Ulrich Nielsen, ex ragazzo irrequieto, oggi è un buon padre, ama i suoi figli, lavora per la comunità. Però tradisce la moglie con Hannah. Cioè esce la mattina a comprare i croissant per tutta la famiglia, ma prima passa un attimo da Hannah per del sesso veloce. Hannah gli dice «ti amo», lui risponde «sei bella», poi torna a casa e dice alla moglie: «Scusa, ho fatto tardi, c'era la fila dal panettiere».

Nel corso della sua vita accadranno molte cose, Ulrich viaggerà nel tempo, soffrirà moltissimo, ne uscirà quasi polverizzato. Non solo, come gli altri personaggi di questa vicenda (che è un thriller di fantascienza) a un certo punto sarà parte di un universo parallelo dove ogni cosa – dalle relazioni, alle disgrazie, al colore dei capelli – sarà un po' diversa. Ma non importa. Anche nell'universo parallelo Ulrich tradirà la moglie e userà la scusa della fila dal panettiere. I suoi punti fermi.

Ulrich è un personaggio della serie televisiva Dark, uscita alcuni anni fa su Netflix. La serie è presente nella mia memoria, anche perché l’ho vista ai tempi della pandemia, e fu un buon modo per evadere.

La guardavo la sera, mi immergevo in questo mondo inquietante e un po’ caotico dal punto di vista della trama, capivo e non capivo quello che accadeva, soprattutto mi piaceva questo paesino tedesco nella foresta, un idillio dietro il quale si nascondeva una forza non umana capace di assorbire e deformare la vita e il tempo.

La fuga dalla realtà

Ho ripensato a Dark per caso, vedendo un mio ricordo Facebook che ne parlava. Ho ripensato a Ulrich, padre esemplare e traditore della moglie, un uomo che attraversa realtà parallele, ma in ogni scenario appunto tradisce e usa la scusa del panettiere. Gli esseri umani, al di fuori della fantascienza, sono intrappolati in un’unica realtà, e il tradimento (di qualsiasi tipo) è un diversivo. Ulrich invece non è intrappolato, si muove suo malgrado fra le realtà, e il tradimento è un elemento fisso. Un’analisi di Ulrich ci porta a osservare alcuni elementi di economia della fuga dalla realtà.

Questo personaggio, oltre a mostrare i noti conflitti fra desiderio e senso di responsabilità, richiama una questione affine, ma diversa, ovvero la questione della natura umana “economicamente” divisa fra il mito della prudenza degli investimenti esistenziali di lungo termine (sposarsi e non tradire) e il desiderio di rischio e speculazione (sposarsi e tradire).

Ulrich porta avanti la sua speculazione, pur consapevole dei rischi che corre (essere beccato). E sembra davvero, a tratti, vivere due vite. Non riusciamo a mettere in dubbio l’amore che prova per la sua famiglia, al tempo stesso non mettiamo in dubbio il suo interesse per l’amante. Ulrich usa l’escamotage del panettiere (fa un po’ ridere, lo so, questo panettiere), usa un meccanismo per conciliare le due vite in conflitto. Un perno dall’aspetto fragile, eppure si ha l’illusione che funzioni.

Due strategie

Moralisticamente siamo portati a considerare l’investimento di lungo termine superiore rispetto alla speculazione, perché c’è qualcosa che rassicura nell’idea di costruire, e di costruire solidamente (nella favola dei tre porcellini conviene costruire la casa di mattoni, e non di materiali effimeri, se si vuole sopravvivere agli attacchi del lupo). La fedeltà sembra fatta di un materiale superiore, il tradimento prima o poi vola via come un tetto di paglia.

Eppure può essere più o meno fallimentare sia la strategia del lungo termine, sia la strategia della speculazione. In entrambi i casi c’è l’illusione del controllo, dell’intuizione e della volontà. Nei mercati si osserva bene. Le persone tendono a sentirsi superiori rispetto alla media, quando si tratta della propria capacità di valutare gli investimenti e anche l’esistenza. Pensano di avere talento nello scegliere cosa sia meglio. Dimenticano che in realtà il mercato (o qualsiasi altra entità caotica) difficilmente può essere battuto. Lungo termine o speculazione sono solo due strategie. Nessuna delle due garantisce la nostra superiore intelligenza e dunque il successo. La felicità.

In Dark si osserva quanto le nostre vite si collochino al di là della nostra possibilità di controllo. L’ambientazione via via si fa minacciosa, la presenza di una centrale nucleare diventa un personaggio a sé stante, capace di stravolgere il tempo e dunque la base del senso. Tutto si sgretola per poi ricomporsi. Ulrich forse riesce a gestire la moglie e l’amante, ma non riuscirà a governare le forze di quel mercato indecifrabile in cui si trova immerso. La vita, le vite.

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