Non esiste una “internazionale dei sovranisti”: é una contraddizione in termini. Se sei sovranista fai i tuoi interessi (o quelli che pensi essere i tuoi interessi) che sono in conflitto con quelli degli altri. Se ti allei tra sovranisti allora significa che vuoi fare la guerra oppure che sei meno sovranista di quanto dici, perché dovrai mediare o cercare l’interesse comune.

Il nuovo raggruppamento dei “patrioti per l’Europa” a cui lavorano Viktor Orbán, Andrej Babiš e Herbert Kickl, oltre al caos a destra che provoca, ci dice che l’attuale polarizzazione politica sta mandando completamente fuori gioco l’idea dell’intergruppo delle destre da far alleare con il Ppe.

Su quali basi può crearsi un tale neogruppo dei patrioti? Siccome non sarà possibile esprimersi direttamente come filo-russi, i suoi fautori cercheranno di imitare almeno qualcosa che venga da Mosca, come un sistema di governance verticistico e basato sulla tradizione. Tutto ciò che è “europeo” sarà dunque contestato e accusato di modernizzazione anti-tradizionalista. Ma subito dopo non ci sarà nulla con cui sostituirlo: non possiamo certo assumere tutti le tradizioni di un altro.

Cosa resterà dunque a fare da collante? Certamente alcuni discorsi stanno risuonando tra queste destre: per esempio la questione dei binazionali. Recentemente Jordan Bardella, possibile futuro premier francese del Rassemblement National, se l’è presa con chi ha il doppio passaporto dicendo che intende vietare per costoro gli incarichi pubblici. Piace a Orban tale idea ma si tratta di una manovra insidiosa. Sulla base di qualcosa presentato come logico, viene inserita una “preferenza nazionale” nella legislazione di cittadinanza che può portare lontano. D’altronde la legge sugli “agenti dell’estero” fatta passare alla Duma russa giunge a conclusioni molto pericolose: dirimere tra chi è da considerare pienamente cittadino e chi invece no.

Chi può arrogarsi il diritto di stabilire una differenza tra cittadini in base alle loro origini? Se pensiamo all’Italia e alla nostra legge sulla cittadinanza, sappiamo quanti milioni di italodiscendenti hanno diritto al passaporto pur rimanendo argentini, brasiliani, australiani, statunitensi ecc. Creare una discrasia tra cittadini aprirebbe la strada a un’involuzione che evocherebbe ciò che accadde un secolo fa in Europa.

Programma pericoloso

È evidente che non si arriverà a tanto ma è sufficiente insinuare un elemento di distinzione per produrre una gerarchia tra cittadini. Molti italiani che vivono all’estero hanno il doppio passaporto come molti italodiscendenti. Far passare il messaggio che per tutti costoro non sarebbero più lecito assumere cariche pubbliche, farebbe scandalo oltre che creare un problema nel consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie), nei Comites e tra gli eletti all’estero, tutti binazionali.

Un fronte dei patrioti sovranisti può celare programmi pericolosi che tra l’altro vanno contro la nostra tradizione culturale e politica. Ci sono paesi africani e asiatici che vietano la binazionalità ma nella tradizione giuridica occidentale si tratta di un diritto acquisito senza limitazioni. Ogni distinzione, categorizzazione e gerarchizzazione dei cittadini è percepita come una violazione basata su ideali xenofobi e/o suprematisti. Per la destra italiana, che tra le sue fila annoverò Mirko Tremaglia, il fautore del voto degli italiani all’estero, buttarsi su tale strada parrebbe davvero troppo.

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