- Il Comitato olimpico Internazionale ha raccomandato alle Federazioni Internazionali e agli organizzatori di eventi sportivi di non consentire la partecipazione di atleti russi e bielorussi alle competizioni internazionali. Il mondo dello sport sta seguendo questa indicazione.
- Gli atleti di tali nazionalità sono stati esclusi anche dal torneo di tennis di Wimbledon. Ora il governo italiano vuole estrometterli dagli Internazionali di Roma. Ma l'associazione dei giocatori professionisti del tennis ha rimarcato che questa scelta viola le regole dei tornei.
- A seguito della guerra nell’ex Jugoslavia, le squadre furono escluse dalle Olimpiadi del 1992, ma ai singoli atleti fu comunque consentito partecipare alle competizioni individuali sotto la bandiera del Cio. Seguire un criterio diverso rischia di minare l’inclusività dello sport.
Il mondo dello sport ha reagito alla guerra scatenata dalla Russia, escludendone gli atleti dalle competizioni internazionali, nelle varie discipline. Adesso è il momento del tennis. I tennisti russi e bielorussi sono stati estromessi da Wimbledon, in aderenza alle indicazioni del Comitato Olimpico Internazionale (Cio).
Per i prossimi Internazionali di Roma anche il governo italiano intenderebbe conformarsi a quanto disposto dal Cio. Può essere utile spiegare le regole dei tornei di tennis, nonché valutare fino a che punto lo sport può essere coinvolto nelle conseguenze di una guerra.
L’esclusione del Cio
In una nota ufficiale del 28 febbraio scorso, il Cio - che organizza i Giochi olimpici, i Giochi paralimpici, i Campionati mondiali e le Coppe del mondo – ha affermato che «il Movimento Olimpico è unito nel suo senso di equità per non punire gli atleti per le decisioni del loro governo se non vi partecipano attivamente», aggiungendo di impegnarsi «per una concorrenza leale per tutti senza alcuna discriminazione».
Tuttavia, nonostante ciò, il Movimento olimpico dice di trovarsi «in un dilemma», a causa della guerra in Ucraina: «Mentre gli atleti provenienti da Russia e Bielorussia sarebbero in grado di continuare a partecipare a eventi sportivi, a molti atleti ucraini viene impedito di farlo a causa dell’attacco al loro paese».
E siccome questo dilemma «non può essere risolto», il Cio raccomanda alle federazioni sportive internazionali e agli organizzatori di eventi sportivi - «al fine di proteggere l’integrità delle competizioni sportive globali e per la sicurezza di tutti i partecipanti» - di non invitare né consentire «la partecipazione di atleti e funzionari russi e bielorussi alle competizioni internazionali».
In conformità alle indicazioni del Cio, l’esclusione degli sportivi di tali nazionalità è stata disposta, tra gli altri, da Uefa e Fifa, massime organizzazioni calcistiche mondiali, dall’Euroleague Commercial Assets (Eca) per il basket, dal comitato esecutivo del World Rugby, dalla Federazione internazionale di sci (Fis). Si tratta di sport di squadra, una squadra non può che rappresentare il proprio Stato e a uno stato aggressore non va data visibilità, nemmeno mediante lo sport.
Il tennis
Atleti russi e bielorussi sono stati esclusi dal torneo di Wimbledon, come detto. Gli organizzatori hanno affermato che «sarebbe inaccettabile che il regime russo traesse benefici dalla partecipazione» dei suoi giocatori e che va impedito l’uso dello sport «come mezzo di propaganda del regime russo». Ma al torneo di Wimbledon, e ad altri, il tennista partecipa come professionista singolo, non come esponente di una squadra nazionale.
In tutt’altro senso si è espressa l’Association of Tennis Professionals (Atp), che riunisce i giocatori professionisti del tennis maschile di tutto il mondo, e la Women's Tennis Association (Wta), la corrispondente associazione femminile. Atp e Wta organizzano il massimo circuito di tornei professionistici, che attribuiscono punti per le classifiche internazionali Atp e Wta. Anche i quattro tornei del Grande Slam (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open), pur essendo organizzati dall’International Tennis Federation (Itf) in collaborazione con le federazioni nazionali, assegnano punti per le citate classifiche Atp e Wta.
