Nei fumetti non si muore mai. Lo diceva Stan Lee con tanta, e disarmante, semplicità. Per lui «l'aldilà ha le porte girevoli», sono parole spese a proposito del suo universo Marvel. E neanche si invecchia veramente, è bene sottolineare. I supereroi, i supercattivi, le saghe, le icone: è tutto un eterno ritorno. Nei videogiochi è la stessa storia. Invece nei film cambiano un po' le carte in tavola.

Se è vero che anche qui tutto torna a bussare alla porta, è altresì vero che, come la fotografia, il cinema insegue questa sua innata e spasmodica necessità di rubare un momento, e di conservarlo per il futuro. Ma i soggetti purtroppo invecchiano. E sì, è commovente vedere sullo schermo della sala un Harrison Ford 80enne che ancora regge botta, salta carrozze sotto una pioggia di proiettili, schiocca la frusta, si calza il fedora sulla testa e punta l'indice contro tutti.

È bello, nostalgico, perché ricorda che Indiana Jones ne ha passate tante per arrivare al Quadrante del destino, ovvero il quinto capitolo della saga uscito giusto nel 2023.

EPA

Ma il vero tesoro di quel tanto criticato ritorno è un altro, cioè la scoperta di un potere tanto evidente quanto cerca di rendersi invisibile. Un potere che, come una pietra filosofale, rende eterni giovani, ma con la faccia in computer grafica. Nei primi minuti di quel film, ambientati durante la seconda guerra mondiale, Indiana Jones è di nuovo giovane, e lo è – di riflesso – anche Harrison Ford.

Miracolo di tecnologia, si potrebbe dire. Ma c'è l'inghippo: quelle scene – forse per contesto, continuità e magia svelata – sono stranianti, lasciano una sensazione di amaro che è difficile da buttare giù per tutto il resto del film. Perché in qualche modo si vedeva che era un effetto ben realizzato ma posticcio rispetto alla "realtà" del set.

Si tratta di una sorta di tecnologia deepfake, già utilizzata nei blockbuster per riportare in vita Carrie Fisher, la principessa Leia di Star Wars, in Rogue One. Ma un trucco di magia non si guarda più nello stesso modo quando si conosce, si può rimanere certo a osservare l'effetto che ha sugli altri, ma è ben diverso. Non meglio, né peggio. Diverso.

Stando così le cose, Indiana Jones doveva compiere un ultimo salto dal cinema "live action" – dove il tempo è sovrano è non c'è Santo Graal che possa salvare la situazione – verso nuovi orizzonti, percorsi che, in realtà, aveva già seguito per tutti gli anni Novanta e primi Duemila, ma che si sono bruscamente interrotti quindici anni fa, quando la tecnologia stava facendo passi da gigante ma mostrava ancora il fianco a un hardware limitato.

L’Antico Cerchio

Con Indiana Jones e l'Antico cerchio, però, tutto sembra aver trovato un suo ordine: l'archeologo torna finalmente nel mondo dei videogiochi e qui lascia tutti senza parole. Indy è di nuovo giovane, anche se computerizzato, come tutto ciò che gli sta attorno, da Roma a Giza, passando per la Thailandia. Tutto è finto, e ricostruito in digitale dal team svedese di Machine Games, che sui videogiochi dove si picchiano nazisti e fascisti è sempre in prima linea, vedi alla voce Wolfenstein.

Questa nuova avventura è una ventata di aria fresca, Indy viaggia in ogni angolo del globo per recuperare i pezzi di un antico cerchio di pietre dai poteri sconosciuti, con l'intento di sottrarlo dalle mani di Emmerich Voss, l'esperto dell'occulto del Reich. Si scontra con le camicie nere al Vaticano, con i nazisti sotto le piramidi, sull'Himalaya, nella giungla del Siam, ovunque. Una lotta antifascista al suono di «dovrebbe stare in un museo».

Ed è in questo multiverso di videogiochi ed eterni giovani virtuali che succede anche qualcosa di incredibile: la nuova "fiamma" di Indiana Jones è una giornalista investigativa italiana, che sta seguendo le tracce di Voss per cercare sua sorella, rapita dal Reich per le sue conoscenze sulle lingue antiche. Si chiama Ginetta Lombardi, ed è stata immaginata – e interpretata – dall'attrice italiana Alessandra Mastronardi. In Italia è Eva dei Cesaroni, per il mondo è Gina di Indiana Jones.

ANSA

Tralasciando il fatto che il franchise di Indiana Jones e i Cesaroni hanno quindi un elemento in comune di nome Mastronardi, pare evidente che solo in un videogioco dove nessuno invecchia veramente è possibile vedere il personaggio di Harrison Ford (doppiato però dal Joel di The Last of Us Troy Baker) con quello di un'attrice nata nel 1986, due anni dopo Il tempio maledetto e tre anni prima dell'Ultima crociata. Nel reame virtuale è la prassi, non stranisce. In qualche modo, però, continua sempre a stupire per potenzialità. E sorprende a tal punto da poterlo chiamare miracolo.

© Riproduzione riservata