Da oltre un mese il libro che figura al primo posto nelle classifiche delle vendite in Italia è Il Dio dei nostri padri (HarperCollins), presentato dal sottotitolo come «il grande romanzo della Bibbia». A scriverlo è stato Aldo Cazzullo, con un titolo programmatico – e autobiografico – che viene spiegato nelle prime pagine. La notizia non sorprende se si tiene conto che il giornalista e scrittore piemontese è autore di best seller che hanno raccontato Torino, momenti della storia d’Italia, l’Inferno e il Purgatorio di Dante, l’impero romano.

La novità è rappresentata invece dal fenomeno editoriale perché il libro, rivolto a un pubblico generale, affronta un tema sempre più trascurato, e cioè le Scritture sacre dell’ebraismo e del cristianesimo. Benché si ripeta – talvolta con un compiaciuto ma anacronistico trionfalismo di stampo confessionale – che la Bibbia è il libro più tradotto e diffuso al mondo. Il dato è forse attendibile, ma va accompagnato da un fatto facilmente verificabile: questa piccola biblioteca di «libri» (in greco biblía) è sì presente in molte case ma il più delle volte non viene aperta.

Men che mai la Bibbia è considerata un libro come altri. È infatti difficilissimo trovare qualcuno che abbia letto un libro dell’Antico Testamento – oppure anche un vangelo – dall’inizio alla fine, come un libro. E proporre in questo modo i testi biblici agli studenti universitari ha sempre suscitato sorpresa, poi curiosità, talvolta interesse.

Tra film e libri per ragazzi 

Fu invece proprio la lettura del vangelo di Matteo dall’inizio alla fine a suggerire l’idea del film a Pier Paolo Pasolini, che nel 1962 era ospite alla Pro civitate Christiana, fondata ad Assisi da un prete trascinatore come don Giovanni Rossi. Se il racconto non fosse del tutto aderente alla realtà, è comunque plausibile. Come ha mostrato mezzo secolo più tardi il successo dell’idea originalissima e affascinante di Giorgio Ferrara al Festival di Spoleto, che ha diretto con una passione e una creatività rare: far leggere in pubblico integralmente i quattro vangeli come testi drammatici.

Tutt’al più la lettura dei testi sacri viene sempre rimandata, tanto ci sarà sempre tempo, si pensa. Lo conferma l’autore all’inizio, coinvolgente, del suo libro: «Ho ricominciato a leggere la Bibbia al capezzale di mio padre». Cazzullo confessa che ne aveva solo «una memoria lontana, legata alle letture d’infanzia e alla passione per la pittura; perché la Bibbia ha ispirato i più grandi artisti che l’umanità abbia mai avuto».

Questo cenno alle letture da ragazzo richiama due riusciti esperimenti, sia pure diversi ed entrambi lontani, segnati da un simile intento divulgativo. Il primo è di un altro giornalista di successo, Hendrik Willem van Loon, al quale Francesco Guccini ha dedicato una canzone in ricordo del padre. Autore di una fortunata Storia dell’umanità, lo scrittore nel 1923 pubblicò – e illustrò personalmente – per i lettori più giovani un godibile libro di Storie della Bibbia (i due titoli sono pubblicati da Castelvecchi).

L’altro caso, più originale, è La vita di Gesù narrata da sua madre (Lindau), commissionata dalla Fiat a Cesare Angelini, il raffinato prete letterato studioso di Manzoni, e autore di una vita di Gesù «narrata» ai ragazzi. «Un rompicapo dove, per riguardo all’argomento, non bisogna inventare nulla e indovinare tutto. Perché, se c’è una creatura nel Vangelo che non parla mai, è proprio lei, sua madre» confidava Angelini nel 1965 all’amico Giuseppe Prezzolini scrivendogli del piccolo libro che stava ultimando.

La trama delle Scritture

Il metodo scelto da Cazzullo, che Beppe Cottafavi ha definito «un grande narratore popolare», è quello appunto di raccontare la «trama» delle Scritture sacre ebraiche e cristiane, alleggerita con l’alternanza di tratti autobiografici, riferimenti a opere d’arte – ma anche a romanzi o film – e rinvii all’attualità. L’autore sa naturalmente che sulla Bibbia «sono stati pubblicati migliaia di libri», ed è altrettanto ben consapevole di non essere un biblista, dichiarando in questo modo con chiarezza cosa il lettore non troverà nel suo racconto, e cioè «chi l’ha scritta e quando, chi l’ha tradotta, quale interpretazione darne».

