- Come un Gregor Samsa qualsiasi, una mattina d’estate mi sono svegliato con una discreta erezione, ho portato la mano destra al mio orgoglio di maschio e mi sono trovato nel pugno il pene di un estraneo
-
Con immensa angoscia ho visto il mio pene aveva cambiato forma e dimensioni. Era molto più corto e sottile e soprattutto era deforme. Ho telefonato al mio dottore e lui mi ha detto che doveva trattarsi della malattia di Peyronie
-
Questo racconto si trova sull’ultimo numero di FINZIONI – il mensile culturale di Domani. Per leggerlo abbonati a questo link o compra una copia in edicola
Come un Gregor Samsa qualsiasi, una mattina d’estate mi sono svegliato con una discreta erezione, ho portato la mano destra al mio orgoglio di maschio e mi sono trovato nel pugno il pene di un estraneo. Non era più lui, aveva una strana curvatura, e mi faceva anche un po’ male. Non ho detto niente a mia moglie e sono corso in bagno a vedere che diavolo stesse succedendo. Con immensa angoscia ho dovuto constatare che in effetti qualcosa era successo: il mio pene aveva cambiato forma e dimensioni. Era molto più corto e sottile e soprattutto era deforme.
Ho telefonato al mio dottore, gli ho spiegato tutto e lui mi ha detto che doveva trattarsi della malattia di Peyronie. Niente di grave, secondo lui. Si poteva rimediare con una terapia o – al limite – con la chirurgia. O dio. La chirurgia? Lì? Il pensiero mi era insopportabile. La terapia consisteva in iniezioni in loco e già quell’eventualità non mi esaltava affatto. La chirurgia, però, no, piuttosto me lo sarei tenuto così. Almeno, quello è quanto ho pensato quel primo giorno.
Mia moglie non mi è sembrata affatto toccata dalla mia tragedia personale. Le donne considerano il corpo maschile una roba rudimentale, per cui non vale la pena perdere tempo in riflessioni o teorie psicanalitiche. Per il loro corpo esiste una specie di enciclopedia in settemila volumi che tutti siamo tenuti a conoscere a memoria e che contiene tutte le loro belle paturnie e sulla quale non è ammesso dire alcunché pena la fatwa perenne. In questa enciclopedia ideale sono presenti tutte le stronzate e non stronzate immaginabili tipo: sono troppo grassa, sono troppo magra, ho i disturbi alimentari, mia mamma non mi ha mai amata, mio padre non mi ha mai amata, la mastectomia con relativa perdita di identità, la menopausa con relativa depressione, la sindrome premestruale con relativa libertà di fare e disfare la qualsiasi senza pagare pegno, l’ovulazione con relativo obbligo di essere infoiati quanto loro e così via. Sul corpo maschile solo sarcasmo e indifferenza. Mia moglie non ha nemmeno voluto vedere o toccare. Si è limitata a sentire il mio resoconto e a dimenticarsene nel giro di un minuto. Era dunque un faccenda che avrei dovuto sbrigarmi da solo.
Una storia di successo
Ho sempre avuto un gran bel cazzo. Posso dirlo senza problemi, visto che questo scritto è anonimo e quindi non rischio di passare per uno che millanta. Fin da adolescente mi sono accorto che era più grosso della media e che le ragazze lo trovavano meravigliosamente conforme alla loro idea di cazzo grosso. Inutile dire che avere quel tipo di sicurezza lì mi ha aiutato molto perlomeno a non essere mai troppo imbarazzato a spogliarmi davanti alle mie partner. Negli anni ho pensato migliaia di volte a come doveva essere diverso avere un cazzo piccolo o piccolissimo.
Sapevo che nel mondo esistevano cazzi di ogni foggia e dimensione. C’erano quelli molto più grossi del mio ma anche quelli molto più piccoli. Un po’ come il fatto di essere sempre stato molto magro. Mi sono chiesto un sacco di volte come doveva essere diverso essere obeso. Mi sono sempre reputato vergognosamente fortunato a poter mangiare e bere quanto volevo senza prendere peso e ad avere quel cazzo che mi ritrovavo ad avere.
Da ragazzino, da giovane, non ho avuto una grande attività erotica: un po’ ero timido, un po’ non ero il tipo che andava di moda: non avevo la moto, non avevo muscoli, non mi abbronzavo, non ero spregiudicato, ma in compenso avevo dei robusti complessi di natura economico-sociale che mi rendevano un po’ ombroso. Il vero successo erotico ho cominciato ad averlo verso i quarant’anni, alla fine di una lunga relazione. Mi sono trovato single per qualche tempo e mi sono spostato a vivere in una grande città (prima ero in un piccolo paese di campagna e mi muovevo più che altro nel raggio di 30-40 km da lì). I primi servizi di dating on line sono arrivati proprio in concomitanza con la mia ritrovata singletudine e devo confessare di aver avuto momenti in cui intrattenevo gioiosi rapporti erotico-sentimentali anche con cinque donne contemporaneamente.
