Sono anni, da quando ho letto su un manuale di realizzazione personale la frase «non bisogna mai smettere di crescere», che cerco, in tutti i modi, pur superata la fase della pubertà, di continuare a crescere. Non potendo farlo in altezza, ci provo in profondità. Eppure è difficilissimo. Fortunatamente però, qualche giorno fa, ho avuto una grande opportunità.
Era appena finita l’ondata di solidarietà contro la violenza sulle donne che subito si è verificato un nuovo evento che ha smosso le coscienze, e soprattutto i social, anche se ormai coscienza e social network sono pressoché sinonimi.
La giornalista Greta Beccaglia riceve una violenza sessuale in diretta tv: la cara, vecchia, pacca sul culo da un totale sconosciuto, senza consenso, che abbiamo ricevuto quasi tutte almeno una volta nella vita e a cui, pur disturbate dal gesto, non abbiamo mai saputo come reagire.
Per anni - forse secoli - ce l’hanno venduto come un evento ineluttabile, una di quelle piaghe a cui ti devi mestamente rassegnare. Finché non è arrivato un uomo caritatevole e paterno, a dirci che la pacca sul culo non è una delle tante punizioni che il divino ci ha riservato, ma che in realtà si tratta quasi di un regalo.
Giorgio Micheletti, il giornalista in studio, dopo aver detto alla collega Baccaglia di «non prendersela», e di reagire al gesto magari dopo, a telecamere spente, aggiunge «si cresce anche grazie a queste esperienze».
Ci ho riflettuto e sono giunta alla conclusione che ha ragione. La pacca sul culo è una esperienza formativa, come fare i boy-scout, come i master universitari alla Bocconi, come i romanzi di Dickens. D’altra parte si sa che le davano anche a David Copperfield.
Una volta scoperta questa grande verità, ecco l’elenco di ciò che ho imparato:
Che una pacca sul culo è una cosa che “capita”, può sempre capitare, così, di colpo. Come l’amore, che può arrivarti all’improvviso, dovunque tu sia. Per strada, al bar, o fuori dallo stadio. In quel caso, molto probabilmente, ti innamorerai di uno stronzo.
Che la pacca sul culo è super divertente. Ho letto centinaia di commenti che la definiscono goliardica, una cosa che si fa in simpatia, come le pernacchiette con le ascelle, o le bucce di banana su cui scivolava Benny Hill. Avevo sempre sottostimato il valore comico della gag della mano che rimbalza sulla chiappa, bisognerebbe inserirla in qualche film di Natale. O esiste già?
Che è sempre valido il famoso proverbio cinese che si chiede: «Se un albero cade nella foresta e nessuno lo sente, emette un suono?». In questo caso: se la pacca sul culo non va in onda in tv il colpevole verrà comunque incriminato? Non serve Lao Tzu per rispondere.
Che dopo i terrappiattisti, i complottisti e i novaccinisti, esiste il movimento “nopaccaculisti”, coloro che credono che sia tutto un complotto escogitato dalla lobby delle femministe che usano il sedere come arma per screditare ingiustamente mansueti individui di sesso maschile nella piena espressione della individualità.
Quale sia lo scopo di questa lobby, potente quasi quanto big pharma, non si sa, ma sta conquistando il pianeta, come si evince chiaramente dal fatto che oramai non si possono fare più cose elementari, come molestare le donne per strada.
Che il culo, nonostante sia un muscolo fondamentale al movimento e alla postura umana, sia meglio mostrarlo, in jeans, costumi o gonna, solo su Instagram, lì almeno non te lo possono schiaffeggiare a piacimento. Certo, possono sempre insultarti, che non è piacevolissimo. Ma sicuramente anche quella è un’esperienza che aiuta a crescere.
© Riproduzione riservata