Osserva però il giornalista, e con piena ragione, che «anche la Bibbia muta, con il succedersi dei secoli, delle traduzioni, dei lettori». Come ha mostrato in anni recenti per l’appunto un biblista, prete anglicano e docente a Oxford, in un’ampia e leggibile storia di alta divulgazione (John Barton, Il libro dei libri, Garzanti).

Accanto alle vicende dei testi biblici vi sono le loro trasformazioni e le risonanze che finiscono per avere nel lettore (come del resto avviene per ogni opera). È questo il tema, ricorrente per secoli nei commentatori ebrei e cristiani, dell’inesauribilità della Scrittura. E la stessa Bibbia «in un certo senso cresce con chi legge» (aliquo modo cum legentibus crescit), secondo la celebre espressione di Gregorio Magno nei Moralia in Iob.

Papa Gregorio, che si definì «servo dei servi di Dio» (servus servorum Dei), apre il suo grandioso commento al Libro di Giobbe – ben 35 libri completati nel 595 – con un paragone: la parola divina «è, per così dire, come un fiume basso e profondo, nel quale un agnello può camminare e un elefante deve andare a nuoto». E dunque «tiene impegnati i forti con le frasi più oscure, mentre attrae i piccoli con discorsi semplici; non è così inaccessibile che ci si debba spaventare, né così manifesta da perdere valore».

Lettore conquistato dalla Bibbia ritrovata, Cazzullo la racconta come un cronista. Non tutta, ovviamente: per quasi due terzi il libro – che è dedicato all’Antico Testamento, cioè alle Scritture sacre dell’ebraismo – si concentra infatti sulle storie della Genesi, dell’Esodo e su pochi episodi dei libri cosiddetti storici. Ma vi sono diverse figure femminili esaltate dalle Scritture ebraiche, la poesia erotica del Cantico dei cantici, il pessimismo del Qoelet, la deliziosa favola familiare di Tobia, la vicenda enigmatica di Giobbe che osa interrogare Dio.

«La Bibbia è molto più vasta» e il libro «non ha alcuna pretesa di esaurirla; semmai, può far venire voglia di leggerla per intero» auspica l’autore. Esclusi dalla narrazione sono i Salmi – che sono di gran lunga il libro della Scrittura ebraica più letto e pregato – ma anche i libri profetici, obiettivamente ardui da raccontare, e il Nuovo Testamento, cioè il gruppo di libri cristiani che presuppongono l’Antico Testamento riletto alla luce di Cristo. I vangeli e la predicazione di san Paolo ad Atene compaiono però nel libro grazie a brevissimi squarci dell’ultimo capitolo dedicato agli scritti profetici e sapienziali veterotestamentari.

Dai cenni autobiografici trapelano nel libro spiragli tinti di nostalgia e di speranza. «Quelle dei nostri nonni e dei nostri genitori sono state le ultime generazioni convinte di vivere sotto l’occhio di Dio. E di dover rispondere a Dio delle proprie azioni» scrive Cazzullo. Che ricorda l’episodio, letto in ospedale al capezzale del padre, di Abramo «visitato da Dio, che passa nell’oscurità della notte sotto forma di fuoco»: è «una pagina evocativa, di una potenza straordinaria, che inquieta e insieme rasserena. Non soltanto – aggiunge – ci si trova di fronte al mistero; si sente quasi di avere la forza di affrontarlo».

Il rinnovamento biblico 

È dunque un giornalista laico a scrivere parole che oggi troppi preti, spesso autoreferenziali, sembrano non saper più pronunciare con efficacia. E questo benché l’indispensabile rinnovamento biblico – approvato finalmente dai vertici della chiesa dopo vicende tormentate e difficili – abbia cominciato a farsi strada tra i cattolici ormai un’ottantina di anni fa.

Era infatti il 1943, anno di guerra, quando l’enciclica di Pio XII Divino afflante spiritu impresse in questo ambito una svolta decisiva. Più tardi sfociata nel concilio, consolidata da Paolo VI e arricchita molto da Ratzinger, prima alla guida della Commissione biblica e poi come papa: con un importante – e poco conosciuto – documento sul «popolo ebraico e le sue sacre Scritture nella Bibbia cristiana» e infine con la trilogia su Gesù di Nazaret.

Il fenomeno editoriale costituito da Il Dio dei nostri padri pone allora la questione di come tornare a riflettere e a scrivere su radici che sono state smarrite o dimenticate. Costituite da parole e storie della Bibbia – un tempo ascoltate, raffigurate, comunque presenti – che raccontano «cos’hanno sognato i nostri padri, il luogo in cui i nostri padri sono adesso, e cosa attende noi».


Il Dio dei nostri padri. Il grande romanzo della Bibbia (Harper Collins 2024, pp. 310, euro 19,50) è l’ultimo libro di Aldo Cazzullo 

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