Appena uscito il libro di Paolo Valentino sull’Europa ha scatenato una feroce polemica a sinistra tra Pd e M5s, segno di come l’Ue sia diventata essenziale nella vita politica dei 27 stati.

A scatenare le proteste sono state le parole del commissario europeo all’economia, Paolo Gentiloni, contenute nel nuovo libro di Valentino, Nelle vene di Bruxelles secondo le quali non ci furono trattative e fu un semplice algoritmo a decidere la divisione degli aiuti europei post Covid ai vari paesi.

Frasi che hanno scatenato la dura reazione del leader del M5s, Giuseppe Conte, che in una intervista al Corriere della Sera ha smentito tutta la ricostruzione di Gentiloni sulla nascita del Pnrr contenuta nel libro sull’Europa di Valentino pubblicato in questi giorni da Solferino.

Conte rivendica il merito politico suo (e non dell’algoritmo) di aver ottenuto il primo piano di sviluppo fatto a debito comune dell’Ue. Speriamo dunque, come paese maggiormente beneficiario, di non deludere le aspettative perché altrimenti sarebbe l’unica e ultima volta degli eurobond.

I miracoli europei

Ho incrociato Paolo Valentino molte volte nel corso della mia attività di inviato: a Mosca, dove conosceva tutto e tutti, persino dove si trovava la casa di Michail Bulgakov, l’autore di Maestro e Margherita; a Vienna dove dalle stanze del palazzo dell’Hofburg, la residenza degli Asburgo, seguimmo le elezioni presidenziali che condussero alla doppia vittoria seppur risicata nel giro di un mese di Alexander Van der Bellen, figlio di rifugiati politici ed esponente dei Verdi che si batteva contro Norbert Hofer, candidato di estrema destra del Partito della Libertà, la formazione un tempo di Jorg Haider e, naturalmente, a Bruxelles, la città del suo ultimo libro di cui conosce storie e segreti.

Un professionista a tutto tondo, capace grazie alle sue doti professionali di diventare l’unico giornalista vivente ad aver intervistato di persona sia il presidente americano Barack Obama sia quello russo ancora in carica, Vladimir Putin. E ora, come ha fatto Politico – il sito di informazione di enorme successo che tutti noi compulsiamo per capire cosa accade a Bruxelles, grazie a una fortunata formula composta da un terzo di giornale tabloid, un terzo da articoli di qualità adatti al New York Times e un terzo di notizie da agenzie – cerca di spiegare, senza annoiare, l’Europa, e la sua capitale, Bruxelles.

La capitale delle mediazioni

Ovviamente Nelle vene di Bruxelles. Storie e segreti della capitale d’Europa è una guida alla città del compromesso, delle negoziazioni infinite e maratone notturne al palazzo Justus Lipsius, la sede principale del Consiglio dell’Ue, davanti al Palazzo Barlaymont, la sede della commissione denominato anche Berlaymonstre, incarnazione di una pesante macchina amministrativa nel quartiere europeo di Bruxelles dove si trova il Rond-Point Schuman, cuore pulsante delle istituzioni comunitarie a Bruxelles.

Un baedeker per capire quell’ircocervo che è la costruzione europea, dove a comandare e ad avere l’ultima parola sono gli Stati nel Consiglio, a governare la Commissione e a controllare un Parlamento. Un’Unione terreno di scontro tra visione intergovernativa (quella che ha vinto negli ultimi decenni, un’Europa dei sovranisti) e visione federale (che vuole gli Stati Uniti d’Europa per tappe e rafforza il progetto nelle crisi) che non ha ancora una politica estera comune, ma ha già un servizio diplomatico molto esteso, che però non ha né un esercito né una difesa comune.

Un punto cruciale oggi, dopo il conflitto in Ucraina quello della difesa comune che il trentino Alcide De Gasperi tentò di far passare fin dall’inizio dell’avventura europea, ma che venne bocciato nel 1954 dall’Assemblea nazionale francese. Passo falso clamoroso di una Grandeur transalpina che oggi non c’è più.

Secondo Valentino, Bruxelles è già così un miracolo che riesca a funzionare. Spesso additata dai politici nazionali come la causa delle sventure, mai ritenuta la causa delle soluzioni. Una costruzione bizantina che pochi riescono a padroneggiare veramente.

