Battisti è in sciopero della fame e sta scontando la pena nel carcere di Rossano in cui sono detenuti solo jihadisti ed è in isolamento di fatto da 27 mesi, «dei quali gli ultimi otto senza mai espormi alla luce solare diretta», ha scritto in una lettera
Cesare Battisti, ex leader dei Pac, dal 2 giugno è in sciopero della fame e ha interrotto le terapie mediche a cui è sottoposto: è dimagrito di 9 chili e le sue condizioni di salute, già non ottimali al momento dell’arresto, stanno peggiorando, hanno detto i suoi legali.
Dopo l’estradizione del gennaio 2019, l’ex latitante era stato portato nel carcere di massima sicurezza in Sardegna per scontare i 6 mesi di isolamento previsti dalla sua condanna.
Passati i 6 mesi, però, Battisti era stato mantenuto in isolamento e per questo aveva cominciato un altro sciopero della fame.
Dalla Sardegna, poi, è stato spostato a Rossano Calabro, in provincia di Cosenza. Dove Battisti sarebbe costretto a un isolamento di fatto, come ha denunciato lui stesso in una lettera prima di cominciare un nuovo sciopero della fame.
Il carcere duro
La ragione dello sciopero infatti, sono le condizioni di detenzione in cui si trova. Nel carcere di Rossano, infatti, sono detenuti solo terroristi legati alla jihad, contro i quali in passato Battisti si era espresso criticamente e con i quali quindi non può condividere nè gli spazi comuni nè le ore d’aria.
Dunque Battisti sta scontando la pena in isolamento di fatto da 27 mesi, «dei quali gli ultimi otto senza mai espormi alla luce solare diretta», ha scritto in una lettera, in cui racconta anche le condizioni di detenzione: «L’AS2 di Rossano una tomba, lo sanno tutti. È l’unico reparto sprovvisto persino di mattonelle e servizi igienici decenti, dove nessun operatore sociale mette piede. Il famigerato portone “Antro Isis” è tabù perfino per il cappellano, che finora ha regolarmente ignorato le mie richieste di colloquio. Qui tutto è predisposto per tenere a bada dei ferventi musulmani, ai quali, se pure in condizioni esecrabili, è stato concesso il diritto di pregare insieme».
La richiesta del difensore
«Chiediamo solo che venga trasferito in una struttura dove possa scontare la detenzione senza trattamenti inumani, senza un isolamento non previsto dalla legge», ha detto l'avvocato Gianfranco Sollai, legale di Battisti.
La vicenda, infatti, è oggetto di un procedimento penale che però presto potrebbe venire chiuso: la pocura di Roma, infatti, ha chiesto l’archiviazione dell’indagine per abuso d’ufficio a carico della dirigente del Dap Caterina Malagoli, direttrice dell'Ufficio Alta sicurezza del Dipartimento penitanziario, per l'isolamento cui era stato sottoposto Cesare Battisti.
I legali di Battisti, che hanno annunciato l’opposizione alla richiesta di archiviazione, contestavano a Malagoli proprio il fatto di aver tenuto illegittimamente l’ex latitante in regime di isolamento, pur passati i sei mesi.
Secondo il pm l’indagine dovrebbe essere archiviata perchè era stato lo stesso Battisti a chiedere di restare nel carcere sardo. I difensori, invece, oppongono il fatto che non si può sottoporre un detenuto a un trattamento pregiudizievole, nemmeno con il suo consenso. Inoltre, Battisti aveva chiesto di restare in Sardegna ha ricordato Sollai, «a condizione che gli venissero garantite ora d'aria e socialità».
I problemi detentivi
La questione è legata al tipo di pena che Battisti deve scontare. I primi sei mesi dovevano essere svolti in isolamento diurno come previsto dalla sentenza di Cassazione, successivamente invece il detenuto avrebbe dovuto continuare a scontare l’ergastolo in regime carcerario normale.
Invece, di fatto, è stato trasferito in una struttura detentiva in cui è impossibile che queste condizioni possano esistere, per il tipo di detenuti presenti e per le condizioni ambientali.
Questo tipo di situazione non permetterebbe di dare esecuzione all’ordinanza della corte d’appello di Milano, in cui si chiarisce che Battisti «non soggiace a regime diverso da quello ordinario, per il principio di irretroattività».
Questo significa che Battisti avrebbe diritto a un percorso di trattamento in carcere e soprattutto che non è sottoposto al regime ostativo dell’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario, nè a quello del 41 bis. Nonostante questo, il Dap gli ha attribuito la classificazione di Alta Sicurezza 2, a causa del suo passato terroristico. Questo significa che nel carcere può incontrarsi solo con suoi omologhi, che non erano presenti nel carcere di Oristano e nemmeno in quello di Rossano.
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