Sono stati mesi, direi anche un paio d’anni, di grande confusione. Avevo la settimana impegnata, compresi i weekend, dovevo stare attento a non scambiare una donna per l’altra, dovevo stare molto attento a far credere a ognuna di loro di non avere altre relazioni. Con nessuna di queste donne ho avuto una relazione fissa, non mi sono fidanzato con nessuna insomma, ma lo capiscono anche i cretini che non sta bene far sapere a una persona con la quale si ha un certo tipo di rapporti che intanto si scopa con altre tre o quattro o cinque. Che soddisfazioni, ragazzi. Inutile dire che in quel particolare momento avere un bel cazzo più grande della media e che funzionava alla perfezione era fonte di grande sicurezza personale, oltre che di godimento e gioia.
Sono stati anni in cui poteva anche andare male tutto sul lavoro (nel frattempo era scoppiata la grande crisi finanziaria del 2008), in cui potevano arrivare lutti improvvisi o casini familiari pazzeschi, però perlomeno dal punto di vista del sesso andava tutto al meglio.
L’età della ragione
Poi gli anni passano e si fanno sentire, non si può avere 39 anni per sempre, e nemmeno 40 o 41. Ho conosciuto una donna speciale, ho salutato le carissime amiche che si erano alternate a letto (in un paio d’anni credo di aver intrattenuto relazioni hot con almeno 25 donne di tutte le età e di tutte le fattezze, italiane, straniere, alte, basse, magre, grasse: l’importante era che amassero mangiare bene senza fare storie, non fossero astemie e non rompessero le scatole sulla mia dipendenza da marijuana), mi sono sposato, anche mia moglie sembrava ben contenta del mio pisello, me lo diceva abbastanza spesso che non tutte le sue amiche potevano dire di avere un partner con un cazzo come il mio, e insomma, io e il mio cazzo abbiamo continuato a lavorare in tandem come sempre.
Ovviamente il sesso post-matrimoniale è sempre meno di quello pre, con buona pace del papa. Poi cominciavo ad avere un’età, poi è nato il primo figlio, poi è nato il secondo. Insomma, mia moglie ha gradualmente perso interesse nel mio pisello e io mi sono abituato ad accontentarmi di quello che passava il convento. Non avevo più quella vertiginosa attività di prima, ma lui era sempre pronto quando ce n’era bisogno. Una grande fonte di sicurezza. Capisco che la cosa possa apparire ridicola (e lo è), ma sapete com’è fatto l’essere umano, ha bisogno di attaccarsi a qualcosa e io mi attaccavo al cazzo (al mio).
La terapia
Immaginiamo dunque come ho vissuto l’avvento di questa maledetta malattia di Peyronie. Che cos’è la malattia di Peyronie? In pratica il pisello è composto di due corpi cavernosi sovrapposti che funzionano come elastici. Quando il sangue defluisce, il pene si ingrossa e si allunga proprio come se immettesimo del liquido in un palloncino di forma allungata. La malattia consiste nella formazione di placche rigide sul tessuto cavernoso. L’elastico non funziona più come prima. Le placche causano una deformazione. Se sei fortunato il pene si curva verso l’alto, cioè la curva del pene è concava come una U con i lati meno alti, come una fetta d’anguria o una banana con la punta verso l’alto. Questo tipo di deformazione è piuttosto comune, ci sono uomini che sono nati così e non sanno nemmeno che in realtà il pisello dovrebbe essere bello dritto.
Questa conformazione non preclude il rapporto sessuale, non lo rende nemmeno più difficoltoso. Il solo problema è che, ovviamente, la curvatura fa perdere qualche centimetro in lunghezza e per me, che avevo basato la mia vita su quei maledetti centimetri, già quello era un lutto da superare. Ma la cosa peggiore è che il mio pisello si era piegato al contrario: sembrava una banana con la punta girata verso il basso, come una J capovolta. Questa conformazione rende la penetrazione difficilissima perché non è possibile presentare il glande alla vagina, inutile sforzarsi, si presenta la gobba e insomma. Pisello notevolmente accorciato, piegato verso il basso. La base restava delle dimensioni originali ma poi l’asta si restringeva in modo assurdo e si torceva verso il basso. Una sciagura.
Mia moglie non mi ha mai espresso vicinanza. Per lei era un problema che mi facevo io. Ripeto: non hai mai nemmeno guardato. Non le interessava proprio. Grazie.
