In Italia si paga la bolletta energetica più alta d’Europa. Nei prossimi mesi la situazione peggiorerà. Mentre volano i bilanci dei colossi dell’energia a discapito di piccole imprese e famiglie in grave difficoltà. Il ministro Pichetto Fratin considera l’idea di ragionare a livello europeo sul disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas e sull’inserimento di un tetto massimo al prezzo di quest’ultimo. Ma non basta: la proposta del Pd
Tra tutte le lacune della conferenza stampa della premier Giorgia Meloni, lascia basiti la fuga sul caro energia, liquidato come troppo complesso da spiegare in poco tempo. Eppure la situazione è gravissima: in Italia si paga la bolletta energetica più alta d’Europa (30 per cento in più di Germania e il doppio della Spagna), che a sua volta perde con Usa e Cina.
La bolletta italiana è la più alta tra le più alte da quasi tre anni, mentre volano i bilanci dei colossi dell’energia a discapito di piccole imprese e famiglie in grave difficoltà.
A sommarsi a questo disastro, arriva la previsione di un aumento delle bollette energetiche nei prossimi mesi, valutato fino al 30 per cento. A causarlo c’è innanzitutto l’effetto della sospensione delle forniture di gas russo lungo le infrastrutture sul territorio ucraino, una notizia nota da tempo ma che ha provocato un innalzamento del prezzo sul mercato europeo del gas, volatile e speculativo.
Il primo colpevole della questione strutturale, invece, è la nostra dipendenza dal gas, il cui prezzo elevato traina verso l’alto la formazione del Prezzo unico nazionale (Pun) dell’energia elettrica. Paghiamo l’aver ritardato lo sviluppo e la penetrazione delle energie rinnovabili nel nostro mix di produzione di energia.
C’è poi una anomalia tutta italiana. In un sistema sano il valore del Pun è di qualche euro superiore al doppio della quotazione del gas sul mercato olandese: in Italia si viaggia costantemente su un valore più che triplo, in assenza di un sistema di controllo dei mercati energetici in grado di intervenire, o quanto meno sufficientemente trasparente da consentire di individuare le motivazioni di tale mostruosità.
Il terzo colpevole è un mercato libero che libero non è, come certificano i dati Arera: già dalla seconda metà del 2023, per tutto il 2024 e ancora oggi, i prezzi sul mercato libero sono stati costantemente superiori a quelli della maggior tutela, con differenze fino all’80 per cento.
Gli errori del governo
Dopo oltre due anni di osservazione inerme di questo saccheggio, sembra che il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin abbia preso in considerazione l’idea di ragionare a livello europeo sul disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas e sull’inserimento di un tetto massimo al prezzo di quest’ultimo. Meglio tardissimo che mai: è una riforma che l’Europa dovrà trovare il modo di portare avanti; ma ci vorrà tempo e non basta.
Occorre un’azione strutturale, mirata da una parte a sfruttare di più e meglio le risorse di cui il paese dispone in piena autonomia (in particolare acqua, sole e vento), dall’altra a proteggere subito i clienti vulnerabili (oltre tre milioni di utenti), al momento parzialmente protetti da un residuale servizio di tutela, che però il governo ha deciso di smantellare, salvo poi confrontarsi con tutti i limiti dell’idea di nuove aste per assegnare il servizio a soggetti privati.
È in questo solco che si colloca la proposta del Partito democratico di riforma dell’Acquirente unico, volta a restituirgli funzioni coerenti con il suo scopo originario: aggregare la domanda dei piccoli consumatori per poter negoziare sul mercato le migliori condizioni di acquisto dell’energia, cercandole con contratti a medio e lungo termine, creando una domanda stabile per i contratti diretti di acquisto pluriennale di energia da fonti rinnovabili (i cosiddetti Ppa), in grado di abbassare rapidamente le bollette.
Una riforma che avrebbe anche “l’effetto collaterale” di individuare, con una funzione pubblica, il prezzo di riferimento nazionale dell’elettricità, fungendo da riferimento in grado di limitare fenomeni speculativi. La proposta è a disposizione del parlamento, con l’auspicio che ci sia la disponibilità a discuterne per il bene non solo delle fasce più deboli della popolazione, ma di tutta la collettività.
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