- La discesa dal trono a favore di telecamere è stata già fatta da Albino Luciani nel suo pontificato di soli 33 giorni, con la culminante autodefinizione di «povero cristo di vicario Cristo».
- Bergoglio ci racconta che gli piace il tango e fare serata con gli amici, Luciani ci fece sapere che andava male a scuola.
- Come un politicante qualsiasi, Bergoglio va a farsi intervistare in tv sapendo che non gli verrà fatta nessuna domanda imbarazzante, ma gli verrà solo concesso del tempo per dire ciò che vuole, più che a un pubblico indistinto, “ai suoi”.
Gli esperti e appassionati della materia definirebbero sicuramente “un momento di grande televisione” quello in cui, domenica sera, Fabio Fazio ha chiosato una delle nobili ovvietà del papa: «Ha ragione».
Ma qui sarebbe banale fermarsi a constatare l’impazzimento di un mondo in cui una star televisiva concede benevolmente al pontefice di non aver detto una fesseria. Quello che ci insegna la cosiddetta intervista a Bergoglio va molto oltre la banalità del papa che si propone come icona pop riducendosi a personaggetto da talk show.
La discesa dal trono a favore di telecamere è stata già fatta da Albino Luciani nel suo pontificato di soli 33 giorni (26 agosto-28 settembre 1978), con la culminante autodefinizione di «povero cristo di vicario Cristo».
Bergoglio ci racconta che gli piace il tango e fare serata con gli amici, Luciani ci fece sapere che andava male a scuola. Bergoglio dice da Fazio che per il buon cristiano «Dio è un papà», Luciani disse una cosa di ben altra incisività teologica: «Dio è papà; più ancora è madre». Poi Joseph Ratzinger rimise la cose a posto, spiegando che nelle sacre scritture Dio non può essere donna perché, non essendo né uomo né donna, è uomo. «Ha ragione» Fazio.
Per capire il senso di ciò che domenica sera ha regalato a Rai 3 ascolti record dobbiamo risalire a due anni fa, quando toccò a papa Francesco, intervistato da Repubblica, dire «ha ragione» a Fazio, il quale, in un articolo scritto per il medesimo giornale, si era spinto a dire che è cosa brutta evadere il fisco.
Il papa si disse molto colpito da tale intuizione e domenica sera il noto pensatore ligure si è fatto in quattro per ricambiare, dichiarandosi colpito ed emozionato a ogni respiro di un signore vestito di bianco che parlava da un misterioso ufficio più simile alla hall di un hotel tre stelle che allo studio di un papa. L’immagine televisiva restituita agli spettatori è che Bergoglio e Fazio hanno ruoli di medesimo livello in termini di potere, prestigio e carisma.
Viene dunque da pensare che, come i cittadini hanno da anni abbandonato le sezioni di partito (o i partiti hanno abbandonato loro, diranno gli storici chi ha incominciato), anche i credenti hanno smesso di frequentare le parrocchie, al punto che un povero cristo di vicario di Cristo è costretto per raggiungerli a chiedere l’ospitata a un talk show.
E come un politicante qualsiasi, Bergoglio va a farsi intervistare in tv sapendo che non gli verrà fatta nessuna domanda imbarazzante, ma gli verrà solo concesso del tempo per dire ciò che vuole, più che a un pubblico indistinto, “ai suoi”.
Così ha detto a chiare lettere cose sui migranti talmente dure verso il governo italiano che verranno dimenticate in 24 ore, e tra le righe ha fatto sapere “ai suoi” che dentro la chiesa è in corso una guerra di potere all’ultimo sangue.
I gesuiti sono abilissimi nell’intrecciare il parlar chiaro con i messaggi in codice, e i conduttori televisivi sono bravissimi a far finta di non capire i messaggi veri. Funzionano così le comunicazioni di massa nel terzo millennio.
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