Dopo cinque mesi di paranoia tutta personale sono riuscito a fissare un appuntamento con un urologo. Incredibile quanto siano impegnati gli urologi. L’urologo, un libanese molto bello, mi ha detto che non dovevo preoccuparmi: il 5 per cento della popolazione maschile mondiale ha il pene storto e vive benissimo lo stesso. Okay, mi fa piacere per tutti questi cazzi storti, ma io non la vivo benissimo proprio per niente. Non c’è stato verso di fargli capire che per me era un problema enorme. Mi ha chiesto se potevo avere un rapporto normale e io gli ho risposto di sì ma in realtà con mia moglie ci avevo provato solo un paio di volte ed era andata malissimo, dopo alcuni goffi tentativi mi era sparita l’erezione.
A lui non dissi niente perché mi vergognavo e quindi per lui andava tutto bene, lo so, colpa mia, non bisognerebbe vergognarsi quando si parla con un medico, eppure non sono riuscito a dirgli che, seppure fossero ormai passati cinque mesi, in quei cinque mesi avevo provato solo due volte senza riuscire a combinare niente. Anzi, una cosetta gliel’ho detta e cioè che avevo qualche difficoltà a mantenere l’erezione. Lui mi ha prescritto un farmaco comunemente conosciuto come Cialis. Però mi ha anche consigliato di sottopormi a una serie di iniezioni. Otto iniezioni in otto settimane. Iniezioni direttamente nel pene. Tecnicamente si chiamano infiltrazioni.
Prima ho dovuto fare una visita con un altro urologo. Una specie di Mangiafuoco, pelato e con un barbone nero. Secondo me gay, l’aspetto era quello del bear. Un urologo gay no, per favore. Questo Mangiafuoco mi ha fatto un’iniezione che mi ha indotto l’erezione. Dopo un quarto d’ora che mi aveva iniettato il liquido magico (un male della madonna) il mio pisello ha cominciato ad alzarsi cosicché lui ha potuto verificare la curvatura, l’entità della stessa eccetera. Poi mi ha detto di rivestirmi e di mettermi seduto in sala d’aspetto e di aspettare che sparisse l’erezione.
«Se entro due ore non è sparita dovremo fare un’altra iniezione: l’antidoto. Il pene non può stare più di due ore in erezione senza causare gravi danni». Io gli ho chiesto: «E allora Sting?». E lui: «Tutte palle. Il sesso tantrico prevede lunghe pause di riposo, mica si sta in erezione tutto quel tempo. Lo ripeto: è dannosissimo. Un paziente come lei ha inventato una scusa per andarsene con il pene eretto ed è passato dall’amante prima e dalla moglie poi, dopodiché alla sera ce lo siamo trovati in pronto soccorso che urlava dal dolore».
Mi sono messo in sala d’aspetto, ma stare seduto mi faceva male. In piedi non potevo: sotto i jeans si vedeva chiaramente che avevo una signora erezione e la sala d’aspetto era piena di gente, donne comprese. Un imbarazzo mai provato prima. Mi sono rassegnato a sedermi e a incrociare le gambe nonostante mi facesse un male cane. Il tempo passava e non succedeva niente. Sempre duro. Dopo un’ora e mezza mi è parso di sentire un certo rilassamento, ho bussato alla porta di Mangiafuoco e gli ho detto: «Allora dottore, tutto a posto. Posso andare?». Lui mi ha detto: «Tiri giù le mutande. Devo verificare di persona». Mi sono tirato giù le mutande e niente, il cazzo era lì che tentava di svettare come ai bei tempi e invece era solo eretto ma orribile, corto e piegato in avanti.
«Torni di là, ne riparliamo tra mezz’oretta».
Sono tornato in sala d’aspetto e mi sono accorto che guardavo le infermiere che passavano, anche quelle ormai sfatte da 30 anni di nottatacce, con un interesse tutto particolare. Mi è venuta l’idea di andare in bagno, masturbarmi e causare così un afflosciamento naturale, solo che avevo paura, e se mi facesse male per qualche misterioso motivo? Così ho aspettato ancora, nel frattempo Mangiafuoco è uscito dal suo studio, mi ha salutato con un cenno del capo, io mi sono preoccupato, mica mi lascia qui? Io voglio l’antidoto e lo voglio subito. Non si ha idea di quanto sia doloroso mantenere un’erezione contro la propria volontà per più di due ore. In pubblico. Doloroso e umiliante. Dopo un’altra ora è riapparso Mangiafuoco e io gli ho fatto capire che non era cambiato niente, così mi ha fatto entrare nello studio e mi ha detto di sdraiarmi sul lettino, che mi avrebbe iniettato l’antidoto. Povero me. Due punture sul cazzo in una stessa giornata, ma ero pronto a tutto pur di smetterla con quella erezione obbligata.
