Dopo il successo di “Sesso e samba”, la regina delle contaminazioni torna all’Ariston per dare voce all’indecisione che accompagna tante storie d’amore
La samba scorre nelle vene di Gaia Gozzi da parte paterna. Questa contaminazione brasiliana con le sonorità più italiane le ha permesso di avere un certo successo fin dalla sua partecipazione ad Amici. Ma quest’estate – quando alla “follia sudamericana” ha unito i cliché di Tony Effe – ha raggiunto inedite vette di contaminazione. Capitava di sentirla cantare nelle radio dei supermercati, nei palchi dei festival estivi e poi nella filodiffusione in attesa della metro.
Dunque, la sua partecipazione nasce ovviamente dalla hit “Sesso e samba”, non esattamente un capolavoro della musica, ma non è questo il punto. Il fatto è che Sanremo negli ultimi anni ha cercato di non essere più un pianeta distante da quello che invade le classifiche. Amadeus ha costruito i suoi festival ragionando per nicchie di pubblico (e in questo caso stiamo parlando di una nicchia notevole per numeri). Carlo Conti ha seguito l’esempio.
Ed ecco dunque spiegato perché Gaia torna al festival ora, quattro anni dopo la partecipazione nel 2021, con un’attenzione decisamente maggiore. Ai tempi arrivava con la benedizione di due talent show (fatto abbastanza raro): il secondo posto a X Factor (nel 2016) e la vittoria ad Amici (nel 2020).
Ora ha anche la benedizione della prima posizione in classifica Fimi: non ha vinto ancora il festival e forse non lo vincerà mai, ma qualche mese fa ha vinto la gara dei tormentoni. E forse vale altrettanto.
Chega e Cuore amaro
C’è dunque grande curiosità per capire quali strade deciderà di percorrere, portando un po’ di Sudamerica nel tempio della musica italiana. Lo aveva già fatto ad Amici cantando in portoghese (a Sanremo ovviamente non lo potrà fare): Chega è forse ancora la sua canzone più famosa.
Nel 2021, Cuore amaro – la canzone portata al festival – aveva sonorità gitane e la stessa vocazione per rimanere impressa nella mente. Il talento di Gaia sembra essere quello di farti sentire in viaggio, ogni volta che si ascolta una sua canzone.
Una somma di contrasti
Intanto il giudizio della critica per la sua “Chiamo io chiami tu” è stato abbastanza severo, alla vigilia: in media, i giornalisti le hanno dato a stento la sufficienza. La canzone parla del limbo che si può vivere in una storia d’amore.
«A volte, presi dalle nostre insicurezze, evitiamo di agire, di alzare quella cornetta e di chiamare», ha spiegato Gaia in un’intervista alla Rai. «È una canzone leggera ma tormentata; movimentata ma emotiva: è una somma di contrasti».
E a pensarci bene questa stessa definizione – la “somma di contrasti” – è perfetta per descrivere Gaia, fuori e dentro Sanremo.
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