Il governo ha deciso che i referendum si svolgeranno il 12 giugno, in concomitanza con il primo turno delle elezioni amministrative. I cinque quesiti riguardano il sistema elettorale del Csm, la valutazione delle toghe, abrogazione della legge Severino, modifica delle misure cautelari, separazione delle funzioni in magistratura
Il governo ha stabilito la data in cui si svolgeranno i cinque referendum sulla giustizia, promossi dalla Lega e dal partito radicale. Si voterà il 12 giugno, in concomitanza con le elezioni amministrative per il rinnovo di 981 comuni, di cui 26 capoluoghi di provincia e regione.
La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibili tre quesiti: fine vita, cannabis e responsabilità diretta dei magistrati. Ne ha ammessi invece cinque, che intervengono su aspetti dell’ordinamento penale e giudiziario.
Liste
Per candidarsi a venire eletto al Consiglio superiore della magistratura, un magistrato deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme. Il quesito chiede di abrogare il vincolo del numero di firme.
La ragione è che, secondo i proponenti, la raccolta di firme obbliga necessariamente il candidato a venire a patto con i gruppi associativi. Eliminandole, invece, ogni magistrato potrà liberamente candidarsi senza alcun condizionamento.
Misure cautelari
Attualmente il pubblico ministero può disporre la custodia cautelare in carcere nella fase delle indagini preliminari, nel caso in cui esistano gravi indizi di colpevolezza sommati a pericolo di fuga, pericolo di reiterazione del reato e pericolo di inquinare le prove. La misura deve essere convalidata dal giudice delle indagini preliminari e deve essere disposta solo nel caso in cui le misure meno afflittive (come gli arresti domiciliari o l’obbligo di firma) non siano sufficienti a
prevenire il pericolo.
Il quesito referendario punta a limitare la possibilità di ricorrere alla carcerazione preventiva prima della sentenza definitiva.
Separazione delle funzioni
Attualmente i magistrati requirenti (i pubblici ministeri) e i giudicanti seguono lo stesso percorso per entrare in magistratura e, nel corso della carriera, possono passare da un ruolo all’altro per un massimo di quattro volte.
Secondo i proponenti, questo crea contiguità tra figure e rischia di generare un corporativismo incompatibile con il principio della terzietà del giudice e della decisione nel contraddittorio tra le parti, in situazione di parità tra accusa e difesa. Per questo il quesito punta a stabilire che il magistrato, una volta scelta la funzione, non possa più passare all’altra.
Incandidabilità
La legge Severino prevede che, in caso di condanna anche solo di primo grado per alcune specifiche ipotesi di reato – in particolare quelle contro la pubblica amministrazione – scatti immediatamente anche la sanzione accessoria dell’incandidabilità alla carica di parlamentare, consigliere e governatore regionale, sindaco e amministratore locale.
Il quesito punta ad abolire la norma, lasciando quindi al giudice la decisione di comminare, in aggiunta alla sanzione penale, anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
Valutazione dei magistrati
Attualmente il voto di valutazione della professionalità dei magistrati viene dato dal consiglio giudiziario, a cui però il voto spetta solo ai componenti togati.
Il referendum prevede di riconoscere il diritto di voto anche ai componenti laici, ovvero gli avvocati.
La questione è molto delicata perchè dibattuta anche nella valutazione degli emendamenti al ddl di riforma dell’ordinamento giudiziario, con la ferma contrarietà della magistratura associata e del Csm.
Il dato politico
La coincidenza del voto referendario con le elezioni amministrative favorisce i proponenti. In questo modo, infatti, raggiungere il quorum – insperato vista la tecnicità dei quesiti – diventa se non possibile quantomeno un risultato più avvicinabile.
Restano i dubbi sulla scelta, nella misura in cui in questo modo il referendum sarà fortemente condizionato dal forte afflusso di votanti nei luoghi in cui si svolgono le elezioni amministrative.
Sul fronte politico, infine, va sottolineato come almeno due dei quesiti ricalcano il contenuto della riforma dell’ordinamento giudiziario, oggi in discussione in commissione Giustizia alla Camera e che, nelle intenzioni del ministero della Giustizia, dovrebbe essere approvata entro fine maggio.
C’è la possibilità, quindi, che il quesito sulla raccolta delle firme e quello sul voto degli avvocati nei consigli giudiziari non siano più attuali per modifica della normativa.
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