Il governo ha già regalato condoni à gogo, l’innalzamento al limite del contante, la clamorosa, smisurata disparità di trattamento tra redditi da lavoro autonomo e redditi da lavoro dipendente e da pensione, sui quali pesa la quasi totalità del gettito
Penso non sia fuori luogo bollare come indecente e scandalosa la politica fiscale di maggioranza e governo. Dentro i quali la Lega assurge a “partito degli evasori”. Lo attesta l’ennesimo incidente, diciamo così, in cui è incappato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, a proposito delle 700mila mail inviate dall’Agenzia delle entrate ad altrettante partite Iva il cui reddito denunciato sembrava poco attendibile.
Apriti cielo: Matteo Salvini prima, Antonio Tajani poi, e infine Giorgia Meloni si sono premurati di sconfessare l’iniziativa. E il malcapitato Leo è corso ai ripari sconfessando sé stesso, derubricando la cosa a misura di routine («comunicazione ordinaria»), per concludere che i destinatari della missiva sono autorizzati a cestinarla.
Leo è recidivo: pochi mesi fa resuscitò lo strumento conoscitivo del redditometro, fu da tutti censurato e, come da copione, non se ne fece nulla. È solo l’ultimo episodio che a sua volta si iscrive nel cosiddetto concordato preventivo, un istituto di natura sua concepito per dare modo ai contribuenti di concordare con l’amministrazione tributaria un reddito inferiore a quello effettivo (altrimenti chi mai concorderebbe?), ricavandone un sensibile sconto e ottenendo in cambio la garanzia della rinuncia a essere sottoposti a controlli da parte dell’Agenzia delle entrate.
Non basta: l’iniziativa del povero Leo manifestamente risponde alla esigenza di riproporre quella cospicua opportunità/privilegio del concordato in quanto esso, paradossalmente, pur tanto conveniente, non ha avuto le adesioni sperate e messe in bilancio. Non è difficile spiegare perché: la reiterata pratica di sanatorie e condoni, nonché l’alto grado di improbabilità dei controlli, ha instillato nella sterminata platea degli evasori la convinzione che sia ancor più conveniente non avvalersi di un pur così vantaggioso privilegio.
Condoni e sanatorie
Le verifiche sono statisticamente limitatissime e comunque, sulla scorta dei precedenti, a condono seguirà condono sempre più generoso. Per la storia: fu la Lega (con il Conte I) a ideare e patrocinare la “madre di tutte le distorsioni”, di cui il concordato è solo l’ultimo figlio, ovvero il forfait per gli autonomi che legalizza il privilegio loro riservato di pagare meno degli altri lavoratori. Evasori, per legge, non più evasori.
Del resto, Salvini non si è limitato a levare alte grida all’indirizzo di Leo, ma ha già predisposto una quinta, dicesi quinta, rottamazione delle cartelle, a suo dire d’intesa con il collega di partito Giancarlo Giorgetti, che ha prontamente obbedito sconfessando il suo viceministro. E pensare che Giorgetti sarebbe il ministro responsabile cui un certo establishment dà credito…
La Lega si conferma, a tutti gli effetti, come il più zelante e sfrontato partito degli evasori, dentro una maggioranza e un governo che già di suo, nella sua interezza, cioè senza eccezioni, fa di essi la sua constituency elettorale.
Si pensi ai condoni à gogo, all’innalzamento al limite del contante, alla clamorosa, smisurata disparità di trattamento tra redditi da lavoro autonomo e redditi da lavoro dipendente e da pensione, sui quali pesa la quasi totalità del gettito. Al punto che qualcuno – non Maurizio Landini, ma un ex dirigente di Confindustria come Innocenzo Cipolletta – si è chiesto a quando la “rivolta” dei contribuenti fedeli al dovere fiscale.
Quando ci si interroga sulle derive populiste dei partiti e dei governi, di norma, ci si concentra sulla loro propensione alla disintermediazione tra il capo e il popolo. Ma non meno decisivo, al riguardo, è il rapporto con il fisco.
Sorprende come, da più parti, si sia generosi nell’attribuire la patente di affidabili liberali a destre tanto distanti da una visione legalitaria del rapporto tra cittadini e Stato e dal senso del dovere morale e civile di concorrere al bene comune.
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