La nuova amministrazione ha fermato decine di miliardi di dollari destinati alla ricerca. Già nel 2021 il vicepresidente JD Vance diceva che «le università sono il nemico». La cancellazione dei finanziamenti tramite la guerra ai topi transgender è la fedele applicazione di questo spaventoso progetto
Nel suo discorso al Congresso, lo scorso 4 marzo Donald Trump ha detto che l’amministrazione Biden stava spendendo otto milioni di dollari per rendere i topi transgender. L’aula è scoppiata in una fragorosa risata e il presidente ha rimarcato: «È tutto vero».
Il giorno seguente la Cnn e altre testate hanno scritto articoli che smentivano molti passaggi inaccurati o falsi dell’intervento di Trump, incluso quello sui presunti topi transgender. In risposta la Casa Bianca ha pubblicato un comunicato che si apriva così: «Quei perdenti che sparano fake news della Cnn hanno tentato immediatamente di fare fact checking, ma il presidente Trump aveva ragione (come sempre)». Venivano poi elencati sei progetti di ricerca che sarebbero tra quelli bloccati dal dipartimento per l’Efficienza governativa (Doge) di Elon Musk.
Si tratta di progetti di ricerca biomedica che prevedono il ricorso a topi transgenici (non transgender), il cui dna viene modificato in laboratorio per studiare diverse cose, dai tumori all’asma, passando per la risposta immunitaria al vaccino contro l’Hiv. Tutti hanno in comune il tentativo di capire come il decorso di queste condizioni possa venire influenzato dalla presenza nel corpo di diverse quantità di ormoni.
Siccome i topi sono mammiferi, come noi, sono un ottimo organismo modello (si dice in gergo scientifico) per testare ad esempio l’efficacia della terapia ormonale contro il cancro, che prevede la somministrazione di farmaci per regolare l’azione di ormoni coinvolti nello sviluppo di alcuni tumori. I topi transgenici vengono impiegati anche nello studio delle malattie genetiche. Nessuno dei progetti di ricerca elencati dalla Casa Bianca ha intenzione di trasformare Topolino in Topolina e viceversa, come ha fatto notare il comico statunitense Jimmy Kimmel.
Contro “l’ideologia gender”
Da quando si è insediata, l’amministrazione Trump ha già fermato decine di miliardi di dollari destinati alla ricerca e ha predisposto il licenziamento di migliaia di dipendenti delle agenzie federali che portano avanti iniziative sgradite all’esecutivo in diversi ambiti, dal clima alla salute. È tuttavia attraverso la guerra culturale alla diversità, all’equità e all’inclusione (Dei) che ora stanno arrivando ulteriori picconate alla ricerca pubblica, quella biomedica nella fattispecie.
La lotta ai “topolini transgender” è solo la punta dell’iceberg. La rivista Nature ha rivelato che il National Institute of Health (Nih), che con il suo budget di circa 47 miliardi di dollari è il maggior finanziatore della ricerca biomedica di base al mondo, sta revocando finanziamenti già vinti a progetti scientifici che hanno a che fare non solo con “questioni transgender”, ma anche con l’identità di genere e tutto ciò che, secondo il governo, concerne diversità, equità e inclusione.
Due funzionari dell’Nih, che sono rimasti anonimi perché non autorizzati a parlare con la stampa, hanno rivelato che sono in preparazione centinaia di lettere per terminare ricerche che contribuiscono a «promuovere o inculcare l’ideologia gender» con fondi pubblici.
Tra gli ordini esecutivi firmati da Trump infatti ce n’era uno volto a «difendere le donne dall’estremismo dell’ideologia gender e ripristinare la verità biologica». Alle agenzie federali è stato imposto di rimuovere tutte le affermazioni, le politiche, i regolamenti, le comunicazioni interne o esterne che fanno riferimento a quella che una certa destra chiama ideologia gender.
