Questo è un gioco estivo. Per chi ama le classifiche. L’estate è la stagione in cui in molti hanno più tempo per leggere. Molti di noi sono felici nel guardare indietro, nostalgia canaglia, e fare il punto della propria vita di lettori e dei propri rimpianti, nascosti o palesi: la Recherche mai finita, l’Ulisse solo il monologo porno di Molly Bloom, L’Uomo senza qualità, che palle, non ne parliamo neanche.

E poi i buoni propositi mai realizzati: questa estate leggo tutto Freud, la prossima Jung. In questa atmosfera la Book Review del New York Times ha deciso di celebrare i primi 25 anni di questo secolo con un progetto divertente ambizioso: tentare per la prima volta di determinare i 100 libri più importanti e influenti della nostra epoca. In collaborazione con il loro dipartimento che si occupa di dati e giornalismo analitico, il New York Times ha inviato un sondaggio a centinaia di romanzieri, scrittori di saggistica, accademici, editori, giornalisti, critici, editor, poeti, traduttori, librai, bibliotecari e altri luminari della letteratura, chiedendo loro di scegliere i dieci migliori libri del XXI secolo.

La classifica

Ecco il metodo. Hanno lasciato che ognuno definisse il termine "migliore" a modo suo. Per alcuni significava semplicemente "preferito". Per altri, si trattava di libri che sarebbero durati per generazioni. Le uniche regole: ogni libro scelto doveva essere pubblicato negli Stati Uniti, in lingua inglese, il 1° gennaio 2000 o dopo tale data. Anche una star come Stephen King ha partecipato al voto per creare la lista dei 100 libri migliori. Il Re ha votato per Espiazione di Ian McEwan, il Cardellino di Donna Tartt, Il complotto contro l’America di Philip Roth.

Così come Scott Turow, che ha votato per Elena Ferrante, Junot Díaz, Bonnie Garmus, Claudia Rankine, James Patterson, Sarah Jessica Parker, Karl Ove Knausgaard, Elin Hilderbrand, Thomas Chatterton Williams, Roxane Gay, Marlon James, Sarah MacLean, Min Jin Lee, Jonathan Lethem e Jenna Bush Hager, per citarne solo alcuni. Jonathan Lethem ha votato per un libro che mi piace moltissimo, Cancellazione di Percival Everett. È del 2001. La nave di Teseo l’ha appena ripubblicato in italiano. Romanzo iconico e geniale da cui è tratto il film American Fiction.

Più di 20 anni prima che venisse trasformato in un film vincitore di un Oscar, l’abile satira letteraria di Everett immaginava un mondo in cui un romanziere e professore cerebrale di nome Thelonious “Monk” Ellison ottiene un enorme successo mainstream solo quando scrive di getto una feroce parodia del best seller Vita nel ghetto e di tutta la peggiore e stereotipata narrativa di genere sui neri. Il libro, scritto con uno pseudonimo, dovrebbe rimanere uno sfogo da tenere nel cassetto, è il concentrato di tutto ciò che lui detesta, ma quando il suo agente lo invia alle case editrici, il mondo dell’editoria impazzisce per il nuovo fenomeno letterario: al suo alter ego vengono offerti soldi, fama, successo.

Nella lista dei magnifici cento ci sono tanti libri bellissimi: La strada di Corman McCharty, L’anno del pensiero magico di Joan Didion, Gilead di Marilynne Robinson, Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro, La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead, 2666 di Roberto Bolaño, Le correzioni di Jonathan Franzen, Il tempo è un bastardo di Jennifer Egan, Middlesex di Jeffrey Eugenides, Trust di Hernan Diaz.

Al terzo posto c’è Wolf Hall è un romanzo storico di Hilary Mantel del 2009. È stato premiato con il Booker Prize e con il National Book Critics Circle Award nella sezione Narrativa. Il romanzo è il primo di una trilogia, seguito da Anna Bolena, una questione di famiglia (Bring Up the Bodies) del 2012 ed anch’esso vincitore del Booker Prize ed infine da Lo specchio e la luce. Ambientato tra il 1500 e il 1535, Wolf Hall è una biografia fittizia della rapida ascesa al potere di Thomas Cromwell, I conte di Essex nella corte di Enrico VIII d’Inghilterra.

Al secondo posto c’è Al calore di soli lontani (The Warmth of Other Suns) di Isabel Wilkerson la prima donna afroamericana a ricevere il Pulitzer. Il libro intimo, emozionante, descrive la Grande Migrazione degli afroamericani dal sud al nord e all’ovest dal 1915 al 1970, è un’opera storica  vitale e molto leggibile.

Il trionfo di Ferrante

Ma soprattutto, al primo posto, migliore libro del XXI secolo, My brilliant friend, e cioè, nella traduzione di Ann Goldstein, L’amica geniale di Elena Ferrante. (Ferrante è presente con due titoli nei primi cento: ottantesima con il quarto e ultimo volume Storia della bambina perduta, votato da Scott Turow.) Ferrante che non esiste, ma ha scritto il libro più amato dagli americani (e da noi). Una delle più grandi scrittrici di ogni tempo, secondo The New York Times Book Review.

Un Bildugsroman e l’autofiction di un’intera città, Napoli. Il primo volume di quella che sarebbe diventata l’avvincente serie di quattro romanzi napoletani. Protagoniste due ragazze cresciute in un quartiere povero e violento: la diligente e rispettosa Elena e la sua carismatica e selvaggia amica Lila, con la sua feroce intelligenza.

Da lì, giù idee su arte e politica, classe e genere, filosofia e destino. Il tutto attraverso un’attenzione dedicata all’amicizia conflittuale e competitiva tra Elena e Lila mentre crescono e diventano adulte complicate. «Leggere questo romanzo intransigente e indimenticabile è come andare in bicicletta sulla ghiaia: è ghiaioso, scivoloso e snervante, tutto allo stesso tempo.» scrive il Times.

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