No, quello dell’ultradestra tedesca non è più un partito di protesta: alla luce dei trionfali risultati del 23 febbraio, ormai è assurto allo status di partito popolare. Che viene votato soprattutto per convinzione e che si è progressivamente radicalizzato. Weidel & co hanno ottimi rapporti con la Russia e osteggiano l’Unione europea. Per condurre il gigante tedesco in un mondo nuovo, i cui modelli sono Putin e Trump
Iniziamo con una buona notizia. L’affluenza alle urne per le elezioni in Germania è stata dell’83 per cento. L’ultima volta che hanno votato così tanti tedeschi è stato nel 1987. Quindi i cittadini tedeschi credono che il loro voto conti qualcosa. Credono nella democrazia.
La cattiva notizia è che l’AfD sta beneficiando di questa mobilitazione di massa. Ha ottenuto il 20,8 per cento dei voti e si è piazzata al secondo posto dietro alla Cdu/Csu (28,5 per cento).
L’AfD è al primo posto in tutti i Länder dell’ex Ddr, dove i suoi risultati sono compresi tra il 32 e il 37 per cento. Ha guadagnato anche all’Ovest e riceve sostegno in tutte le fasce della popolazione.
La maggioranza dei lavoratori vota per l’AfD, il 21 per cento di tutti i giovani elettori tra i 18 e i 24 anni ha votato per l’AfD. Vale la pena notare che la maggior parte dei suoi elettori l’ha votata per convinzione. Insomma, non è un partito di protesta: oggi è un vero e proprio partito popolare. Un quinto dei tedeschi che votano vuole essere governato da questo partito.
Il fattore R
Questo dato è estremamente preoccupante per una serie di ragioni. La dura politica migratoria dell’AfD fa spavento, ma non è l’aspetto veramente pericoloso del populismo nazionale dell’AfD. È un altro punto quello preoccupante: quello della politica estera.
L’AfD mantiene buoni contatti con la Russia. Vuole normalizzare le relazioni con l’autocrate del Cremlino per ottenere gas a basso costo dalla Russia. Vuole che l’Ucraina si difenda da sola dall’aggressione russa. È un partito che non crede nell’Europa e che vuole ridimensionare l’Unione europea. La sua leader, Alice Weidel, ha dichiarato che l’euro «si sgretolerà da solo».
Anche altri partiti europei di estrema destra hanno fatto o stanno facendo analoghe dichiarazioni, ma l’AfD si distingue per due caratteristiche. La prima: più si è radicalizzata, più ha avuto successo. Questa è la differenza rispetto al Rassemblement National di Marine Le Pen (parola chiave dediabolisation) o ai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, partiti che hanno avuto successo diventando tendenzialmente più moderati. L’AfD no.
La seconda: il populismo nazionale dell’AfD è rivolto contro una componente fondamentale dell’ordine europeo del Dopoguerra, ossia la cosiddetta Westbindung tedesca: ossia il legame con l’Occidente e i suoi valori.
L’integrazione occidentale
Che cosa si intende? Nel corso del XX secolo, la Germania ha tentato per due volte di ottenere il dominio del mondo in preda alla frenesia nazionalista, per due volte ha fallito, per due volte si è lasciata alle spalle un’Europa devastata. Dopo il 1945, i politici europei hanno tratto da questi disastri la conclusione che il gigante Germania dovesse essere integrato in una struttura istituzionale occidentale, per il suo bene e per il bene di tutti gli altri.
Un’integrazione che si basava su due pilastri, uno politico-economico e uno militare, ovvero l’Ue e la Nato. Il cancelliere Adenauer (1949-1963) portò avanti con determinazione l’integrazione nell’Occidente, nonostante le notevoli resistenze della popolazione e di altri partiti. La Westbindung – l’addomesticamento del gigante nel cuore dell’Europa – costituisce la base per decenni di pace e prosperità in Europa.
L’AfD vuole rompere questo legame. Vuole liberare la Germania dalla «zavorra» degli obblighi europei e internazionali. Vuole una Germania che non sia vincolata a nessuno se non a se stessa. Un’idea tanto pericolosa quanto in linea con la tendenza del tempo.
Oggi assistiamo alla rapidissima dissoluzione di alleanze decennali. Gli Stati nazionali sono in competizione tra loro in un mondo sempre più privo di regole. Ne sono la prova più evidente le politiche di Trump. Che vede il mondo esclusivamente attraverso gli occhi freddi di un protagonista assetato di profitto. Non rispetta nessuna legge, nessuna regola, non conosce amici. È pronto a tradire in qualsiasi momento. Crede nella legge del più forte e in nient’altro.
Non è l’unico a comportarsi così. La Russia si comporta così, la Cina, l’India: l’elenco non finisce qui. Il presente ricorda il XIX secolo, quando gli Stati nazionali erano in competizione tra loro. A volte stringevano alleanze di convenienza, ma non si lasciavano mai limitare da nessuno. Facevano valere la loro volontà, spesso con la forza.
Questo è il mondo in cui l’AfD vuole condurre la Germania. E questo è il mondo che sta attualmente nascendo. Trump anticipa quel che l’AfD vuole. E questa è un’altra ragione del successo di questo partito.
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