Urla, aggressioni verbali e una capacità di organizzazione insufficiente. Nelle stanze dell’Istituto italiano di cultura a Parigi le cose non vanno come dovrebbero. Antonio Calbi è stato nominato direttore il 28 giugno 2023 su indicazione del ministro degli Esteri e su suggerimento di Gennaro Sangiuliano, ex ministro della Cultura caduto in disgrazia dopo l'affaire Boccia.

Calbi si sarebbe distinto da subito per modi “bruschi”, per così dire, nel trattare non solo i dipendenti ma anche i fornitori e, in alcuni casi, perfino le autorità francesi. Così tanto che la maggior parte dei lavoratori dell’Istituto si è rivolta alle rappresentanze sindacali e alla médecine du travail, l’ente francese che si occupa della tutela della salute e sicurezza sul lavoro, per raccontare come la quotidianità lavorativa all’interno dell’istituto sia diventata pesante da vivere a causa dei comportamenti del direttore.

In Italia ha lavorato al Teatro Eliseo di Roma dove ha ricoperto il ruolo vicedirettore e poi direttore artistico. E ancora al comando del Teatro Argentina, dove gli era stato alzato lo stipendio da direttore a 150 mila euro mentre i lavoratori a tempo indeterminato si licenziavano. Si racconta lui stesso come eclettico, eccelso. Ma lo stile importato in Francia non funziona perché, a quanto pare dalle testimonianze raccolte da Domani, a frenare la “creatività patriota" ci sono i diritti dei lavoratori.

Le liti

Secondo le informazioni raccolte, a ripercuotersi sui compiti, eccessivi, che gravano sulle spalle dei dipendenti ci sono anche la comunicazione disorganizzata e nella maggior parte dei casi frammentata e confusionaria del direttore Calbi e i suoi continui cambi di decisione che impediscono la costruzione di un processo di lavoro lineare e condiviso.

I toni troppo accesi di Calbi, a volte aggressivi, hanno conseguenze non solo sulla salute dei lavoratori interni all’Istituto ma anche sulle relazioni con i partner esterni e con le autorità francesi.

Come quando le scenate e gli sfoghi focosi avvengono in pubblico. Comportamenti che, da quanto scritto in un comunicato firmato dai sindacati Cgil e Cisl, Calbi ha già avuto in passato, nel 2018, quando dirigeva il teatro di Roma: «Carichi di lavoro eccessivi, mancanza di chiarezza su ruoli e responsabilità, indicazioni contraddittorie da parte della Direzione, aggressioni personali», sono solo alcuni dei punti che i lavoratori riuniti in assemblea avevano portato all’attenzione dei sindacati, il 20 febbraio 2018 spiegando di sentirsi «stressati e demotivati dalle condizioni di lavoro insostenibili», oltre che «preoccupati per il futuro del teatro».
«In un quadro organizzativo non adeguato all’enorme mole di lavoro, aumentata con l’arrivo di nuovi spazi e con il moltiplicarsi dei progetti dei progetti, la dirigenza trascura la crescita interna e lo sviluppo della struttura, operando un depotenziamento delle professionalità attraverso la costante mortificazione e attacchi deliberati.

Un’azione sistematica volta a indurre un allontanamento volontario ovvero a precostituire emarginazione e disfavore rispetto ai percorsi di crescita professionale», si legge ancora nel testo.
Parole che sembrano descrivere una realtà simile a quella che da mesi vivono anche i lavoratori dell’Istituto di cultura di Parigi che si sono rivolti al medico del lavoro nel tentativo sia di riconquistare la serenità perduta, sia di evitare lesioni al prestigio dell’istituzione italiana.

Una situazione di cui anche la Capo missione a Parigi, l’ambasciatrice d’Italia in Francia Emanuela D’Alessandro, è a conoscenza.

Schiva e riservata, restia alle interviste, contattata da Domani, D’Alessandro ha preferito non rispondere. Mentre la Farnesina è secca: «Non risulta notificata nessuna azione legale relativa a problematiche di gestione delle risorse umane dipendenti dall’Istituto». E in effetti un’azione legale già avviata non c’è, ma le informazioni e le testimonianze restituiscono un quadro chiaro della situazione che vivono i dipendenti dell’Istituto.

La versione di Calbi

Tuttavia Calbi nega: «Quello che mi addebitate è del tutto falso. È risaputo che sono un direttore di ampia comunicatività e socialità. Lavoro in squadra, delego ampiamente. Certo, sono un gran lavoratore e all’inizio ho caricato troppo lo staff ma abbiamo ridotto via via il ritmo», risponde a Domani.

«Abbiamo realizzato un anno di attività ricchissimo, vero, ma anche contrattualizzato due risorse in più grazie a un contributo straordinario del ministero degli Affari esteri», aggiunge, con l’obiettivo di evidenziare la cura che, a quanto spiega, ha da sempre nei confronti del personale: «Dovunque io sia andato, ho sempre stabilizzato i precari e fatto progredire di grado altri lavoratori. A Parigi, proprio in queste ultime settimane, abbiamo rivisto l’accordo di sede, fermo al 2011, con elementi migliorativi, condividendolo con il personale e con il rappresentante sindacale dell’Ambasciata.

Inoltre, da gennaio ridurremo ancora di più gli eventi in sede e allargheremo le collaborazioni con le istituzioni parigine», conclude il direttore, che si dice soddisfatto del suo operato all’Istituto di cultura italiana di Parigi. Non altrettanto sereni sarebbero, però, i dipendenti che l’ex direttore dell’Istituto, Diego Maraini, ricorda come: «Esemplari, persone disponibili, generose, competenti ognuno nel suo campo di attività. Sempre molto disponibili anche nelle ore di straordinari frequenti negli istituti perché gli spettacoli si fanno fuori dalle ore di servizio che finisce alle 18 mentre gli spettacoli iniziano alle 19. Sono stato benissimo con loro, ho conservato con alcuni un rapporto di amicizia».

La direzione di Calbi è destinata a durare un altro anno e la Farnesina smentisce a Domani un possibile commissariamento: «Il direttore dell’Istituto di cultura a Parigi ha un mandato biennale, che potrà essere anche rinnovato per un ulteriore biennio al momento della scadenza, come previsto dalla normativa». Potrà, appunto.

© Riproduzione riservata