Zia Colette, Tatà, la zietta calzolaia, è morta due volte per vivere come voleva lei e raccontarci qualcosa di noi. Perché tutti abbiamo una storia e con Tatà, e/o, traduzione di Alberto Bracci Testasecca, Valérie Perrin dimostra ancora una volta dopo il successo di Cambiare l’acqua ai fiori, che il romanzo d’intreccio e colpi di scena nessuno sa raccontarlo come lei.

È un’indagine nella vita degli altri, per capire la propria, ed è un romanzo che, come una scatola cinese, ne contiene diversi. Con la grazia di una scrittura molto emotiva, coglie la profondità delle cose della vita. E la storia di Colette, protagonista silenziosa, sembra indicarci una via: quella della cura, della gentilezza, dei legami che abbiamo saputo costruire. Come in un film francese. In bianco e nero. Da vedere a Natale.

La promessa del per sempre

Eppure, anche se fa più di cinquantamila copie in due settimane, non ce la fa a tenere il primo posto della classifica dei libri più venduti in Italia questa settimana. Infilata sul podio dalla new entry potentissima di Stefania S.

E chi è costei, si chiederebbe Don Abbondio? Che non conosceva Wattpad, i social, il romanzo romantico young adult, trend dell’editoria mondiale. (Pamela, o la virtù premiata di Richardson, forse sì). E allora la carneade Stefania S., 93.400 followers su Instagram, neanche troppi, è un’autrice italiana che ama la musica, le serie tv e viaggiare per il mondo. Ha cominciato a scrivere un po’ per gioco e un po’ per passione, e da allora non fa che creare storie emozionanti che condivide su Wattpad e sui social.

Alla giusta distanza dal Natale, è ora in libreria il suo attesissimo quarto volume della serie super bestseller Love me love me, nata su Wattpad e diventata un caso editoriale da oltre 300mila copie vendute da Sperling&Kupfer. È la solita solfa: un amore unico e la promessa del per sempre: June e James sono pronti a scrivere l’ultimo capitolo della loro storia. Quando l’amore è una forza inarrestabile, ogni scelta diventa una promessa.

Un detective del dolore tra spettri e fascismo

Altra new entry direttamente al terzo posto. Volver. Il ritorno del commissario Ricciardi, per Einaudi stile libero, di Maurizio de Giovanni. Lo ritroviamo seduto a un tavolino a consumare la colazione davanti alle sfogliatelle del caffè Gambrinus di piazza Plebiscito. Un ciuffo di capelli neri, pettinati all’indietro e fissati con la brillantina, gli cade sulla fronte sopra gli occhi verdi e il naso affilato, il lungo soprabito grigio di un Don Chisciotte in impermeabile che combatte contro i mulini a vento della colpa e del rimorso.

È in questo modo, attraverso gli odori e i suoni di una città, che i racconti di de Giovanni ci prendono e ci accompagnano per mano in un viaggio "fotografico". Un coro di voci e di ricordi in una Napoli suggestiva degli anni Trenta, in pieno regime fascista. Ricciardi, tuttavia, non è un poliziotto come gli altri, ma detiene un segreto, “il fatto” come lo chiama lui. È in grado di sentire gli spettri dei morti su cui indaga, una serie di voci che continuano a ripetere ossessivamente l’ultima frase detta prima di morire per violenza.

Non parliamo di un medium da quattro soldi in cerca di palcoscenico, ma di un poliziotto tanto taciturno quanto tormentato dai fantasmi delle vittime di crimini irrisolti che chiedono giustizia. Il dono unico quanto macabro che possiede è un tormento che lo isola dai vivi tanto quanto lo avvicina ai morti. Questa capacità soprannaturale non solo alimenta la narrazione, ma dipinge un ritratto vivido di un uomo intrappolato tra il dovere e la solitudine, un detective del dolore tra il fascismo e gli spettri.

Serve coraggio quando si parte, ma a volte ne serve ancora di più quando si torna. È il luglio del 1940, l’Italia è in guerra. Ricciardi – preoccupato per la figlia Marta e per i suoceri, in grave pericolo a causa delle origini ebraiche – ha ormai trasferito la famiglia a Fortino, il paese dove è nato. Lì, nei luoghi dell’infanzia, sperava di avere un po’ di quiete. Invece, tra le montagne del Cilento il commissario è messo faccia a faccia con un passato che avrebbe voluto scordare. Per lui, e non solo per lui, è arrivato il momento di regolare i conti con la propria storia. Del resto è questo, quasi sempre, il destino di chi torna.

Quarto e primo nella saggistica Il Dio dei nostri padri. Il grande romanzo della Bibbia raccontato da Aldo Cazzullo per HarperCollins, che primeggia per copie vendute, oltre 130mila.

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