È giusto valutare i presidi, ma i tempi, i parametri di valutazione e i soggetti valutatori faranno la differenza sul decreto in via di definizione, sul quale il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha già espresso parere negativo
È fondamentale che il dirigente scolastico venga valutato – come il ministro Giuseppe Valditara ha annunciato di voler fare con un decreto ancora in discussione – non solo per sfatare il mito della sua infallibilità manageriale, ma anche per ribadire l’importanza dei contrappesi democratici nella gestione dell’istituzione scolastica. La valutazione dei dirigenti scolastici attiene a una visione olistica della scuola e sarebbe un grave errore se prevalessero logiche corporative nella lettura del provvedimento.
La scuola, come tutte le organizzazioni complesse, mostra il suo carattere democratico quando il leader può essere messo in discussione e sottoposto al giudizio e alla fiducia della comunità che dirige. Ma la valutazione deve essere trasparente, chiara e condivisa. Questi tre aggettivi, tuttavia, non sono contemplati nel modello di valutazione dei dirigenti proposto dal ministro Valditara. In via preliminare, andrebbero definite tre questioni per valutare i dirigenti scolastici cosi da tutelare il carattere democratico della scuola: tempistica, parametri di valutazione, soggetti valutatori.
Sono questi gli elementi di criticità dello “Schema di decreto ministeriale sul Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici”, sul quale il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha già espresso parere negativo.
La tempistica
Il collegio dei docenti del primo settembre è uno dei momenti più solenni dell’attività scolastica. In quella sede il dirigente scolastico illustra il suo atto d’indirizzo: stabilisce, insieme all’organo collegiale, le priorità sulle quali investire, le innovazioni da introdurre, le sperimentazioni da avviare, le eventuali soluzioni alle criticità degli anni precedenti. Dovrebbe essere questo il momento in cui vengono definiti gli obiettivi professionali del dirigente scolastico che non possono essere separati dagli scopi generali della scuola, evitando così l’autoreferenzialità della valutazione.
Il dirigente deve condividere gli obiettivi con l’intera comunità scolastica al fine di rendere realmente democratico il processo valutativo. Per questa ragione è assurdo e illogico introdurre i parametri di valutazione ad anno scolastico già avviato, come previsto dal governo che vuole attivare la valutazione già per l’anno scolastico in corso.
Parametri di valutazione
Un dirigente scolastico deve essere in grado di valorizzare le potenzialità della comunità scolastica. Non è logico stabilire insindacabili parametri generali sui quali costruire le valutazioni. Appare strampalata la scelta di individuare elementi di valutazioni non direttamente riconducibili alla responsabilità diretta ed esclusiva del Ds (tempistica dei pagamenti delle fatture, risultati delle prove Invalsi, target del Pnrr…).
L’autonomia scolastica, malgrado gli evidenti limiti, è nata dall’esigenza di connettere le peculiarità del territorio con il piano dell’offerta formativa. Chi dirige una scuola in un contesto economico e culturalmente deprivato o nell’ambito di una marginalità geografica e sociale non può essere valutato con gli stessi parametri di chi agisce in un contesto agiato, sensibile, reattivo e partecipe.
Si rischia, in questo modo, di riprodurre i fallimentari meccanismi di valutazione del sistema scolastico basato sulle prove standardizzate che, ormai da anni, hanno dimostrato la loro illogicità.
Bisognerebbe valutare il dirigente scolastico, in primis, sulla base del concreto miglioramento dell’istituzione scolastica: reale utilità degli investimenti infrastrutturali e tecnologici, efficacia delle innovazioni gestionali e didattiche, condivisione degli obiettivi, trasformazione del territorio, livello di benessere della comunità scolastica, pratiche inclusive, partecipazione collettiva alla vita scolastica...
Tali processi non possono essere valutati compiutamente nel corso di un anno scolastico ma meritano tempi congrui e un costante monitoraggio.
Soggetti valutatori
Chi valuterà i dirigenti scolastici dovrebbe, quanto meno, avere contezza del complesso funzionamento delle istituzioni scolastiche. Può sembrare una banalità ma, vista la composizione dei recenti comitati ministeriali, appare evidente che tutti (prestigiosi accademici, docenti universitari, giornalisti, scrittori, pedagogisti…) abbiano titolo a dissertare sulla scuola tranne quelli che la scuola la vivono quotidianamente.
La valutazione serve a migliorare il sistema scolastico e la capacità di leadership educativa. Per questa semplice ragione i dirigenti scolastici devono partecipare al processo valutativo, condividere obiettivi e parametri, calibrare il processo nel tempo e nel territorio. La valutazione è necessaria per perfezionare la qualità dell’azione pedagogica, non per risparmiare qualche euro o, in modo discrezionale, penalizzare i dirigenti non allineati.
I dirigenti dovrebbero essere valutati da un comitato di valutazione eterogeneo e non solo sulla base di parametri pre-costituiti. Sarebbe utile istituire un comitato di valutazione composto da una pluralità di soggetti interni ed esterni alla scuola (direttore dell’USR, docenti, studenti, genitori, associazioni del territorio, enti locali…).
Può sembrare un sistema complesso ma, in realtà, è una pratica già in vigore in diversi Paesi europei in cui il “capo d’istituto” ha la responsabilità di rendicontare la sua attività, sia sul piano della regolarità sia su quello dell'efficacia, cosi da fare un vero e proprio “bilancio sociale” della sua gestione.
In conclusione, il sistema di valutazione dei dirigenti scolastici può essere un’occasione per aprire un dibattito importante sugli obiettivi e sul funzionamento della scuola, a condizione che non venga vissuto solo come una questione che riguarda esclusivamente i prèsidi.
Il parere negativo del Consiglio superiore della pubblica istruzione potrebbe essere uno spunto. C’è tanta preoccupazione invece che, così come accaduto in altre occasioni, il governo Meloni vada avanti, imprimendo un’ulteriore accelerazione verso una scuola autoritaria.
*Dirigente scolastico dell’I.C. Giuliana Saladino di Palermo
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