Quarant’anni di Colombe d’Oro per la pace: il più noto e forse il più importante premio per la pace in Italia, specialmente dedicato al giornalismo ma anche a figure dalla visione e dall’impatto internazionale, italiane e non. A inventarlo fu Luigi Anderlini, importante figura di umanista laico, fondatore della lega degli obiettori di coscienza e dell’istituto di ricerca Archivio Disarmo (IRIAD) dedicato allo studio dei conflitti e alla pace.

Anderlini fu deputato e senatore della sinistra indipendente, uomo libero e fiero oppositore degli autoritarismi e degli ideologismi di qualunque colore. Dopo di lui, scomparso nel 2001, a continuare l’impegno e l’avventura di Archivio Disarmo e delle Colombe d‘Oro è stato Fabrizio Battistelli, professore di Sociologia all'università di Roma La Sapienza e specialista in questioni riguardanti la pace e la stabilità internazionale.

Sotto la sua guida l’Archivio negli anni si è specializzato in campi come il controllo degli armamenti, il disarmo e la riconversione delle armi nucleari; la gestione non violenta dei conflitti e i processi di pace; la sicurezza e la cooperazione internazionale; i diritti umani e le relazioni interetniche, interculturali, interreligiose.

Premiati illustri

Fa impressione la lista dei premiati con la Colomba d’Oro, che denota una ricerca accurata dei personaggi e delle organizzazioni più significativi dal punto di vista globale, così come una sensibilità pronunciata per la libertà di stampa e per la difesa dei giornalisti e degli operatori dei media.

Fra i tanti operatori dell’informazione che sono stati premiati nel corso del tempo si possono citare Italo Moretti, Igor Man, Andrea Purgatori, Margherita D’Amico, Luca Zingaretti, Gian Antonio Stella, Moni Ovadia, Gad Lerner, Nancy Porsia, Diego Bianchi, Zerocalcare, Lucia Goracci, Demetrio Volcic, Nanni Moretti, Tahar Ben Jelloun, Giancarlo Zizola, Amira Hass, Nico, Piro, Nello Scavo, Marco Tarquinio e tanti altri.

D’altro canto tra le personalità internazionali che hanno ricevuto la Colomba d’Oro ci sono Michail Gorbaciov, John Hume, Olof Palme, Gino Strada, Andrea Riccardi, Hans Blix, Mohamed El Baradei, Daniel Barenboim, ICAN, Filippo Grandi, Mandela, Tina Anselmi, Yossi Beilin, Greenpeace, Jane Goodall, Maurizio Landini e così via.

Questa lista serve per comprendere quanto Archivio Disarmo abbia guardato lontano e talvolta preceduto i tempi: diversi premiati hanno ricevuto la Colomba d’Oro prima di prendere il Nobel o altri riconoscimenti ben più famosi.

Lèra della riabilitazione del conflitto

Come è stato detto a Roma nella sala della Protomoteca, nel corso della cerimonia Colombe d’Oro 2024, il clima di questi anni recenti è molto cambiato rispetto al passato: siamo entrati in un’epoca di guerre nella quale il conflitto è stato riabilitato come strumento per dirimere le contese internazionali.

Quale membro dal 1995 della giuria delle Colombe d’Oro, Andrea Riccardi ha consegnato il premio a Meron Rapoport, giornalista israeliano di +972/Local Call (testata dedicata alla denuncia delle esazioni dell’esercito israeliano a Gaza e alla ricerca della convivenza tra israeliani e palestinesi), spiegando quanto l’esistenza delle Colombe d’Oro sia tanto più importante ora che i discorsi bellicisti e contrapposti dominano la scena pubblica e mediatica. È un modo per andare controcorrente e dare vice a coloro che si battono per la pace e il dialogo in condizioni davvero difficili e a rischio della loro vita.

Gli altri premiati di quest’anno sono stati Veronica Fernandes di Rainews 24; Matteo Pucciarelli di La Repubblica; il palestinese Safwat Al Kahlout di Al Jazeera. Infine il premio internazionale è stato assegnato alla campagna Stop Killer Robots e ritirato dal vicepresidente Peter Asaro.

Quest’ultima scelta dà la dimensione della ricerca in atto presso l’Archivio: la campagna Stop Killer Robots è dedicata a contrasto dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle armi dette senza controllo umano. Queste ultime vengono già molto utilizzate sul campo di battaglia, come ad esempio in Ucraina per controllare i droni o a Gaza dove sono usate dall’esercito israeliano per definire la differenza tra il profilo del combattente di Hamas e il semplice civile.

È su tale base che Tsahal sostiene che un terzo delle vittime a Gaza erano terroristi. È ovvio che in tali condizioni non si pongono solo quesiti etici, ma anche giuridici: chi accusare nel caso di un eventuale errore? Colui che ha spinto i bottoni? Chi ha creato l’algoritmo? Chi lo ha inserito ed eseguito sulle piattaforme armate? Anche le regole della Corte penale internazionale e della Corte di giustizia dell’Aja dovranno essere adattate a questo nuovo modo di fare la guerra.

All’Archivio Disarmo, al suo team come alla giuria delle Colombe, va il merito di aver mantenuto vivo in questi 40 anni il senso concreto della ricerca della pace di cui oggi sentiamo tutti il più grande bisogno.

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