Lo sdoganamento del fascismo è quotidiano, questa è la vera «incontinenza» del governo Meloni, i casi sono più che giornalieri, una vera marea nera che sta sommergendo l’Italia. Gli esponenti di Lega e Fratelli d’Italia stanno utilizzando ogni occasione per proporre una vera e propria riscrittura della storia e dei suoi protagonisti.

Le elezioni europee e locali hanno sicuramente dato ulteriore potenza alle polveri di questa profonda lettura distorta del fascismo italiano.

Solo per citare gli ultimi avvenimenti di una lunghissima trafila iniziata due anni fa, il ministero del Made in Italy ha voluto un francobollo per Italo Foschi, sì fondatore e primo presidente dell’Associazione sportiva Roma, ma anche fascista dal 1923, molto vicino a Roberto Farinacci e Cesare Rossi, lui stesso qualche giorno dopo l’attentato da Matteotti scrisse ad Amerigo Dùmini, che guidò tutta l’operazione che portò alla morte del politico di Fratta Polesine: «Sei un eroe, degno di tutta la nostra ammirazione».

Lo stesso ministero ha invece bocciato lo stampo dedicato alla Liberazione di Roma.

Roberto Vannacci e i suoi emulatori chiedono di mettere una «decima», in onore (sic!) alla Decima Mas, un manipolo di feroci criminali di guerra, stragisti nei confronti di altri italiani come ad esempio a Forno (Ms) e Borgo Ticino (No), comandati da un Valerio Borghese che nel Dopoguerra tenterà un golpe per sovvertire l’ordine democratico nel nostro paese.

La torta nera

Come ciliegina sulla torta tutta nera, le chat spavaldamente antisemite e fasciste del capo ufficio stampa di Lollobrigida (promotore del sacrario ad altro criminale di guerra, Rodolfo Graziani), tra lui e il capo ultrà e criminale Piscitelli. In questo senso ho letto con grande piacere le parole nette e coerenti di Davide Assael sul rapporto tra ebraismo e questa destra, pericoloso e insostenibile dal punto di vista politico e storico.

Clamoroso è anche quanto avvenuto a Venezia, dove una consigliera comunale si è sentita apostrofata come provocatrice e minacciata di vedersi tolta la parola dal presidente del consiglio comunale perché aveva definito la Costituzione antifascista, mentre la volgarità partita dai banchi opposti in risposta a questa elementare e corretta definizione non è stata nemmeno sanzionata, quasi fosse un’ovvia risposta.

A tutto questo si aggiungono le intimidazioni giudiziarie agli intellettuali e oppositori in generale, che vengono colpiti per le proprie idee e critiche al governo, il tutto amplificato dalla situazione dei media ormai quantitativamente spostata verso quegli orizzonti politici; la “par condicio” è stata una grandissima illusione che non ha minimamente inciso sul conflitto d’interessi e su questo rapporto malato con i media.

Senza contare gli opinionisti orientati che sono ospitati nei programmi televisivi, quali Bocchino, Totaro o Magliaro, che arrivano a produrre delle narrazioni difensive nei confronti di questi accadimenti assolutamente insostenibili non solo dalla stretta analisi politica, ma anche semplicemente dalla coerenza razionale. Magliaro, dopo improvvida uscita sul fatto che sia fascista, incalzato stavolta da Calenda ha dichiarato l’estraneità della Repubblica di Salò nei confronti dello sterminio degli ebrei. Forse dovrebbe leggere i libri di Michele Sarfatti, massimo esperto della persecuzione degli ebrei italiani, dove definisce il periodo persecutorio della Rsi, quella della persecuzione delle vite, obbiettivo repubblicano fino dalla sua fondazione.

L’azione dei nazionalismi

Solo per citare i principali elementi che confermano questa tesi storiografica, il settimo punto del Manifesto che delineava le linee programmatiche della neo costituita Repubblica sociale italiana così recitava: «Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica». Una legislazione definitivamente tornita il 30 novembre 1943, con l’ordinanza di polizia n. 5 a firma del ministro dell’Interno Guido Buffarini Guidi che imponeva che «tutti gli ebrei, anche se discriminati, a qualunque nazionalità appartengano, e comunque residenti nel territorio nazionale debbono essere inviati in appositi campi di concentramento».

Tutto questo fu la preparazione della Shoah italiana. Una tempesta perfetta sul nostro paese.

Quello che sta avvenendo in Italia sono le stesse identiche politiche messe in atto in altri paesi europei, Ungheria e Polonia, sulle colonne di questo giornale lo stiamo denunciando da anni, la storia nazionale diventerà la prima e principale frontiera di questo fare politico.

Il tentativo in atto è quello di affrancare in toto il periodo fascista. Mettere sullo stesso piano partigiani e repubblicani, fascismo e comunismo, cancellare le radici antifasciste e democratiche della Costituzione, queste politiche provocheranno un ulteriore aumento dei nazionalismi che andranno a inquinare, ancor di più se possibile, il quadrante europeo, se non fossero sufficienti i caldi esempi di Ucraina e Israele.

L’Italia ha un serio problema con il suo passato, una parte del nostro paese non si è emancipato da sé stesso rimanendo ingabbiato in ideologie già bocciate dalla storia e che hanno condotto l’umanità nel baratro, anche se quello che vediamo accadere in questi giorni sembra invece la concretizzazione della famosa riflessione di Piero Gobetti, che parlava del fascismo come dell’autobiografia di una nazione.

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