Rispetto al caso dell’esclusione di tennisti russi e bielorussi, l’Atp ha ribadito i principi fondamentali dell’associazione, “merito” ed “equità”, reputando sbagliata la decisione di escludere tali giocatori dal torneo di Wimbledon. Ogni professionista, infatti, compete individualmente «per guadagnarsi un posto nei tornei basati sulle classifiche Atp». La «discriminazione» determinata dalla nazionalità costituisce per l’Associazione anche una violazione del suo accordo con Wimbledon.
In senso conforme si è espressa la Wta, che ha ribadito le regole sulla partecipazione dei giocatori a eventi di tennis «in base al merito e senza alcuna forma di discriminazione»; e, con riferimento a Wimbledon, ha affermato che tali regole sono state accettate anche dalla federazione nazionale del tennis in Gran Bretagna (Lta). «I singoli atleti non dovrebbero essere penalizzati o impediti di gareggiare a causa della loro provenienza o delle decisioni prese dai governi dei loro paesi», secondo la Wta.
Le regole ATP e WTA
Atp e Wta rilevano un punto importante: l’esclusione dei tennisti russi e bielorussi dai tornei, come già accaduto per quello di Wimbledon e come pare avverrà pure per gli Internazionali d’Italia, determina la violazione degli accordi fra federazioni, comitati organizzatori ecc. e tali associazioni. Ai sensi del Regolamento Atp (punto 8.01B) «i tornei si impegnano ad accettare le iscrizioni sulla base della Classifica Atp», così come per gli eventi Wta (punto D.1 e Sezione XII C.3. del relativo Regolamento) si prevede che il torneo è «aperto a tutte le categorie di donne senza alcuna discriminazione».
La violazione delle norme del Regolamento Atp può comportare sanzioni fino a 250.000 dollari, altre specifiche penalità finanziarie e un «cambiamento di status del torneo» che potrebbe determinare la riduzione dell’ammontare di punti assegnato nelle competizioni che rientrano nel circuito, o addirittura azzerarlo. Per gli eventi Wta, si prevede – tra l’altro – in caso di inosservanza delle relative regole, l’esclusione dal circuito dell’associazione. Con riguardo agli Internazionali di Roma, l'estromissione degli atleti russi e bielorussi costituirebbe una violazione ancora più grave rispetto a quella di Wimbledon.
Come accennato, mentre quest’ultimo torneo fa capo alla Itf e vede tra gli organizzatori anche un soggetto privato (All England Club) gli Internazionali di Roma sono un torneo Atp e Wta. Quindi, oltre all’eventuale ritiro dei punti assegnati nei riguardi dei singoli giocatori ai fini del ranking internazionale, potrebbero esservi conseguenze più onerose per il torneo e i suoi organizzatori.
I precedenti
Nel 1964 il Sudafrica fu escluso dai Giochi Olimpici di Tokyo - e l’esclusione riguardò tutti gli atleti - per il suo rifiuto di condannare ogni discriminazione razziale. La riammissione avvenne solo nel 1992, ai Giochi di Barcellona, dopo la fine dell’apartheid. Sempre nel 1992, a causa della guerra, il Cio vietò la partecipazione della Jugoslavia (Serbia e Montenegro) ai Giochi Olimpici, ma solo per gli sport di squadra. Affinché la sanzione non ricadesse sugli atleti, si consentì a questi ultimi di partecipare a titolo personale negli sport individuali, gareggiando sotto la bandiera del Cio.
La scelta fatta per il torneo di Wimbledon, e quella che il governo italiano si appresta a compiere per gli Internazionali di Roma, rappresentano quindi un passo indietro, per l’esclusione dei singoli professionisti. Pare privo di senso penalizzare questi ultimi per le colpe dello Stato di cui hanno la nazionalità. Meglio pensarci, affinché a subire le conseguenze di questa scelta siano non solo gli atleti, ma anche il concetto stesso di sport, e l’inclusività che lo connota.
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