La mostra che il MAXXI ha realizzato insieme alla nuova proprietà di Autostrade per l’Italia racconta l’evoluzione da infrastruttura in perenne ansia da crescita a organismo che necessità manutenzione, migliorie, servizi evoluti, consapevolezza energetica e ambientale, “intermodalità” con altri mezzi di trasporto. Un percorso espositivo spazio-temporale che traccia luoghi, progetti e cambiamenti
Per chi trasporta merci, come per i long-distance drivers di novecentesca memoria, l’autostrada è concettualmente una linea dritta e ininterrotta, che congiunge un punto con un altro, e che ha bisogno di velocità, comfort, spazio sufficiente affinché ognuno possa percorrerla col passo che preferisce, e magari senza troppi autovelox.
Per tutti gli altri l’autostrada è molte cose diverse: un prolungamento dei percorsi urbani, un evento raro associato a ferie e vacanze, un’esperienza immersiva fatta di scorci e paesaggi, un mercatino dove comprare giocattoli e cioccolata.
Per i primi rappresenta una rete che più cresce in estensione e meglio è: raggiunge più destinazioni, aumenta il loro raggio d’azione, accorcia i tempi. Per i secondi deve soprattutto migliorare, essere più sicura, connessa, offrire nuove possibilità, innestarsi bene in città e paesaggi, garantire servizi efficienti. La mostra che il MAXXI ha realizzato insieme alla nuova proprietà di Autostrade per l’Italia intende raccontare proprio questa evoluzione da infrastruttura in perenne ansia da crescita a organismo che necessita manutenzione, migliorie, servizi evoluti, consapevolezza energetica e ambientale, “intermodalità” con altri mezzi di trasporto.
Per farlo si è pensato di organizzare un percorso espositivo spazio-temporale che traccia i luoghi, i progetti e i cambiamenti che danno forma al nostro sistema autostradale e ai paesaggi urbani e naturali che lo ospitano.
Si comincia dalla crescita storica della rete, qui evidenziata da uno straordinario modello d’epoca dell’A1, per poi dar conto dell’incredibile patrimonio architettonico e ingegneristico che l’autostrada ha generato nell’età dell’oro, spensierata e incosciente, del petrolio: autogrill e stazioni di servizio d’autore, motel, caselli, ristoranti progettati dai maestri dell’architettura italiana, da Pierluigi Nervi ad Angelo Bianchetti, da Melchiorre Bega a Costantino Dardi e Vittorio De Feo.
Come si cambia
Se poi lo sguardo si allarga per osservare cosa succede intorno all’autostrada, siamo già negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, quando il territorio variamente abitato – città, periferie, zone industriali, campagne che si urbanizzavano – cresceva in modo anarchico e a velocità incontrollata, facendo delle autostrade delle main street recintate e dei caselli delle centralità alternative ai centri urbani storici.
Anche in questa fase il compito di nobilitare l’affaccio della “città diffusa” sull’autostrada è affidato alla presenza sporadica ma spesso eccellente dell’architettura d’autore, quasi sempre fabbriche, capannoni, corporate headquarters industriali. Il predecessore ovviamente era stato Giovanni Michelucci all’alba degli anni Sessanta, con la sua bellissima chiesa di San Giovanni Battista fatta di pietra, cemento e lastre di rame e collocata all’incrocio tra A1 e Firenze Mare. Gli altri sono molto più recenti, coevi appunto alla crescita della “città dell’autostrada”.
Alcuni sono progetti diventati presto famosi, riconosciuti sia dal critico che dall’automobilista: il Chilometro Rosso di Jean Nouvel sull’A4, le opere di Calatrava intorno al casello di Reggio Emilia, la fabbrica Prada di Guido Canali tra Roma e Firenze, un paio di edifici d’autore lungo l’A14: la Technogym di Antonio Citterio e Patricia Viel a Cesena e la sede della Sergio Rossi di Ermanno Previdi (studio pconp), a Rimini.
Per avvicinarci a un tempo un po’ più responsabile su quello che potrà succedere in futuro la mostra fa ricorso all’aiuto di tre autori importanti. Le fotografie di Iwan Baan piovono dal soffitto del museo in un display spettacolare, raccontando la nuova consapevolezza della bellezza e fragilità dei paesaggi, visti e ripresi con cura maniacale dall’alto. Le illustrazioni di Emiliano Ponzi, sospese tra disegno visionario e pittura iperrealista, ci fanno pensare a una nuova condizione interiore, vagamente onirica, del viaggiatore di domani.
Renzo Piano, infine, concede un’anticipazione relativa ai risultati della sperimentazione che ha intrapreso con Autostrade su tre temi importanti: la connessione tra highway e città, applicata a un caso morfologicamente estremo come quello di Genova, la possibilità di utilizzare nuove infrastrutture, la costruzione di un nuovo ponte per “restaurare” il paesaggio, e da ultimo i progetti pilota per le stazioni di servizio della prossima generazione.
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