- È vero, non se ne può più. Ma mettere la testa nella sabbia non è il modo per uscirne più in fretta.
- Che fare, allora? Accettare che la “normalità” di oggi, con Covid-19, non può essere la stessa di prima, quando questa malattia non c’era.
- Cambiando le circostanze, la “normalità” cambia. Nelle zone malariche è “normale” prendere più precauzioni contro le zanzare che da noi.
Parafrasando Giordano Masini, coordinatore della segreteria di +Europa, dopo il clamoroso annuncio dell’abolizione della povertà in Italia, arriva oggi chi pensa con un colpo di penna di cancellare anche la pandemia.
Sembra che allo scopo basti sospendere la diffusione al pubblico del bollettino quotidiano (sperando rimanga comunque giorno per giorno la trasparenza dei dati per gli addetti ai lavori, come auspica l’Associazione Italiana di Epidemiologia).
Reintegrare gli operatori sanitari che hanno dimostrato di non capire l’importanza della vaccinazione, mentre proprio grazie a questa oggi si può parlare di un’uscita dall’emergenza.
Non rinnovare l’obbligo di mascherina nemmeno negli ospedali e nelle RSA, sia mai che qualcuno si ricordi che c’è ancora in giro un virus, omicron, che dall’inizio del 2022 ha ucciso solo in Italia oltre 40.000 persone, di cui una quarantina di bambini o ragazzi da zero a 19 anni (più della somma dei decessi da covid-19 in questa fascia di età nei primi due anni di pandemia).
Un virus che in una percentuale non trascurabile di casi lascia per mesi stremati, con difficoltà di respirazione, concentrazione e memoria, tanto da ostacolare il pieno rientro alle proprie attività quotidiane.
Sono ormai milioni le persone che nel mondo non riescono a tornare a lavorare o hanno visto ridimensionare le loro mansioni a causa di long covid.
Per non parlare dell’aumento di infarti, ictus e altre malattie cardiovascolari nelle settimane successive alla guarigione dall’infezione.
Il richiamo alla cautela viene anche dall’Organizzazione mondiale della sanità e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che mette in guardia dall’arrivo di nuove sottovarianti. “Ma basta” ripetono in tanti. “
Bisogna voltare pagina, dimenticarsi di questo periodo terribile. Non se ne può più”.
È vero, non se ne può più. Ma mettere la testa nella sabbia non è il modo per uscirne più in fretta.
Che fare, allora? Accettare che la “normalità” di oggi, con Covid-19, non può essere la stessa di prima, quando questa malattia non c’era.
Cambiando le circostanze, la “normalità” cambia. Nelle zone malariche è “normale” prendere più precauzioni contro le zanzare che da noi.
In Estremo Oriente, dopo la SARS, è diventato “normale” portare una mascherina nei luoghi chiusi e affollati o quando si hanno sintomi respiratori.
Le grandi epidemie di colera sono state debellate là dove si è garantito l’accesso all’acqua potabile e alle fognature. Non erano “normali” nel Settecento, lo sono oggi.
Così dovrà diventare “normale” avere impianti di areazione adeguati: in Belgio hanno appena votato una legge che li rende obbligatori in hotel, ristoranti, bar e centri fitness, e li raccomanda negli altri spazi chiusi.
Queste sono norme che aiutano a convivere con il virus, negarlo no.
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