Mi ha iniettato l’anti-liquido magico e poi mi ha detto: «Purtroppo devo anche manipolarlo, devo far defluire il sangue. In pratica debbo strizzarglielo e mi scuso se sentirà un po’ di male». Detto quello, mi ha agguantato il cazzo con due mani e mi ha dato tre lunghe strizzate dolorosissime. La giornata finiva davvero col botto.
Nel giro di venti minuti il pisello è tornato a essere quello che era di solito: un’inoffensiva lumachina e ho finalmente potuto lasciare quel maledetto girone infernale e tornare a casa. A mia moglie ho raccontato tutto ma lei non ha dato segno di essere impressionata, si è limitata a ridacchiare un po’. Proprio non mi capiva. Non capiva che cosa avevo passato, che cosa stessi passando da cinque mesi.
Poi è cominciata la via crucis del martedì alle 11,30. Ogni martedì alle 11,30 andavo all’ospedale (40 minuti di macchina), Mangiafuoco mi faceva una puntura sul pene moscio e alle 11,45 stavo già tornando a casa con un dolore indescrivibile che arrivava fino al perineo. Otto settimane così, non potevo prendere impegni il martedì mattina perché dovevo andare a farmi bucare il cazzo. Anche questa trafila non è stata esente da sensazioni di umiliazione e angoscia, i risultati si sarebbero forse visti comunque dopo almeno due mesi, per cui era come andare a farsi fare del male senza motivo apparente.
La pazzia delle donne
Sono passati i due mesi e di risultati nessuna traccia, nel frattempo ho smesso del tutto di provare ad avere rapporti sessuali, mia moglie ha pianto una mezza dozzina di volte accusandomi di avere un’altra, accusandosi di essere troppo grassa per piacermi, e io ogni volta ho cercato di spiegarle che non avevo nessun’altra e che lei mi piaceva come il primo giorno solo che io non riconoscevo più il mio pene e che la curvatura verso il basso non mi aiutava nemmeno a pensare di avere un rapporto e che oltretutto non avevo più 39 anni e nemmeno 45 e nemmeno 50, ormai ne avevo 55, l’erezione a 55 anni non è più a comando, basta un niente, una distrazione, una lungaggine di troppo per rischiare di perderla e che avevo la testa piena di brutti pensieri e che insomma per quanto mi riguardava io col sesso avevo chiuso, almeno fino a quando non avessi risolto il mio problema fisico (che ormai era diventato soprattutto psicologico, con tutta evidenza).
Abbiamo parlato molte volte di rivolgerci a un esperto per intraprendere una terapia di coppia. Io sono scettico, la terapia di coppia è sempre il preludio al divorzio, e non so quanto un o una terapista di coppia possa capire fino in fondo la situazione in cui mi trovo per via del mio pisello storto.
Oggi come oggi sono ancora in questa terribile situazione, tra due mesi il bell’urologo libanese mi dovrà rivedere per la visita di controllo e, ultima umiliazione, dovrò portare con me “materiale iconografico del pene in erezione da più angolazioni”. In pratica dovrò farmi delle dick pic da diverse angolazioni, devo ancora capire come farò a provocarmi un’erezione, anche il porno da tempo non mi smuove più di tanto e mia moglie non è sicuramente dell’idea di mettersi a farmi delle foto, lei che non ha mai voluto né vedere né toccare il mio nuovo pene, come se non fosse affar suo.
Forse non lo è, ma secondo me un po’ lo è eccome, solo che non posso dire niente perché il corpo maschile, per le donne, è una macchina rudimentale, indegna anche del pur minimo cenno di finto interesse. Se fosse toccata a lei la disgrazia di un qualcosa all’utero o al seno, non oso immaginare quanto mi avrebbe colpevolizzato, non oso pensare quanto avrebbe speso di psicologo.
Ma quello è il corpo delle donne, c’è tutta una mistica lì intorno, io, col mio cazzo storto e la psiche ormai devastata, la vita sessuale di un impotente, devo solo star zitto e difendermi dall’accusa di avere un’altra. Un’altra, sì, figuriamoci. La pazzia delle donne.
Epilogo/lieto fine
Quattro mesi dopo la fine del trattamento a base di infiltrazioni… miracolo! Tutto più o meno come prima. Più o meno eh, restano ancora un paio di bozzi strani alla base ma il mio cazzo è di nuovo dritto e le dimensioni mi sembrano quelle originarie. Il bello è che non mi sono accorto di niente.
Così come mi sono svegliato una mattina col cazzo storto, mi sono svegliato mesi dopo col cazzo dritto. Non so a chi possa servire questa parabola, so solo che scriverla mi ha fatto bene. L’epilogo l’ho aggiunto dopo aver scritto la prima parte, forse scrivere mi ha anche aiutato a guarire. Chi lo sa. La pazzia degli uomini.
© Riproduzione riservata