«Ci sono due cose che mi piacciono: il buon cibo e il sesso». (Anche a me e penso anche a voi).

Questo è l’incipit di Una conquista fuori menù di Felicia Kingsley, Newton Compton, con una nuova trama romantica da Top Ten per l’architetta di Carpi, che vive a Modena, regina del romance che non sbaglia un colpo, new entry al primo posto col botto, facendo il vuoto, doppiando il secondo posto di Limitless. Senza morale (vol 1) di Karim B., un romanzo young adult per Sperling&Kupfer. (Karim B. è lo pseudonimo di un’autrice italiana, ossessionata dai vampiri, da Taylor Swift e dalla cucina della nonna paterna. Ha iniziato a scrivere storie che su Wattpad e TikTok sono diventate celebri tra le lettrici).

La scrittura è femmina

E quadruplicando, Kingsley, le copie di Palminteri e Di Pietrantonio al terzo e al quarto posto. Insomma per tutte le età, i gusti, le emozioni e le complessità di lettura, la scrittura (e la lettura) è femmina.

L’autrice in testa alla classifica della settimana torna con una commedia romantica e infuocata. Due chef che si detestano. Una sfida che accende il cuore e i fornelli. Tutto vale in amore e in cucina.

Tra gli agenti speciali dell’Fbi, Dwight Faraday è il migliore: anticonformista, dal fascino ribelle, detiene il record imbattuto di indagini risolte sotto copertura. È anche un cuoco provetto, dunque è l’ideale per infiltrarsi nella brigata del ristorante italiano che appartiene alla famiglia Villa, sospettata di avere legami con la malavita di New York. Tra schermaglie affilate, sfide a colpi di fuori menù e provocazioni al peperoncino, Dwight è pronto a scovare la ricetta giusta per arrivare al cuore di Julia, la figlia del proprietario, che sembra ostinatamente immune al suo fascino. Ma se alla fine fosse proprio l’inafferrabile agente a farsi prendere per la gola? In cucina non ha mai fatto così caldo.

La tesi di laurea di Carrère

Nella saggistica altra new entry al primo posto, quella di Emmanuel Carrère con il suo Ucronia per Adelphi, presentato al Festivaletteratura di Mantova con il gran pubblico delle star letterarie.

Carrère e Adelphi sono due brand amatissimi dai lettori, un binomio seducente e di successo (un po’ come quello tra Adelphi e il fisico Carlo Rovelli) che si ripropone per la tredicesima volta.

Non è un libro nuovo questo (per il prossimo romanzo lo scrittore francese ha annunciato un lavoro sulla famiglia, considerata la morte recente di sua madre, grande slavista), Ucronia è stato già pubblicato in Francia nel 1987, Carrère l’ha scritto a venticinque anni, era la sua tesi di laurea. Non è certo la tipica opera carrèriana. È piuttosto un saggio breve e brillante sulle ucronie, in particolare su quelle letterarie. Molto ben fatto, Carrère era bravo anche da giovane.

Cos’è un’ucronia? Napoleone è stato sconfitto a Waterloo ed è morto a sant’Elena. È intollerabile – almeno così pensa l’ucronista – una sciagura di cui ancora subiamo le conseguenze. Bisogna correggere questa cantonata della storia. Annullare ciò che è stato, rimpiazzarlo con ciò che avrebbe dovuto e potuto essere. L’intento dell’utopia è quello di cambiare ciò che è, o almeno di elaborare un progetto finalizzato a questo cambiamento. L’intento, scandaloso, dell’ucronia è invece quello di cambiare ciò che è stato.

A questo sovversivo gene­re letterario, Carrère ha dedicato una seducente rifles­sione che, oltre a ripercorrerne le tappe salienti, ne addita le sconcertanti implicazioni: i regimi to­talitari non hanno del resto adottato la tecnica u­cronica per imporre una storia controfattuale?

Ma c’è di più: Carrère ci trascina nel laboratorio da cui sono nati i suoi libri più amati, I baffi e L’Avversario, dove vite parallele e alternative sgretolano quel­la fragile costruzione che è la nostra identità. E ci svela che, dalle più innocenti rêverie retrospettive fino alle devianze che sogniamo o paventiamo, l’ucronia è sempre dentro di noi.

E solo l’aura di Adelphi può portare prima in classifica la tesi di laurea di Carrère sulle ucronie.

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