Ci si può consolare della morte di Fabio Testoni, storico chitarrista e cofondatore del gruppo, riascoltando qualcosa di suo con Freak Antoni: Il suo suono è stato avanguardia vera, antiestetica, nel genere ma fuori dal genere grazie agli echi slapback alle sbavature meravigliose. Un punk ributtante, dove fastidio disagio e malessere si trasformavano in pezzi di commedia metafisica, tanto più potente e inquietante, quanto più tecnicamente stupida
Fortuna che esiste la riproducibilità tecnica. Ci si può consolare della morte di Fabio Testoni o Dandy Bestia, storico chitarrista degli Skiantos, scomparso a 72 anni, riascoltando qualcosa di suo con Freak Antoni: Carabignere blues, Sono un ribelle mamma, Fagioli, Gelati, «quando ti rullo di kartoni ti vien sempre mal di testa/io ti rullo senza sosta tu sei il primo della lista».
Le chitarre di Dandy Bestia sono avanguardia vera, antiestetiche, nel genere ma fuori dal genere grazie agli echi slapback alle sbavature meravigliose.
Qualche anno fa Iggy Pop in veste di Dj per la Bbc mise su Eptadone (da MonoTono, 1975), e per un proto-punk come Iggy era la scelta più filologica che si potesse fare. Ma in Freak Antoni e Dandy Bestia c’è di più del punk. C’è il demenziale, un genere solo italiano. Il punk è ributtante e ributtato, angosciato, e urla qualcosa di millenaristico, vedi «I am an antichrist» (da Anarchy in the Uk), o God Save the queen dei Sex Pistols.
Il demenziale, nato dalla umma bolognese degli anni ’70 risente di una tradizione italiana antichissima, nella quale fastidio disagio e malessere, personali e politici, si trasformano in pezzi oggettivi di commedia metafisica, quanto più potente e inquietante, quanto più tecnicamente stupida.

Il mondo di riferimento
Gli Skiantos sono un gruppo davvero colto, più colto dei “nemiconi” Elio e Le Storie Tese, che hanno preso tantissimo da loro e hanno rivestito quel tantissimo, da grandi turnisti milanesi, di lussuosi broccati strumentali guardando Frank Zappa. Gli Skiantos invece, se ne è sicuri, guardavano agli studenti bolognesi che fecero una manifestazione davanti alla facoltà di economia politica per togliere l’economia dalla politica (seri), a quelli che scrivevano sul muro: «Che fa un pulcino del Pci? Spio Spio».
Poi gli Skiantos guardavano al Futurismo, altra avanguardia, nell’intenzionalità profonda, così italiana. Freak Antoni era un ammiratore di Luigi Russolo, inventore del bislacco strumento nominato Intonarumori, e poi di Ettore Petrolini, e poi del manifesto Il Controdolore di Aldo Palazzeschi, che suggeriva agli studenti di fare il funerale agli insegnanti, sostituire il cadavere con pastafrolla o cioccolato, e mangiarselo. Gli Skiantos si cucinarono gli spaghetti sul palco e ne offrirono al pubblico. Si portavano, loro, gli ortaggi da tirare alla platea, con una predilezione per i carciofi, leggermente contundenti ma senza troppi danni.
Il potere della lingua smacherato
Gli Skiantos sono continuatori, nientemeno, che del filo di pazzia fredda, di sberleffo anti-empatico che percorre la cultura italiana da secoli, dall’”italicum acetum” dell’antico Lazio a Dante da Maiano che risponde alla Vita Nova dell’Alighieri suggerendogli «che lavi la tua coglia largamente». E Burchiello e i suoi sonetti senza senso (“Cacio stillato et olio pagonazzo»), e le maschere fisse e in fondo leggermente spaventose della commedia dell’arte. E i Carnevali.
Ecco, il Carnevale. I demenziali Skiantos sono carnevaleschi, rovesciano ruoli, fatti, lingua, sono trickster che spostano il velo del linguaggio e ne rivelano in modo contingente gli inganni necessari. Freak Antoni canta: «Calpesta il paralitico/Molesta il paraplegico/Danneggia lo psicotico/Travolgi il catatonico» e nessuno si offende.
Perché tutti sentono, percepiscono, che la loro ferocia verbale non serve ad affermare, ma a smascherare il potere della lingua, a sbarazzarsi del carattere definitorio, a demistificare la corrispondenza tra parola e cosa. E questo potrebbe definirsi, in senso vero, politicamente scorretto. Sull’altro versante abbiamo Donald Trump che ribattezza il Golfo del Messico Golfo D’America, propagandando una piatta corrispondenza tra potere e linguaggio.
Dunque per salutare Dandy Bestia è bello farsi una riascoltata generale degli Skiantos, non solo per scoprire che «i gelati sono buoni/ ma costano milioni» (in realtà si parla di eroina), ma anche per conservare un quantum di distacco ironico/carnevalesco che in tempi come questo serve. Eccome se serve.
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