Il caso di don Sauro De Luca e gli abusi nella chiesa. È arrivato il momento di spezzare l’omertà, è fondamentale che sempre più voci si facciano sentire, che si aprano gli archivi, che si ascoltino le vittime e che le autorità ecclesiastiche prendano provvedimenti
Era la fine degli anni Ottanta. Nell’inquietudine dell’adolescenza avevo iniziato un cammino spirituale nel Meg, il Movimento eucaristico giovanile, diretto all’epoca da un padre gesuita carismatico, Sauro De Luca. Padre De Luca ci insegnava che la via della verità passa dall’amore, ci invitava ad aprire il cuore, affidandoci a Dio, prendendoci cura gli uni delle altre, impegnandoci in servizi di carità. Mi buttai a capofitto in quell’avventura umana che mi entusiasmava.
A Pasqua facevamo gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio, l’estate si saliva in montagna, a Bardonecchia, come avevano fatto generazioni di giovani cattolici prima di noi; la montagna come scuola di vita. E sempre su di noi vegliava il pastore. Padre Sauro era generoso, ci incoraggiava a sognare in grande, a credere in noi stesse, allargare i nostri orizzonti e radicarci nell’amore e nella condivisione.
Potete immaginare lo sgomento, l’incredulità, la rabbia, la confusione, che mi ha provocato la lettura dell’articolo uscito su Repubblica il 1° ottobre, inviatomi da un’amica direttamente coinvolta nei fatti riportati dall’articolo. Il nostro pastore tanto amato, padre Sauro De Luca, era anche lupo. Le prime denunce di molestie risalgono a molti anni fa e non sono state ascoltate. Padre de Luca è morto nel 2012 a 85 anni, portandosi le sue colpe nella tomba.
Oggi. Come è possibile che una persona che ho conosciuto così bene, che ho stimato, ammirato e amato, fosse anche un predatore sessuale? Che lo stesso uomo che mi ha insegnato ad amare la vita abbia rovinato, distrutto, quella di altre ragazze? Devo riavvolgere il nastro e sforzarmi di ripensare a quei tempi passati. Come ho potuto non accorgermi di niente? Eppure quelle ragazze mi erano vicine, venivano ai convegni, in montagna, a fare volontariato. Come è possibile che colui che è stato per me pastore sia stato per altre lupo? Alla luce di queste rivelazioni mi domando: chi era dunque padre Sauro De Luca?
Ma voglio rivolgermi a coloro che sapevano e non hanno fatto niente. Una di quelle ragazzine molestate potevo essere io, potevamo essere tutte noi, ingenue e fragili come si può essere in adolescenza. Mi chiedo perché, se questi comportamenti erano conosciuti già all’epoca – padre De Luca si dichiarò colpevole nel 2010 – se ne parli soltanto adesso a trent’anni di distanza, a più di dieci anni dalla sua morte?
Le vittime hanno così perso la possibilità di avere un confronto diretto, di chiedere perché il loro pastore si fosse sentito autorizzato ad approfittare di loro in piena impunità. Lungo il confine sfumato e incerto tra devozione, servizio, amore e sacrificio, il cattolicesimo per secoli ha sottomesso le donne, i bambini e i più indifesi. La molestia sessuale è uno degli strumenti di affermazione del potere maschile più devastante. I predatori lo sanno, scelgono le proprie vittime che sono spesso in situazione di dipendenza emotiva.
In che modo la Compagnia di Gesù, che era al corrente dei fatti, ha sanzionato i comportamenti devianti di padre De Luca? Perché non è stato denunciato alla giustizia italiana? Ancora una volta sembra agire quel meccanismo così ben collaudato dal potere patriarcale che consiste nel difendere il privilegio maschile a tutti i costi, anche al di sopra della legge in questo caso. In un’istituzione chiusa, potente e misogina come la chiesa cattolica, c’è la tendenza a nascondere, insabbiare, negare, al massimo allontanare il soggetto incriminato, come è accaduto a Sauro De Luca negli ultimi anni della sua vita.
Ma è sull’intero sistema che è necessario interrogarsi, un sistema arcaico, omofobico, dove vige un forte tabù sessuale, che impone un celibato all’origine di tante devianze, e che non può più permettersi di ignorare questo gigantesco problema endemico. In molte chiese del mondo sono state istituite delle commissioni di inchiesta esterne alla chiesa stessa che indagano sui numerosissimi casi di abuso e pedofilia. E in Italia? L’attuale direttore del Meg, padre Renato Colizzi, ha aperto un’inchiesta e un portale di ascolto per le vittime, con l’intento di scoprire la verità, perché stanno giungendo altre segnalazioni di donne che hanno subito molestie.
È arrivato il momento di spezzare l’omertà che avvolge il problema degli abusi nella chiesa, è fondamentale che sempre più voci si facciano sentire, che si aprano gli archivi, che si ascoltino le vittime e che le autorità ecclesiastiche prendano dei provvedimenti adeguati affinché questo scandalo possa essere finalmente affrontato apertamente, prima che la chiesa sprofondi nella sua stessa vergogna e ipocrisia. Se il pastore è il lupo, a chi può affidarsi il gregge? È ora che la verità venga alla luce.
© Riproduzione riservata