Un miracolo che consiste nel fatto che a pochi chilometri da Waterloo, dove nel 1815 la coalizione guidata da Wellington mise fine alle ambizioni egemoniche di Napoleone, una miriade di donne e uomini dà vita ogni giorno a una rappresentazione pacifica in continuo aggiornamento, che fa i conti con ventisette politiche nazionali e un quadro internazionale sempre più instabile e mutevole: «Il vero miracolo a ben pensarci è che , con un sistema come questo, si sia riusciti a vivere in pace pe settant’anni, a prosperare e a diventare l’aggregato più libero e benestante di tutto il pianeta». Funzionari che costruiscono il futuro mettendo insieme le esigenze di 27 paesi diversi, regolamentando il più grande mercato unico del pianeta, con la seconda moneta più usata dopo il dollaro e garantendo la pace tra i 27 membri. Non è poco di questi tempi.

E non a caso il libro comincia proprio con il racconto di una vicenda accaduta al professor belga, Hendrik Vos, coinvolto in un drammatico incidente automobilistico mentre in quel periodo lavorava soprattutto a un podcast su Robert Schuman, uno dei padri fondatori dell’Unione europea insieme a Jean Monnet, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi. Al momento dell’incidente sul sedile posteriore dell’auto, dentro lo zainetto di Vos, c’era una copia di Pour l’Europe, il libro nel quale Schuman delineò la sua visione europea e mise le basi per la Comunità del carbone e dell’acciaio.

Lo studioso belga, coinvolto nell’incidente, ne uscì miracolosamente indenne fra lo stupore dei primi soccorritori e dei medici ortopedici che lo visitarono successivamente. Il fatto è che il docente stava dedicandosi al processo di canonizzazione di Schuman nel 1990 in Vaticano e aveva visitato la settimana prima la tomba di Schuman.

Ora anche il Vaticano sta indagando sull’incidente per verificare se ci sia stato un miracolo, passo necessario affinché Schuman, che ora è un venerabile della chiesa cattolica, possa diventare beato.

Gli aneddoti del testimone diretto

Poi ci sono gli episodi gustosi del dietro le quinte come quella raccontata dal presidente della Commissione, Jacques Delors, a Valentino di come «costrinse» Thatcher a togliere il veto sull’Erasmus, minacciando di dire in conferenza stampa che la Lady di ferro si opponeva ai programmi di scambio fra gli studenti europei.

O quella di Melina Merkouri, ministra della Cultura greca, che si produsse in un conturbante e vorticoso sirtaki in una taverna di Atene davanti al premier socialista Andreas Papandreou e alla fine si inginocchia davanti a lui baciandogli le mani. Una scena da satrapia orientale oggi impensabile. Il quadretto di una “Milano da bere” di Gianni De Michelis, roboante ministro delle Partecipazioni Statali, che in un incontro con la stampa dice che non accetterà mai e poi mai di chiudere gli altoforni dei centri siderurgici di Taranto e Bagnoli anche a costo di cambiare il trattato Ceca.

E alla domanda diretta di Ugo Piccione, corrispondente all’epoca del Sole 24 ore, se ha le palle per farlo, allarga le gambe, e incurante della presenza di colleghe, si porta le mani alla patta e dice: «Iron Resistant Balls». Naturalmente il Tratto Ceca non venne mai cambiato. E il ritratto di Simone Veil, prima presidente del Parlamento, figura immensa di liberale francese, di famiglia ebraica, che portava sul braccio ancora tatuato il numero dei deportati ad Auschwitz e che si valeva di un collaboratore siciliano come Enrico Vinci, il principe dei funzionari parlamentari.

La scelta della “capitale”

Anche l’Italia ai tempi aveva fatto circolare i nomi di Milano, Torino, Varese e Stresa per la sede permanente delle istituzioni europee, ma senza troppa convinzione e così Bruxelles diventò sede della comunità economica europea abbastanza casualmente per ordine alfabetico che diceva che la presidenza a rotazione spettava al Belgio a doverla esercitare, prima di Francia e Germania.

Così nel 1957 i primi rappresentanti della Commissione e del Consiglio si riunirono a Bruxelles in sedi di emergenza, senza carte né penne che vennero comprate al momento in cartoleria, per non andarsene mai più secondo la regola aurea che non c’è niente di più duraturo delle cose provvisorie.


Nelle vene di Bruxelles: Storie e segreti della capitale d’Europa (Solferino 2024, pp. 198, euro 17,50) è un libro di Paolo Valentino

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