevolezza. Nel nostro caso voleva decidere che cosa era politica e che cosa no e questo è arrivato un mese dopo che ho lasciato il Pd». Ospite a Mattino 5, ha poi aggiunto che Salvini, di fronte a una legge esistente, «ha detto “rivendico di fare così perché c’è un interesse del paese”. Se sarà considerato innocente sarà contento, se colpevole farà la vittima».
L’allora ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, che è stato sentito durante il processo, ha accusato Salvini di fare «la vittima cercando di impersonificare un ruolo che susciti compassione e vicinanza da parte delle persone, ma lo fa per scopi elettorali». Toninelli spera in un’assoluzione per il vicepremier, perché in caso di condanna «il processo andrebbe avanti e lui potrà andare avanti a fare la vittima che è stata condannata per aver difeso i confini, mantenendo così il consenso». E «da persona informata sui fatti», ha aggiunto, «non ci sono le condizioni né politiche né giuridiche per arrivare a una condanna per sequestro di persona».
La vicenda
Nell’agosto 2019, la nave dell’Ong Open Arms aveva, in tre diverse operazioni, salvato 147 migranti. Era stato approvato da poco il “decreto sicurezza bis”, in base al quale Salvini aveva imposto un blocco all’ingresso nelle acque territoriali italiane e lo sbarco della nave, poi sospeso dal Tar, interpellato dai legali dell’Ong. Questi ultimi hanno fatto anche ricorso al tribunale per i minori di Palermo.
Il Tar ha sospeso gli effetti del divieto di ingresso firmato da Salvini, così come dai ministri dei Trasporti, Danilo Toninelli, e della Difesa, Elisabetta Trenta. I due ministri scelti dal Movimento cinque stelle poi rifiutarono di controfirmare il divieto con cui Salvini impose un secondo blocco dopo la sentenza del Tar.
La situazione a bordo era sempre più critica, per le condizioni in cui erano costretti a vivere i naufraghi. Alcune persone si sono buttate in mare, altre sono state autorizzate a scendere perché minorenni e altre ancora hanno raggiunto la terraferma con alcune piccole imbarcazioni. Lo sbarco degli 83 migranti rimasti è stato infine ordinato dal procuratore di Agrigento. Nel frattempo, il caso è diventato politico, all’interno del governo.
La procura ha aperto un’indagine a carico di ignoti e, nel novembre 2019, ha indagato Salvini. Dopo l’autorizzazione a procedere da parte del Senato, con una diversa maggioranza, composta da Cinque stelle e Partito democratico, nell’aprile del 2021 il vicepremier è stato infine rinviato a giudizio. Da settembre 2021, quando è iniziato il processo, sono state celebrate 24 udienze e sentiti 45 testimoni.
© Riproduzione riservata