È successo ad un richiedente asilo in coda in via Patini, fuori dall’ufficio immigrazione della questura della Capitale, dove ogni giorno e ogni notte si accalcano persone che necessitano di permessi. La questura smentisce e parla di un cittadino comunitario deceduto per morte naturale. Mercoledì a Roma un presidio di Usb Migranti per il rispetto della dignità dei lavoratori stranieri ed i richiedenti asilo
Era in fila davanti agli uffici della Questura a Roma, ufficio stranieri di Via Patini, dalle dieci di sera per garantirsi un posto allo sportello per fare richiesta di asilo, quando è morto. L’episodio denunciato dall’Unione sindacale di base è avvenuto nella notte tra lunedì 27 e martedì 28 gennaio. Secondo alcuni testimoni che hanno assistito al decesso, si tratterebbe di una persona anziana. «Ci siamo accorti che era morto quando abbiamo chiamato la lista per continuare la fila alle 4 del mattino – hanno detto – alle 11 di sera ancora parlava con la signora che stava accanto a lui».
Diversa, invece, la versione della questura, secondo la quale non si tratterebbe di un richiedente asilo, ma di un cittadino rumeno che non si trovava in coda, essendo «un cittadino comunitario a cui era stato notificato un ordine di allontanamento dal territorio nazionale». «Esprimiamo cordoglio per la morte improvvisa di una persona giovane», hanno scritto in una nota specificano che «il decesso sarebbe avvenuto per cause naturali, la vittima stava dormendo dopo aver trovato riparo in un giaciglio di fortuna».
La denuncia del sindacato Usb
Il sindacato Usb Migranti ha denunciato, ancora una volta, la situazione che si vive quotidianamente davanti alla questura in zona Tor Cervara, alla periferia est della Capitale: «Molti cittadini stranieri si ritrovano a dover trascorrere molte ore, a volte anche giorni, fuori dall’ufficio immigrazione per accedere a un diritto che dovrebbe essere di tutti i cittadini stranieri presenti in Italia: avere un documento, per poter vivere dignitosamente!».
«Questa vergogna deve finire: a Roma, come in altre città», ha detto Usb. «Basta razzismo di Stato, basta con le inadempienze del governo nei confronti dei lavoratori stranieri. Non è accettabile morire per ottenere un foglio di carta: questa è barbarie!», ha continuato il sindacato chiedendo giustizia per il lavoratore morto nella notte.
Usb Migranti ha invitato «tutti a mobilitarsi, per la dignità di tutti i lavoratori stranieri ed i richiedenti asilo che vivono nel nostro paese». Il presidio è stato indetto per mercoledì 29 alle 16 in piazza Santi Apostoli, a Roma.
Le reazioni
Dopo aver appreso dell’accaduto, in un comunicato congiunto Anpi e Cgil, hanno fatto sapere che mercoledì 29 gennaio saranno presenti davanti agli uffici di via Patini «per sostenere le persone che si trovano in fila per ribadire che non si può rimanere indifferenti per quanto accaduto, ma evitare che si ripeta».
Con l’impegno a parlare alle istituzioni, hanno poi continuato a spiegare che «da tempo denunciamo le gravi condizioni in cui versa l’ufficio immigrazione della questura di Roma, il più grande d’Italia, con una situazione divenuta insostenibile sul piano umanitario e lavorativo».
«Nel piangere l’irreparabile perdita di una vita umana, torniamo a denunciare lo scandalo di quelle code, di una normativa e di una organizzazione di un servizio pubblico che sono fatti per dissuadere e spingere nella irregolarità i migranti, fino al rischio di tragici eventi come quello di questa notte. Una situazione che si verifica da quando il decreto-legge 133/2023 è entrato in vigore e che di fatto ha comportato una netta riduzione delle domande accolte», ha detto la senatrice Pd Cecilia D’Elia.
«Precisamente un anno fa - aggiunge - ho portato, con una interrogazione, all’attenzione del governo la questione e denunciato una palese violazione dei diritti umani. Ne era seguito poi un periodo di maggiore organizzazione e quindi anche di più umano trattamento. Siamo nuovamente in una situazione fuori controllo, con una riduzione delle domande accolte così drastica che porta davanti alla Questura di Roma una calca disumana di oltre 200 persone che provano a essere tra i primi a fare richiesta di protezione internazionale. È necessaria una iniziativa risolutiva, perchè il diritto a presentare domanda di protezione internazionale è un diritto garantito dalla Costituzione».
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