- Una volta la pianista Maria João Pires si è resa conto pochi istanti prima di un concerto di aver preparato il concerto di Mozart sbagliato. Ma con la rassicurazione del direttore d'orchestra Riccardo Chailly ha suonato in maniera perfetta
- La leadership di Chailly emerge quando risolve con calma una crisi inimmaginabile con uno sguardo, un sorriso e semplici parole.
- La leadership è un concetto complesso e sfuggente. È spesso associata a momenti di crisi. Ma i leader non sono persone con qualità intrinseche, quanto piuttosto un insieme di azioni e comportamenti
Più di venti anni fa Maria João Pires, una delle mie pianiste preferite, si sedette al piano per suonare un concerto per pianoforte e orchestra di Mozart diretto da Riccardo Chailly ad Amsterdam.
Non c’erano state le prove, prima, ma non è strano, perché era un concerto all’ora di pranzo, un evento informale. Lei naturalmente aveva studiato tutto a casa, per conto proprio, con cura. Preparando, ne siamo certi, la versione più fresca e pura possibile in base a quello che la sua notevole carriera pianistica le aveva insegnato fino a quel momento. Suonare è un lavoro difficile, anche per un genio.
Immaginiamo la sala, gli spettatori. Il silenzio e poi la musica che finalmente esplode. L’orchestra inizia a suonare, e solo allora Maria João Pires si rende conto di aver preparato il concerto sbagliato! Non questo, ma un altro concerto di Mozart! Chailly dirige, passano i secondi, e lei fra poco, dopo la breve introduzione solo orchestrale, dovrà iniziare la sua parte. Il viso di lei (esistono i video) è il ritratto della disperazione. Una disperazione quieta e profondissima. L’attesa della fine del mondo. Nel suo cuore, forse, esplode di tutto.
Nel video vediamo che a un certo punto, dopo alcuni secondi, la pianista parla con Chailly che sorridente intanto continua a dirigere. Gli dice che ha preparato un altro concerto. E lui (senza smettere di sorridere e di condurre l’orchestra, perché tutto questo avviene in mezzo alla musica) la rassicura dicendole che senza dubbio sarà in grado di suonare benissimo anche se non si è preparata. Una piccola nota: lei aveva suonato il concerto molto tempo prima, insomma lo conosceva, ma non lo eseguiva da tanto, e i concerti, be’, si preparano. Colpisce davvero l’assoluta rilassatezza di Chailly in questa situazione. Colpisce il viso di lei, il viso di una persona che vuole buttarsi da un ponte. Poi arriva il momento in cui l’introduzione finisce e il piano entra nella musica. E lei inizia a suonare perfettamente. Dai recessi della memoria, recupera tutto. Suonerà fino alla fine e non sbaglierà una nota, e sarà bellissimo.
Un concetto sfuggente
Mentre scrivo di questo episodio mi commuovo (sul serio). Sono molto sentimentale in certe cose. Allo stesso tempo mi chiedo quale sia il senso della storia, e mi viene da trovarlo in due luoghi.
Anzitutto nella genialità della pianista, che ormai, pur mantenendo l’umiltà e le ansie dell’essere umano, ha fuso la sua vita con la musica di Mozart al punto da essere perfettamente in grado di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Poi nella leadership perfetta del direttore d’orchestra, che con uno sguardo, un sorriso e poche parole semplici risolve una situazione di crisi davvero inimmaginabile. (Chi si è mai seduto a suonare di fronte a un pubblico di solito prova il desiderio di nascondersi sotto un piumone per via dell’ansia, ascoltando questa storia).
La leadership (perdonate l’inglese, ma è una parola che non si riesce a tradurre bene, però è d’uso comune e riguarda il fatto di essere leader) è un concetto sfuggente. È presente in modo naturale nel mondo degli affari, oltre che ovviamente in politica, ed è studiato ossessivamente in alcune facoltà universitarie. Ma è un concetto che in realtà ha pochi punti fermi. Sappiamo che il leader emerge preferibilmente durante un momento di crisi, dunque non è un caso che la leadership del direttore Chailly emerga in tutta la sua lucentezza durante l’episodio che ho raccontato: la crisi estrema.
Un nuovo modo di pensare
La nostra epoca ama le crisi, questo perché la nostra epoca cerca gli stimoli, costantemente, e cerca le notizie, costantemente. Dunque non sorprende che ami anche i leader, l’idea del leader. Si parla di uomini e di donne forti al comando, sia nella politica sia nelle aziende, ma questa è una concezione un po’ infantile.
Il leader non è per forza un insieme di qualità presenti alla nascita che rendono un individuo forte, il leader può anche essere un insieme di processi che una persona mette in atto e di gesti che una persona fa. Detto in altri termini, il leader non è un’identità, ma un insieme di azioni e di movimenti.
Possiamo anche non avere la più pallida idea di quale sia la personalità di Chailly, ma se vediamo un direttore d’orchestra che non smette di sorridere e di dirigere durante una crisi, mentre aspettiamo con orrore che la musica si scontri a un certo punto col silenzio del piano che forse non suonerà, sappiamo immediatamente che è un leader, o meglio, sappiamo che è il leader giusto per svolgere i compiti che si trova a svolgere. Non un uomo o una donna forte, ma una capacità di intervenire, slegata dall’identità.
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