Il ribaltamento della realtà
L’avversione per le politiche di inclusione delle minoranze invece viene ben esemplificata da una lettera del 14 febbraio del dipartimento dell’istruzione, secondo cui college, università, scuole primarie e secondarie statunitensi sarebbero discriminatorie (nei confronti soprattutto degli studenti bianchi, è riportato) nel momento in cui riservano programmi di ammissione, di supporto finanziario e altre forme di sostegno a categorie svantaggiate di studenti.
«Il fatto che queste istituzioni manifestino ripugnanti e pervasive preferenze basate sull’appartenenza razziale e altre forme di discriminazione emerge da ogni sfaccettatura accademica», si legge. «Le istituzioni dell’istruzione hanno indottrinato gli studenti in modo tossico con la falsa premessa che gli Stati Uniti sono costruiti su un razzismo strutturale e sistemico».
E proprio in quanto il dipartimento dell’Istruzione ha negli scorsi anni portato avanti politiche di inclusione, discriminatorie secondo la narrazione trumpiana, il presidente vorrebbe chiuderlo con un altro ordine esecutivo.
Con questo ribaltamento della realtà, l’Nih, che a febbraio aveva già licenziato circa 1.200 persone, intende ora bloccare i finanziamenti ai progetti di ricerca che al governo suonano pro-Dei. Quelli che solo parzialmente contengono riferimenti Dei possono venire ridiscussi: se dimostreranno di poterli rimuovere, potranno continuare a venir finanziati, altrimenti no. I progetti che non supportano in alcun modo diversità, equità e inclusione non verranno toccati, a patto di non far uso di linguaggio Dei. Chissà se anche biodiversità diventerà una parola proibita.
Come nuovo direttore dell’Nih Trump ha proposto Jay Bhattacharya, che durante l’udienza in Senato per la conferma del ruolo ha assicurato che gli scienziati dell’istituto riceveranno le risorse necessarie a svolgere il proprio lavoro, ma non ha spiegato come. Tra le sue priorità, ha sottolineato l’incoraggiamento a una cultura del «dissenso scientifico» e «regolamentare la ricerca rischiosa che può scatenare pandemie».
Bhattacharya ha un trascorso da economista all’università di Stanford, non da ricercatore biomedico. A ottobre 2020 è stato tra i firmatari di una controversa lettera aperta, nota come Great Barrington Declaration, che sosteneva come al posto dei lockdown si sarebbe potuto lasciare correre la trasmissione del virus fino al raggiungimento dell’immunità di gregge. Francis Collins, allora direttore dell’Nih, aveva replicato che così sarebbero morte altre centinaia di migliaia di persone. La lettera era stata supportata dall’American
Institute for Economic Research, un think tank liberista che ha avuto posizioni negazioniste sul cambiamento climatico.La scelta per le università
Nel grande calderone allestito dall’amministrazione Trump, i centri di ricerca finanziati dalle tasse degli americani somministrano ormoni ai topi per sperimentare la transizione di genere, scuole e università professano un’equità ipocrita perché fanno passare avanti gli immigrati discriminando i bianchi, e fanno un oltraggio alla patria accusandola di razzismo. Chi dice il contrario diffonde fake news.
Ma la realtà è che le università si troveranno a dover scegliere tra continuare a ricevere finanziamenti federali da un lato e dall’altro battersi per difendere i diritti di chi ha meno possibilità, di chi è storicamente svantaggiato e discriminato, e che ora viene anche accusato di saltare la fila.
Quando nel 2021 il vicepresidente JD Vance pronunciava il discorso «le università sono il nemico» diceva che bisognava «attaccare in modo aperto e aggressivo le università di questo paese. (…) Non eliminare le università, ma dare loro la possibilità di scegliere tra la sopravvivenza e un approccio all’insegnamento molto meno parziale».
Oggi si trovano esattamente di fronte a questo dilemma. La cancellazione dei finanziamenti alla ricerca tramite la guerra ai topi transgender, per quanto possa strappare una risata, è la fedele applicazione di uno spaventoso progetto delineato già diversi anni fa.
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