La maggioranza della popolazione svizzera vuole rafforzare la cooperazione con la Nato dopo la guerra scatenata dalla Russia. Prevale anche la voglia di aumentare le spese militari.
Gli svizzeri vogliono una maggior cooperazione con la Nato. È il risultato di un sondaggio svolto dall’istituto di ricerca Sotomo insieme alla testata SonntagsBlick, che ha fatto luce sulle priorità per la popolazione della Svizzera a seguito della guerra in Ucraina.
- L’invasione da parte della Russia ha infatti cambiato la percezione di sicurezza e di impegno in politica estera degli svizzeri. Il 35 per cento degli intervistati ha sostenuto la necessità di una più stretta collaborazione con la Nato e il 21 per cento degli interpellati era in qualche modo favorevole a questa condizione. Un totale che supera la maggioranza degli intervistati. Tuttavia, solo il 19 per cento ha dichiarato di essere decisamente a favore di un ingresso nell’Alleanza atlantica e un altro 14 per cento ha espresso un tiepido consenso a tale eventualità.
- Dopo l’accelerazione di Finlandia e Svezia nella procedura di ingresso nella Nato, che potrebbe avvenire nel giro di settimane e mesi, si stringe il fronte delle opinioni pubbliche a favore di un rafforzamento dell’Alleanza.La maggioranza (56 per cento) in Svizzera vuole che il paese si avvicini alla Nato e per di più una percentuale simile (55 per cento) è favorevole a spese maggiori nella difesa nazionale. Un’altra misura che stanno prendendo molti governi nel continente europeo.
- L’indagine, condotta su un campione di 20mila persone, si è interessata anche ad altri temi di politica estera. Il 47 per cento ha ribadito come la scelta della Svizzera di accodarsi alle sanzioni europee nei confronti della Russia non abbia violato lo storico principio di neutralità del paese. Sono particolarmente interessanti i numeri sul possibile impegno svizzero a favore di Kiev. Il 61 per cento degli intervistati si è detta favorevole a un coinvolgimento maggiore della Svizzera nella guerra in Ucraina. Il 66 per cento ha però rifiutato l’opzione dell’invio di armi, mentre il 62 per cento supporta gli aiuti militari come elmetti e giubbotti antiproiettili.
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