Non più tardi di un anno fa, sempre su queste pagine ormai riservate ai più ridicoli patemi che costellano la mia esistenza, riflettevo sul mio livello di maturità alla luce del fatto che ero arrivata a 31 anni senza mai pagare una bolletta del telefono. Ora, a 32, mi ritrovo nell’incresciosa posizione di avere sempre l’utenza telefonica a carico di MioPadre Srl., ma nel frattempo mi appresto a mettere al mondo una creatura, un’operazione di discreta complessità che prevede, in linea di principio, il coinvolgimento di almeno un adulto responsabile.

E invece ho scoperto che pure l’uomo di 35 anni con cui ho avviato quest’impresa ha il telefono intestato a SuaMadre SpA. È forse questo il ciclo della vita? Non pagare nessun pacchetto dati fino a quando il piccolo umano che hai generato non ti chiederà di comprargli il cellulare? Siamo tutti incastrati in un circolo vizioso di addebiti fine pena mai e pacchetti famiglia sottoscritti nel secolo scorso? O siamo solo degli adulti menomati?

Tuttavia conosco anche diverse persone che il telefono se lo pagano da sole, ed è anche per questo che un anno fa sostenevo che l’età adulta sia uno spettro a cui tutti prendiamo parte con diversi gradi di serietà. Spettro in senso di gamma prismatica, ma forse anche di fantasma, che incombe sulle fragili personalità dei millennial, impegnati a ritardare la crescita il più a lungo possibile e fomentati solo dall’inno di una generazione: Farò di te un uomo, dalla colonna sonora di Mulan.

Un manuale

Ci ha pensato Giorgia Fumo a codificare con grande precisione una teoria dell’adultezza ai giorni nostri, in un libro molto divertente, uscito da poco per HarperCollins, che si chiama Ingegneria della vita adulta. Manuale pratico per farcela a farcela (ne potete leggere un pezzo anche sul numero di Finzioni di questo mese).

Fumo è una comica brava, quindi che il suo libro faccia ridere non sorprende assolutamente nessuno (anche se non tutte le persone che fanno ridere su un palco sanno essere ugualmente spiritose sulla carta), ma l’autrice fa un doppio carpiato e oltre al talento di donna simpatica recupera i suoi studi di ingegneria per spiegare al pubblico, con tanto di grafici a campana che il mio cervellino umanistico fatica ad assimilare, a che punto stiamo esattamente di quel famoso spettro.

«Il concetto di Adulto è cambiato nel corso del secolo scorso, perché quando i giovani hanno smesso di essere falciati da leve obbligatorie, parti podalici e infezioni nosocomiali si è posto il problema di cosa farsene di queste persone abbastanza integre da essere considerate tutto sommato nonanziane, ma fornite di una dotazione di collagene insufficiente per essere considerate “fresche”.

Gli anni Cinquanta del Novecento hanno visto l’invenzione dei teenager, gli anni Sessanta sono stati dominati dagli studenti universitari, i Settanta sono stati attribuiti d’ufficio ai ventenni e da lì in poi l’immaginario collettivo si è incagliato come un’aringa sui venticinque-trentenni: che fossero uomini e donne in carriera, o affettuosi genitori anni Novanta che possono portare una famiglia numerosa a Parigi a festeggiare il Natale, o i promiscui bagnini di Baywatch, noi avevamo ben chiaro chi fossero gli Adulti», scrive Fumo, evocando le vacanze – oltre che la notevole magione – della famiglia McCallister in Mamma ho perso l’aereo.

Il manuale è articolato come un vero e proprio libro di testo e ogni capitolo affronta uno specifico campo di interesse con piglio apparentemente accademico e una gran quantità di note: Fondamenti di adultezza, Manutenzione dell’adulto, Impianti di relazioni umane, Scienza delle costruzioni relazionali, Istituzioni di procacciamento del reddito, Estimo del tempo libero.

Solo che a differenza dei manuali su cui studiava Fumo all’università qui si ride parecchio, e ci si imbatte anche in svariati momenti di saggezza estrema sulla nostra generazione, sul mondo in cui viviamo, sulla disparità di genere, sul tempo che passa. «Amo noi!» vorresti urlare mentre lo leggi, constatando che l’autrice ha ragione praticamente su tutto.

Analisi seria di una realtà poco seria

Fumo però non pontifica (nel grafico delle età, essendo nata nel 1986, non è ancora arrivata alla curva del Vecchiodimmerda), ed è per questo che ci sta simpatica. A differenza di quello che si potrebbe pensare prendendo in mano un manuale, lei non ci tiene a spiegarci la vita, quanto ad analizzare con gli strumenti seri della sua formazione la realtà per niente seria che ci circonda.

Quanti danni ha fatto Lorelai Gilmore? Perché le sorelle Bennet non avevano bisogno di Marie Kondo? Chi è il procione nella coppia? Come si fa a sembrare ricchi da malati? A che punto stiamo della Ruota del Rosicamento? Come fare amicizia dopo i 30 anni? Queste e molte altre domande esistenziali trovano qui risposte tanto paradossali quanto accurate, almeno per una millennial come me che si è svitata la testa a furia di annuire, pagina dopo pagina.

Se poi chi legge avesse ancora dei dubbi sul proprio status nella scala dell’adultezza, Fumo ha prodotto un utile test con cui possiamo raccapezzarci: «Per gli scopi di questo manuale, se lo stai leggendo è molto probabile che tu sia appena diventato un Adulto, o che tu lo sia da un po’, o che tu abbia il sospetto di esserlo. Il lettore è caldamente invitato a svolgere il test in un luogo silenzioso, al riparo da luce e fonti di calore. Il bagno dell’ufficio va benissimo.»

Anche per chi come me ha deciso di riprodursi – e si interroga su questa scelta ogni giorno – ci sono utili spunti di riflessione. C’è un pratico grafico che incrocia il desiderio di genitorialità con le competenze relative all’infanzia, e preferisco non pensare a dove mi colloco io, che da cinque mesi mi faccio sorprendere su Uppa.it da qualsiasi fatto che riguardi i neonati. Per fortuna ho passato il test d’ingresso al corso di Ingegneria della Vita Adulta. Non so se posso considerarmi laureata, ma almeno sono sulla strada giusta. Lo dice anche MioPadre Srl.


Ingegneria della vita adulta. Manuale vago per farcela a farcela (HarperCollins 2024) è un libro della comica Giorgia Fumo

© Riproduzione riservata