La maggioranza non ha voluto sentire ragioni, né di merito né di metodo, e così il disegno di legge che riforma le competenze della Corte dei conti è arrivato alla Camera per la discussione generale. Secondo i migliori auspici, entro Pasqua potrebbe arrivare il primo sì. Il centrodestra è rimasto sordo a tutte le proteste della magistratura contabile, che ha messo in guardia sulle conseguenze negative – anche a livello europeo – del minor potere di controllo sulla spendita di denaro pubblico e aveva chiesto di lavorare a una riforma concertata.

Tanto che, nei giorni scorsi, l’Associazione magistrati Corte dei conti guidata da Paola Briguori ha assunto una iniziativa inedita per la solitamente silente magistratura contabile, facendo pubblicare a pagamento su alcuni quotidiani una lettera diretta alla premier Giorgia Meloni per «fare ogni tentativo per evitare che scelte poco meditate possano danneggiare le istituzioni della Repubblica».

Nella lettera pubblica vengono elencati i rischi della riforma: «L'irragionevole e indistinta limitazione della responsabilità di amministratori e funzionari, ma anche di privati che gestiscono risorse pubbliche, svilisce la funzione giurisdizionale», inoltre – problema rilevante anche nell’ottica del Pnrr – «solleva delicati problemi di compatibilità con il diritto dell'Unione europea, per le risorse che da essa direttamente provengono».

Altra critica riguarda l’introduzione di uno sconto del 70 per cento sul risarcimento da danno erariale: «L'introduzione di tetti irrisori innescherà processi di deresponsabilizzazione di chi gestisce risorse pubbliche».

La cifra del progetto di riforma firmato da Tommaso Foti di Fratelli d’Italia, del resto, punta a rafforzare la funzione consultiva della magistratura contabile, riducendo invece le forme di controllo sull’operato dei funzionari pubblici, prevedendo la possibilità di chiedere pareri alla Corte, che rischiano di trasformarsi in un modo per garantirsi un esonero di responsabilità. Non solo: la riforma introduce anche un’implicita separazione delle carriere anche per la magistratura speciale, introducendo il divieto di passaggio dalle funzioni requirenti e giudicanti sulla scia di quanto già si sta facendo con la riforma costituzionale della magistratura ordinaria. Dalla riforma deriverà «un affievolimento dei presidi giurisdizionali di legalità e di buona amministrazione», è la conclusione dell’Associazione magistrati della Corte dei conti. 

Critica rigettata da FdI: «Non c'è bisogno di qualcuno tra i magistrati che si erga a sorvegliante etico della politica, perchè è la politica che decide le norme e ha il dovere e la responsabilità di modificare un assetto che non è al passo con i tempi», ha detto Francesco Michelotti, secondo cui la riforma libera la pa «dalla paralizzante paura della firma».

Le parole di Mantovano

Tuttavia, nel disegno del centrodestra e in particolare di Fratelli d’Italia, la riforma rientra in un quadro ben più ampio. Va a braccetto con l’abrogazione dell’abuso d’ufficio così da semplificare la vita agli amministratori pubblici, riducendo i rischi di imbattersi nei controlli della magistratura. E, secondo fonti interne, si sposa anche con l’idea di ridurre il peso delle toghe in tutti i settori in cui si incrociano con la politica.

Di questo progetto del governo, del resto, ha dato conto il sottosegretario (ed ex magistrato) Alfredo Mantovano durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio nazionale forense. «Il rischio è che la magistratura percepisca sé stessa non già come chi è chiamato a esercitare l'arte regale dello jus dicere nel caso concreto, bensì come parte di un establishment che ha la funzione di arginare la pericolosa deriva della coerenza fra la manifestazione del voto, la rappresentanza politica e l'azione di governo», ha detto riferendosi alle toghe ordinarie, ma poi ha fatto un riferimento più ampio, sostenendo che «c’è ormai un cronico sviamento della funzione giudiziaria, che deraglia dai propri confini e decide insieme alle norme le politiche sui temi più sensibili e chi quelle politiche deve applicare. E' uno sviluppo che attraversa tutte le giurisdizioni». Un riferimento indiretto alle proteste delle toghe contabili, rispetto a una riforma di cui lo stesso sottosegretario è considerato uno dei principali ispiratori.

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