Mantra che sentiamo ripetere ad ogni inizio anno scolastico: «mancano gli insegnanti di sostegno», «sono state ridotte le ore», «non ci sono insegnanti specializzati», «arrivano sul sostegno persone non solo senza specializzazione, ma addirittura senza alcuna esperienza di scuola», «i corsi di specializzazione delle università non sfornano abbastanza specializzati», «gli specializzati non sono abbastanza formati», «gli educatori delle cooperative finanziate dagli enti locali sono pochi e i comuni risparmiano su queste voci di spesa»…

Il “doppio schiaffo”

Ogni anno la storia si ripete uguale, quest’anno forse peggio degli anni precedenti. E il governo che fa? Si inventa la mossa del “doppio schiaffo”: prima sberla data alle università, dicendo con la legge 106 che la specializzazione “ristretta” a 30 Cfu (la metà di quelli dei corsi ordinari) la potrà fare l’INDIRE (nel frattempo commissariato, in omaggio allo spoils system…) e tutto il variegato mondo delle università telematiche, dato che sarà online, e potrà beneficiarne chi ha tre anni di servizio. Chi poi ha fatto la “specializzazione” sull’inclusione all’estero (dove non esiste) potrà sanare il contenzioso sul riconoscimento di questi titoli con un analogo corso “ristretto”.

La seconda sberla, politicamente pericolosa, il governo l’ha data alle decine di migliaia di insegnanti che, dopo aver superato prove di ammissione e pagato laute tasse, si ritrovano in un corso lungo il doppio dei colleghi del percorso “ristretto”.

C’è da dire che questi secondi “schiaffeggiati” si sono ribellati e vanno in piazza, mentre le Università “schiaffeggiate”, archiviata l’indignazione, stanno pensando a come partecipare alla spartizione dei candidati ai corsi “ristretti” online (dati i tagli ai fondi bisognerà pur fare cassa in qualche modo…).

Il piano inclinato

Ma queste sono cose note, vorrei invece immaginare che il governo avesse una bacchetta magica e specializzasse tutti gli insegnanti di sostegno, anzi qualcuno in più dato che molti passano sull’insegnamento curricolare o vanno in pensione. Diciamo 270mila specializzati, subito operativi!

Ma immaginiamo pure che la bacchetta magica vada oltre, realizzando la “copertura totale” con il sostegno delle ore di presenza a scuola dell’alunno/a con disabilità. Non ci sarebbero più famiglie che fanno ricorsi al Tar (vincendoli) per la scarsità di ore, non ci sarebbero più insegnanti curricolari preoccupati di avere in classe l’alunno/a con disabilità da soli senza il collega di sostegno (da invitare magari ad uscire con il “suo” alunno/a). Con questa bacchettata magica il governo si risparmierebbe la fatica di Sisifo che fa ogni inizio d’anno…

Queste iperboliche e folli soluzioni non farebbero altro che rinsaldare la struttura distorsiva che è alla base della crisi irreversibile del sostegno e cioè che ad un alunno “speciale” debba corrispondere un insegnante altrettanto “speciale”, un binomio indissolubile, figlio di una cultura medico-individuale delle disabilità ben lontana dall’essere superata, perfino in un paese che ha visto don Milani e Basaglia, purtroppo oggi così lontani.

Realizzassimo magicamente la “copertura totale” si creerebbero (peggiorerebbero) la deresponsabilizzazione degli insegnanti “normali”, l’impoverimento della loro professionalità, la delega esclusiva al sostegno, il consolidamento di una cultura “speciale-speciale”, forme di specialismo che aprirebbero le strade a soluzioni “speciali” separate, per non parlare dell’immagine che si farebbero i compagni/e di classe nel vedere il loro compagno/a con disabilità sempre sotto stretta tutela di personale “speciale”…

Sono convinto che, in questo piano inclinato scivoloso verso l’autoritarismo, qualcuno sarebbe però pronto a sostenere tali separazioni.

© Riproduzione riservata