Matteo Salvini è stato assolto da tutti i capi di imputazione, perché «il fatto non sussiste». È servita un’intera giornata ai giudici del tribunale di Palermo per decidere sul caso Open Arms, dopo un processo durato tre anni e un’ultima udienza in cui la procura ha reiterato le accuse e l’avvocata Giulia Bongiorno ha ripetuto la sua difesa prima della camera di consiglio.

Ritiratasi, per decidere, alle 11.30, la corte è tornata in aula alle 19.30 per leggere il dispositivo, presente anche il procuratore capo Maurizio De Lucia. La decisione libera il ministro dalla pendenza giudiziaria e i leghisti siciliani, presenti in delegazione in aula, hanno accolto l’assoluzione con un lungo applauso e il coro «Matteo, Matteo».

Immediata è arrivata la reazione sui social del leader leghista: «Assolto per aver fermato l’immigrazione di massa e difeso il mio paese. Vince la Lega, vince il buonsenso, vince l’Italia» e poi fuori dall’aula ha aggiunto che «chi usa i migranti per fare battaglia politica oggi ha perso». Soddisfatta l’avvocata Bongiorno, che l’ha definita una decisione «senza se e senza ma».

Subito dopo la decisione, è stato il momento delle reazioni. Quella del governo era stata anticipata da un ministro della Lega, anzi il braccio destro di Salvini proprio all’epoca dei decreti Sicurezza, Matteo Piantedosi, convinto che la sentenza, in ogni caso, non avrebbe influito «in alcun modo sul governo». Dopo l’assoluzione sempre il ministro dell’Interno si è dichiarato «infinitamente felice». Felice anche il vicepremier Antonio Tajani («c’è un giudice a Palermo») mentre dall’Ungheria è arrivata l’esultanza di Viktor Orbán: «La giustizia ha prevalso, vittoria per i patrioti».

A stretto giro è arrivato anche il commento della premier Giorgia Meloni, che in una nota ha parlato di «grande soddisfazione» e di «un giudizio che dimostra quanto fossero infondate e surreali le accuse rivoltegli». Sul fronte leghista tutti si sono stretti intorno al leader: dal governatore del Veneto, Luca Zaia («giustizia è fatta») al ministro, Giuseppe Valditara, che ha parlato di «un grande giorno per l’Italia».

Le opposizioni, invece, hanno avuto reazioni diverse. Raffaella Paita di Italia Viva ha definito l’assoluzione «una buona notizia», pur ricordando che la «condanna di natura politica resta». Più fredda la reazione dell’ex ministro della Giustizia dem, Andrea Orlando: «Crediamo nella giustizia qualsiasi cosa dica». Sulla stessa linea il verde Angelo Bonelli, che però ha aggiunto che «rimane inalterato il nostro giudizio politico: Salvini non ha difeso i confini dell’Italia».

Giuseppe Conte, premier del governo giallo-verde con Salvini al Viminale, è stato laconico: «i giudici sono un potere autonomo. È bene che tutte le forze di centrodestra lo tengano ben presente, quando pensano di aver ragione e quando pensano di avere un’opinione contraria. La sentenza va rispettata».

L’accusa

Il capo di imputazione era di aver provocato, nell’agosto 2019, l’illegittima privazione della libertà personale dei 147 migranti, tra cui alcuni minori, costringendoli a rimanere a bordo della nave ong Open Arms mentre le condizioni igienico sanitarie diventavano sempre più precarie. Per questo i pm avevano chiesto 6 anni di carcere per il ministro per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.

L’udienza della mattina si era aperta con le repliche della procuratrice aggiunta, Marzia Sabella, che aveva confutato i contenuti della memoria difensiva in cui veniva data «una lettura non in linea con le risultanze probatorie». E aveva aggiunto: «I migranti soccorsi dalla Open Arms non avevano diritto di scendere perché malati, ma perché uomini liberi. Infatti a Salvini si contesta il reato di sequestro di persona, non di lesioni. Il problema è la libertà non la salute».

Sabella aveva poi smentito che ragioni di sicurezza nazionale giustificassero il no allo sbarco. Bongiorno aveva invece replicato sostenendo che «Open Arms ha volontariamente scelto di non far sbarcare i migranti, pur avendo diverse possibilità». Per la difesa, «Open Arms ha disubbidito a Malta, alla Spagna e all’Italia. Condannare Salvini significa legittimare le consegne concordate in mare dei migranti. Per questo io insisto sulla assoluzione».

Le conseguenze

Cominciata la camera di consiglio, il ministro Salvini è rimasto a Palermo, in attesa. Ha parlato ai cronisti ripetendo che «sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto» perché «ho mantenuto le promesse fatte, ho contrastato le immigrazioni di massa» e «per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di aver difeso il mio paese. Rifarei tutto».

Poi ha pranzato con la fidanzata Francesca Verdini, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e i sottosegretari Alessandro Morelli e Claudio Durigon e ha fatto due passi per la città.

La certezza che filtra dalla Lega, subito dopo la sentenza di assoluzione, è una: «Il verdetto può solo rafforzarci». Sul fronte di Fratelli d’Italia, invece, l’indicazione di scuderia è quella di abbracciare il verdetto come un segnale favorevole per la linea migratoria del governo.

Meloni, infatti, ha chiosato rivolta al suo vicepremier: «Avanti insieme con tenacia contro il traffico di esseri umani». Poi però la scelta è stata quella di evitare di alzare i toni in materia di giustizia, con una certezza: l’assoluzione – insieme a quella di Matteo Renzi nella vicenda Open – faciliterà certamente anche l’iter della riforma costituzionale della giustizia, che prevede la separazione delle carriere, perché toglierà un’arma di polemica a chi avrebbe preferito gridare ai giudici politicizzati.

Con questo clima di prudente pacificazione la convergenza favorevole di una maggioranza trasversale con anche Azione, +Europa e Italia viva sarebbe più semplice. Difficile arrivare ai due terzi dei voti necessari a evitare il referendum, ma un allargamento alle opposizioni metterebbe certamente pressione sul Pd, dove in passato si era ragionato di separazione soprattutto tra i riformisti.

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