- A un certo punto della nostra storia, ovvero nel 1998, anno diventato famoso nel mondo per il film Patch Adams, la Eldorado venne acquisita dall’Algida e, se mi è concesso, fraintesa della più bell’acqua.
- Un prodotto mantenuto così com’era e mai stravolto è stato il Cucciolone, il Dario Laruffa dei gelati. Questo biscotto, rispetto a proposte simili di altre marche (Duetto Sammontana e Concertino Motta), è dotato di un senso dell’umorismo tutto suo, grazie alle simpatiche vignette illustrate da Giorgio Cavazzano.
- Io mi ci affezionavo a quelle storie, così staccavo i biscotti con le palettine a spatola laterale e li attaccavo con lo scotch nel mio diario di Poochie. Sono andato a riaprire quei diari tempo addietro e quei biscotti, dopo trent’anni, sono diventati dei batraci enormi.
Mentre vivevate, crescendo col cinismo di chi vuole crescere, mentre consumavate e buttavate via, depennando nomi in rubrica, comprando cappotti eleganti, elargendo forti strette di mano, fregandovene e guardando sempre dritto, la Eldorado scompariva.
Era nata agli inizi degli anni Cinquanta come Toseroni, nel 1967 era stata acquisita da Unilever, aveva vissuto il boom, i figli dei fiori, il compromesso storico, le Brigate rosse, la Balzerani e si portava addosso tutte queste influenze, tanto che negli anni Ottanta era, fra le marche di gelato confezionato, quella più fantasiosa, intrigante e dall’allure flower power.
Tutto il contrario della dorotea Algida, la cui licenza costa di più ai bar però ti danno loro i frighi. Oppure della rampante Motta, colpevole di aver sdoganato nei primi anni Novanta, al posto delle classiche palettine a badiletto, quelle a spatola laterale. Ma anche dell’impersonale Sanson che – coppa Tiziana a parte – al catalogo Eldorado cercava di andargli dietro coi suoi poveri mezzi.
Dice: ma si può sapere che fine ha fatto questa benedetta Eldorado? Be’, a un certo punto della nostra storia, ovvero nel 1998, anno diventato famoso nel mondo per il film Patch Adams, venne acquisita dall’Algida e, se mi è concesso, fraintesa della più bell’acqua. Il gelato giovane diventò giovanilistico. Il pralinato Zaccaria, il ridanciano Gommolo, il cartoonistico Piedone, il neoplastico Blob e l’ecumenico Camillino di ieri si sono evoluti oggi nei Solero, nei Love Potion, nei Peccati Capitali e in tutte le altre ruffianate dei nostri giorni. Che poi Vendetta non è affatto un peccato capitale ma una virtù teologale, riprova che all’Algida non sono mai stati dei falchi.
Un prodotto mantenuto così com’era e mai stravolto è stato il Cucciolone, il Dario Laruffa dei gelati. Questo biscotto, rispetto a proposte simili di altre marche (Duetto Sammontana e Concertino Motta), è dotato di un senso dell’umorismo tutto suo, grazie alle simpatiche vignette illustrate da Giorgio Cavazzano, che raccontano le pittoresche avventure del leone Eldo Leo. Pochi sanno che Cavazzano subentrò a un altro disegnatore, tale Gaspàr, che nel 1989 venne arrestato perché avvicinava i bambini coi Cuccioloni da lui disegnati e se li trombava allegramente all’Idroscalo.
Le vignette del Cucciolone sono famose in Europa perché sfoggiano battute di una bellezza incantevole e palustre, degne dei migliori film di Abbott e Costello. Tipo che Eldo Leo, tutto trafelato, fa al suo amico elefante: «Aiuto! Ho inghiottito una chiave!». E l’elefante: «Vedrai che ti si aprirà lo stomaco». Poi c’è quella storica in cui Leo dice: «Stasera al gran galà voglio fare bella figura!» E l’elefante: «Vedrai che ti si aprirà lo stomaco». O ancora Leo: «Oggi voglio stare tutto il giorno in spiaggia!» E l’elefante: «Abbiamo una banca».
Uno le legge, le capisce, ride, ingoia il gelato e butta la carta in un cestino per le pile. Ore dopo, quello stesso individuo va al gabinetto per evacuare quell’ottimo gelato e in quei polifosfati organici c’è pure l’inchiostro di cacao che dava vita a Eldo Leo, ma era troppo più carino prima! Pare che in futuro al posto delle vignette ci saranno addirittura dei minischermi in glassa di zucchero che trasmetteranno dei pornazzi per bambini. «Come governo, sarà nostra cura» ha detto Enrico Letta.
Io mi ci affezionavo a quelle storie, così staccavo i biscotti con le palettine a spatola laterale e li attaccavo con lo scotch nel mio diario di Poochie. Sono andato a riaprire quei diari tempo addietro e quei biscotti, dopo trent’anni, sono diventati dei batraci enormi che spuntavano a ogni pagina e mi chiedo di cosa si siano cibati in tutti questi anni per continuare a vivere. Forse di carta, come i pesciolini d’argento.
Comunque il Cucciolone aveva anche il pregio dello strato di zabaione, assente in altri biscotti, ma che secondo me doveva essere posto fra la vaniglia e il cioccolato e non a latere! In tal modo avrebbe creato una zona di decompressione perfetta, perché passare di colpo dalla seraficità della vaniglia alla tracotanza del cioccolato può essere letale, provocando embolie, ictus, aneurismi. Enfisemi no, quella è una cosa polmonare. Un altro gelato della Eldorado che non ho mai tanto capito è il Liuk. Un ghiacciolo al limone contenente, come twist narrativo alla Shyamalan, uno stecco di liquirizia. E verrebbe da chiedergli: perché di liquirizia e non di quercia come al solito? «Be’, perché può farti piacere caro acquirente, è una piccola coccola che noi di Eldorado...» Ma una forchettata di cazzi vostri no?!
In realtà io alla Eldorado preferivo i gelati della Sanson ma avevo sempre paura, quando li chiedevo, di impappinarmi e fare confusione fra Sanson, Samsonite, Sensodyne, Sunsweet, Sans Souci e Samsung. Da piccino mi è capitato più di una volta di chiedere una Banita e ritrovarmi con un trolley pieno zeppo di tubetti di dentifricio riempiti di birra alla prugna da qualche deejay sieropositivo.
da Confessioni di una coppia scambista al figlio morente, Rizzoli Lizard
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