Il Governo Meloni era salpato col vento in poppa: la più alta crescita in Europa; tassi di interesse bassi e acquisti della Bce a facilitare la gestione del debito pubblico; crisi energetica alle spalle; e l’inflazione attesa in rapida discesa. Che bastasse una retorica prudente sui conti pubblici per proseguire nella crescita è stato illusorio: dietro l’angolo c’erano la salita dei tassi, fine del quantitative easing e l’impatto recessivo che avrebbe comportato.

Dopo un anno di inazione, è arrivata la doccia fredda: Pil in diminuzione nel secondo trimestre; ritorno alla crescita zero-virgola nel 2023 e 2024; inflazione ostinatamente sopra il 2 per cento; e il problema del debito pubblico che si riaffaccia (perfino lo spread della Grecia è più basso di quello italiano). Finanziariamente siamo l’anello debole dell’Eurozona. La situazione suggerirebbe un approccio collaborativo con l’Europa, ma il Governo preferisce lo scontro.

La riforma del fisco ha perso per strada razionalizzazioni e semplificazioni; e non affronta questioni spinose come tax expenditure, Irap, aliquote Iva, immobili. In compenso, il Governo vara la tassa sugli extra-profitti che viola tutti i principi della sua stessa riforma, è criticata dalla Bce, e aumenta la percezione del rischio Italia per gli investitori esteri. Dall’estero critiche anche per le nomine nelle partecipate pubbliche, l’uso estensivo del Golden power, come nel caso di Pirelli, e le nuove norme sui crediti deteriorati. Dirigismo anche per la governance delle società, dove si vuole imporre rigide regole per la nomina dei consigli. Si estende la già vasta presenza pubblica nel capitale delle imprese, con lo Stato che entra nel capitale della rete di TIM, anche se controlla la concorrente OpenFiber; e si rinvia per l’ennesima volta la cessione di MPS.

La concorrenza si ferma di fronte a taxi e stabilimenti balneari; si minacciano illegali blocchi alle tariffe aeree, e si accusa la speculazione per il caro benzina, invece che le accise elevate. Ma per distrarre dalle proprie incapacità, la Meloni rispolvera i complotti dei poteri forti.

MELONI ANNO ZERO

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